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Racconto n° 3436
Autore: LaPassiflora Altri racconti di LaPassiflora
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I Figli di Tantalo
Siamo al confine.
Manila piena di esitazione sa di far parte di una strategia culturale, il suo compito è varcare la linea che esiste tra il piacere e la polverizzazione concreta dei fatti. Se soltanto bastasse saperlo! Adesso non tremerebbe insieme a lei anche tutto il gruppo.
La scomposizione delle abitudini e il vago senso di non decisione fanno scattare all'unisono la nostra attenzione e quella dei surrogati di niente: i cerberi e i grifoni.
Uomini anch'essi, ma deformati e crudeli.
I motivi che hanno portato a pista arbitraria sono sparsi, frazionati, non sono chiari. Manila avanza verso la mostruosa legione piantonata alla frontiera e noi altri ne riconosciamo il valore e ci avviciniamo, trasmettiamo il carattere e il privilegio che unisce il gruppo. Aggiungiamo forza aggressiva con la maggiore efficacia possibile.
Manila è accecata dai guardiani senza razza, la follia della loro insensibilità sta già transitando attraverso il suo giudizio.
All'interno della squadra ci dividiamo due a due, in coppie erotiche senza limiti o indugio, regolati dalla sola forza della sopravvivenza e del coraggio. Crediamo nell'esistenza di un equilibrio indispensabile.
Manila è sempre stata autosufficiente nell'intimità del gemellaggio erotico, ma ecco, il brulichio del gioco arcano non può evitare di prendere corpo in lei.
Il discernimento si è infiammato e la lucidità sta pietrificando.
La violenza dei loro schemi sta confluendo in lei inarrestabile, e se pure per breve tempo la brutalità dell'intreccio accederà alle sue paure e ai suoi desideri mettendola in pericolo.
I cerberi captano nel profondo le mediazioni del cervello, privi di qualunque morale indagano le strutture cognitive e degradano l'ordine interno fino ad arrivare alle terminazioni nervose: ragioni e sentimenti, inibizioni e istinti. Si introducono, percorrono ogni sezione del pensiero e causano sensi di colpa. Sollevano stati di tensione limbica.
Individuano ritrosie e difese per appropriarsene, ma soprattutto per goderne. In assoluta mancanza di socialità sentono il gusto del perverso nella malvagità narcisista e regressiva.
Gli altri – e tra loro anch'io –si stanno radunando per infondere a Manila sguardi di sicurezza. Il compagno che l'ha affiancata nel percorso si pone all'ascolto e si fissa davanti a lei come un punto d'orizzonte.
Manila adesso rappresenta la nostra fiamma d'orgoglio, seppure evitando ogni commozione è stata estratta a sorte e non senza dolore. Sarà grazie a lei, se varcheremo tutti questo passaggio.
La sua positività sostanziale è una risorsa non remota da sfruttare, Manila conosce le sue capacità e sa che riuscendo ad allargare la bontà dell'inclinazione potrà ottenere spazio e trasformare la pulsione barbara. Dovrà riappropriarsi delle sfumature circolanti per annullare l'influenza che la vizia.
In primo piano vedo la sua faccia giovane mentre patisce la delusione dell'annullamento, il pulviscolo scatenante di una forza ipnotica la carica di conseguenze.
In questo afflusso anche noi altri compariamo, lo sappiamo bene, Manila ci sta immaginando all'inseguimento di un'ombra. Ne ho la visione piena perchè altre volte sono stata io al suo posto, protagonista della lapidazione centrifuga del destino.
Il respiro di chi resta a guardare vive e segue i segnali di affabilità e follia che la circondano, senza più stupirsi, assimila l'onda di tormento che sta premendo contro.
Quando il corpo inizia a abbandonarsi in una dimora inaccessibile, striature di passaggio e venature dolorose appaiono sullo sfondo obliquo della pelle: sono i grifoni che scompongono offerte febbrili e avventano grappoli di senso sul plesso solare, e sono i cerberi che ingannano per lanciare sortilegi - intangibili come fremiti.
Manila è risucchiata da un intrigo invisibile, le sue capacità sono alla prova, di tanto in tanto accorre con descrizione minuziosa verso il compagno che la duplica. O verso di noi.
All'interno del cerchio atavico che ci lega e ci stringe.
Lo sappiamo tutti, nella circostanza, il pieno del vuoto che si riproduce è chiaro solamente a lei. È lei che ci sta dentro. Noi altri abbiamo la visione e la percezione dei quadri del piacere che la schiantano, ma non distinguiamo la potenza con cui l'identità ne viene invasa.
Sono le secrezioni del suo corpo, la densità dei garbugli e la vischiosità crescente a svelare il grado di corruzione.
Solamente chi possiede Manila con una forte congiunzione emozionale affonda nello stesso malessere e si snoda altresì senza tregua, ripropone con naturalezza cupa la medesima partecipazione e l'umore proprio.
Noi vediamo l'influenza torbida giungere dal volto alterato, intuiamo le sempre nuove e invitanti offerte. Siamo consci che la purezza delle convinzioni è l'unico scudo che può salvare Manila dal coinvolgimento, ma ne abbiamo una spinta ideale.
Anche il compagno, inafferrabile nella sfigurazione gemellare, ingerisce ma non si fa assertivo. Anzi al millesimo, cancellato il confine sicuro, presta aiuto e trasmette alla sua metà di coppia la calma e lo spazio svincolato in cui l'aspetta.
È certo che Manila denuncerà l'anomalia, anche noi vi riponiamo fiducia. L'alta concentrazione delle visioni non indurrà la mescolanza estraniante.
Lo crediamo, lo speriamo con una logica che si stacca da noi ogni volta che una forza cieca ci asservisce.
Ecco, infatti; scorgo Manila respingere un compromesso, secondo una trama che precipita ce la fa!
L'ipnosi si sta sfaldando.
Lo sgretolamento è continuo.
L'estasi distonica non è riuscita a raggiungerla, sta scemando. Sì!
Proiettata fuori della convulsione Manila ritorce sulle guardie l'orgasmo che non l'ha contaminata.
È un cerbero che alla fine trasuda da lei depositando una vibrazione dolorosa. Un fischio che inchioda.
Ci gettiamo per sostenerla, Manila ha superato la prova. È stata brava.
Senza concedere tempo all'inganno di deificare una nuova chimera varchiamo la soglia e continuiamo la nostra ricerca.
Sappiamo che verranno altri confini, ci saranno altre frontiere da superare. L'immenso fondale è zeppo di punti di incertezza ma è questo, la natura, che ci rende ribelli e metodici.
Noi valutiamo e al contempo, riportiamo le eccezioni della vita.

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