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Racconto n° 3019
Autore: Matilde S. Altri racconti di Matilde S.
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Storia di Provincia
Un paese del sud, un paese dove la terra è rossa e ricoperta da ulivi.
Dove le persone vivono con un ritmo ancora umano.
Dove il passato ghermisce con artigli gelosi il futuro.
Tradizioni e valori ancora intrisi nella carne dei suoi figli.
E il sangue degli uomini è caldo come il sole che d'estate si abbatte sulla loro testa.

Puglia - Anno 1987

Stefano è un ragazzino di quattordici anni con occhi vividi che scrutano curiosi il mondo. Lunghi capelli scuri e il volto illuminato da un sorriso sbarazzino. Mille sogni nella testa e quella fretta di crescere tipica dell'adolescenza.
Marina ha tredici anni. Folti capelli biondo scuro ed un visetto impertinente illuminato da due occhi verde mare. Un corpo ancora acerbo che sente nascere i primi desideri di donna.

Il primo amore.

Nasce con uno sguardo.
Cresce con ammiccamenti e piccoli dispetti.
In un piovoso pomeriggio primaverile, corrono mano nella mano al riparo sotto una tettoia.
Ridendo si abbracciano per scaldarsi. Lui le asciuga il viso con una carezza, sfiorando le morbide labbra. Lei lecca il dito sorridendo. Il rombo del tuono accompagna il loro primo bacio.
Lingue timide che diventano audaci. Stefano percorre con le mani il profilo del corpo di Marina.
Assaporano assieme la meraviglia dei primi brividi.
Il tempo si disperde mentre le loro bocche non riescono a staccarsi.

Poesia di sospiri.

Una sera d'estate. Una festa in spiaggia. Musica e risate attorno ad un fuoco. Il suono della chitarra. Tanta voglia di toccarsi.
Rivedo le loro mani, il modo incerto di accarezzarsi, il desiderio che bagna per la prima volta i loro sessi, il primo orgasmo raccolto sulle dita.
Guardando le stelle conoscono l'estasi.
Poesia di purezza infinita.
Troppo giovani per spingersi oltre a tocchi fugaci e baci incandescenti.
Ma già adulti nel desiderio.
Lei, piccola Lolita nell'anima, lo stuzzica e lo fa impazzire dal desiderio. Ma poi lo frena. Perché una brava ragazza certe cose non le fa...
La loro storia finisce col finire dell'estate. Fuoco troppo breve, ma struggente.
Il ricordo di quei primi baci resta dolcissimo in entrambi.

Puglia – Anno 1997

La vita allontana e riavvicina con apparente casualità.
Ad una festa a casa di amici Stefano e Marina si ritrovano. Entrambi fidanzati. Le loro vite hanno percorso strade diverse. Lui è diventato un uomo. Marina si è fatta donna. Ma ha ancora quegli occhi birichini dove la malizia fa capolino.
Cominciano ad uscire nella stessa comitiva. L'amicizia si rinsalda. Ma fra loro vi è una strana vibrazione. Quel desiderio dovuto forse ad una storia nata troppo presto e non completamente vissuta. Stefano a volte cattura negli occhi verdi un messaggio caldo che gli fa tendere i muscoli del ventre.

Prima telefonata.

- Stefano sono rimasta senza sigarette. Me ne porteresti una? –
Una scusa banale. Ma la voce di Marina è come una calamita che lo attrae.

A casa di lei.

Seduti sul divano fumano e ricordano.
Lei si appoggia col corpo al suo fianco. Il suo profumo fresco è inebriante.
- Sai Stefano, ora non mi vergogno più a mostrare il seno –
La frase lo porta indietro negli anni, quando lui cercava di svestirla e lei rossa in viso si nascondeva ai suoi occhi.
Ridendo la provoca – Vediamo Marina, alza la maglia -
Lei prende con le mani il bordo del maglioncino e se lo sfila dalla testa. Poi si mette in piedi davanti a lui. Le mani vanno dietro a slacciare il reggiseno.
Volta il viso di lato per non guardarlo negli occhi mentre lascia cadere l'indumento a terra.
Il seno è bellissimo. Alto e sodo.
Freschezza di pelle diafana.
L'aureola è grande e chiara con al centro orgogliosamente irti due capezzoli scuri che guardano verso l'alto.
La voce esce roca nella richiesta mentre le mani si avvicinano: - Posso toccarli? – il sì di lei è appena un sussurro.
Scivolano sul divano, perdendosi in baci e carezze.
Quando la mano di Marina scivola sui jeans Stefano la ferma.
Un bacio ancora e poi si alza:
– No Marina, fermiamoci qui – se ne va chiudendo piano la porta senza voltarsi.
Fa le scale quasi di corsa, dandosi dello stupido per essersi fermato.
Il pulsare della sua voglia è sordo dolore stretto dai jeans.

Seconda telefonata.

- Stefano ho bisogno di parlarti. Vieni da me? –
Dovrebbe dirle di no. Dovrebbe starle lontano. Ma sono cinque giorni che non fa altro che pensarla.
Lei ha un viso serio quando apre la porta. Si siedono sulle poltrone, abbastanza distanti da non cadere nella tentazione. Ma gli sguardi accarezzano e baciano. Il silenzio fra loro è imbarazzato e carico di desiderio. Le parole di Marina sono inaspettate e sconvolgenti:
- Stefano vuoi sverginarmi? –
La voce è bassa e velata di vergogna, ma gli occhi sono serissimi e decisi.

Attimi di silenzio attonito.

Stefano è sbalordito. La guarda cercando di capire se scherza, ma gli occhi di lei velati di pianto e il suo rossore frenano le parole dure che sta per dire.
- Marina ma che dici? Sei fidanzata! Non devi chiederlo a me questo! -
Lei allora racconta. Ama il suo ragazzo, ma non riesce a lasciarsi andare. Ci ha provato, ma la paura la blocca.
– Stefano ti conosco da tanto! Di te mi fido! Ti prego aiutami, ti sembrerò matta, ma voglio sia tu il primo. –
Vi è una tale struggente e disperata supplica nella sua voce che Stefano non sa più che fare.
Le si avvicina e l'abbraccia. La sente tremare. I baci nascono per consolarla, ma presto diventano passione.
Lei lo ferma. - Non oggi e non qui Stefano –
Si mettono d'accordo per incontrarsi domani. Un bacio ancora e poi si salutano.

Appuntamento.

Stefano la vede. È ferma vicino ad un albero nella strada praticamente deserta. Si guarda attorno nervosamente. Le si ferma a fianco e le apre lo sportello. Lei sale velocemente. Parlano a malapena. La tensione è quasi palpabile.
- Se hai cambiato idea Marina, dimmelo. – la voce di Stefano è rassicurante come il sorriso. Lei scuote la testa.
- No, non ho cambiato idea. È quello che voglio, ma ho un po' paura. – Lui le sfiora teneramente il viso con le dita, si china e la bacia lieve sulla bocca.
Il posto è bellissimo. Una terrazza che sovrasta il mare. Parcheggiano e restano a guardare la spiaggia.
Tanti anni prima in una notte stellata hanno scoperto la loro infantile sessualità proprio su quella sabbia.

Non guardarmi.

Marina lo prega di non guardare mentre si spoglia. Lui finge di acconsentire. Ma non può privarsi di quello spettacolo. Anche se ha cercato di nasconderlo, da quando lei gli ha chiesto di possederla, lui è in uno stato di eccitazione inaudito. Segue ogni movimento sentendo il fallo crescere con vigore. La cerniera dei jeans crea una sensazione quasi di dolore.
La maglia scivola sulla testa, il reggiseno cade. La pelle brilla nella luce dell'ultimo sole. Lei si solleva per sfilare i jeans, poi lo invita a guardarla. Il piccolo slip bianco come ultima barriera.

Rapidamente anche lui si spoglia.

Nel poco spazio dell'auto lui la accoglie fra le braccia. Sfiora i suoi capelli, scende con dita leggere sul collo, rapito dai piccoli fremiti che le increspano la pelle. La lingua si immerge fra le labbra offerte succhiando il suo sapore dolce. La mano accarezza il seno, le dita strofinano e stringono i capezzoli turgidi, mentre con la bocca scende sul collo. Lei rabbrividisce ad occhi chiusi abbandonata sul suo corpo. Lui percorre il sentiero della sua pelle fino ad entrare nell'elastico delle mutandine.
Un fremito e muscoli che si irrigidiscono in lei. Dolcezza e pazienza in lui.

Il sole tramonta incendiando i due amanti con l'oro rosso della sera che giunge.

Marina guarda il suo cazzo duro e un gemito sfugge tremante:
– Com'è grosso Stefano - poi con la mano lo accarezza, lo stringe e lo sente farsi pulsante e vivo.
Lui le ferma la mano. Non è facile contenere la voglia. E non vuole essere affrettato. Prova per Marina una tenerezza protettiva.
È lei infine che glielo chiede:
– Ora ti voglio Stefano, voglio che mi penetri... ma usa un profilattico... -
Lui le spiega che non può. Non sentirebbe la sua carne, non capirebbe le contrazioni e potrebbe farle male.
– Fidati di me – poi la fa stendere e con la lingua la prepara ad accoglierlo. Fino a quando sente che è vicina all'orgasmo.

Si ferma e si pone fra le sue gambe.

Vede gli occhi farsi scuri di paura. Ma non si ferma. È il momento giusto.
Si fa strada fra le sue gambe. Si appoggia alla fessura liquida di umori e spinge.
La sente contrarsi e tremare. Si ferma e la bacia a lungo.
Poi spinge nuovamente.
È talmente stretta che sente la resistenza della carne stritolarlo.

La cappella tocca la barriera di pelle.

Si ritrae e con una spinta decisa si immerge. L'urlo di Marina è acuto. Lo beve con un bacio. Resta fermo fino a sentirla rilassarsi. Poi si ritrae e di nuovo la penetra. Aumenta il ritmo.
Spinte sempre più profonde e veloci seguendo le contrazioni di lei.

La paura cede il posto alla passione.

Ora solo sospiri e gemiti sfuggono da lei. Fino a farla vibrare nelle contrazioni dell'orgasmo. Vorrebbe seguirla, ma non ha protezione quindi esce per mettere il profilattico.
Rimane allibito dal sangue che cola abbondante. Non è la sua prima ragazza vergine, ma non ha mai visto tanto sangue. Lei si guarda spaventata.
- Stefano è normale? – la voce è flebile.
– Sì Marina, è normale, stai tranquilla -
Ma lei non se la sente di farlo entrare ancora. Lo dice quasi vergognosa guardando la sua asta turgida.
– Posso farti venire con la bocca? – è quasi commovente, con quel viso desideroso di soddisfarlo.
Lui prende un fazzoletto e si ripulisce dal sangue. Poi le offre il pene turgido.

Un sospiro d'estasi quando la lingua lo lambisce.

Si lascia scopare da quella bocca sentendo la marea salire. La ferma un attimo prima di esplodere. Lo appoggia fra i suoi seni caldi. La pelle vellutata lo accoglie mentre lei con le mani stringe il seno ad avvolgerlo. La lingua sfiora ad ogni spinta la cappella.
Sensazioni che aumentano.
Lussuria che possiede.
Fino allo schizzo vigoroso che fuoriesce dal taglio aperto.
Inondandole il viso. Il seno. I capelli.


Puglia – Anno 2007

Per alcuni mesi hanno continuato ad incontrarsi. Fino a quando lui ha deciso che non potevano continuare. Lui amava la sua fidanzata e lei diceva di amare il suo ragazzo.
Ma ancora adesso, quando si incontrano, i loro occhi si cercano.
E lui sente ancora il brivido di desiderio farsi strada fino alla sua virilità.
Forse non è ancora finita.
Forse un giorno lei telefonerà per una sigaretta.
E lui non riuscirà a dirle di no.

Forse...
















Matilde S.

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