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Racconto n° 3495
Autore: Matilde S. Altri racconti di Matilde S.
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Solcherai la mia pelle fino a rendermi l'anima
La corda di canapa scende da un anello di ferro battuto fissato al centro del soffitto.
È grezza e ruvida, intrecciata strettamente e accoglie i polsi in una morsa cruda.
La figura appesa è bambola di carne che si distende fino a toccare coi piedi nudi il gelido pavimento di marmo.
Il salotto degli specchi, coi suoi antichi echi rococò, ospita questo inusitato rito.
Sodalizio arcano di sensualità e tragedia.
Punto di luce focalizzato è il corpo.
Oltre vi è solo ombra.
Pelle diafana che risplende al riverbero fioco delle candele infisse nei tre candelabri appesi al muro.
Pelle liscia che palpita nel respiro affrettato.
Pelle rosea e levigata, porcellana viva da dipingere a tuo piacere.
E non per decisione tua.
Non per desiderio.
Non godendo dei gemiti recisi dai denti con cui ti accoglierà.

Oh, no !
Tu soffrirai nel farlo, tu piangerai ad ogni assalto.

Ma le tue dita già si stringono con forza attorno al manico ritorto.
Come una profezia che elude la ragione ti avvicini.

Guardala.

Gli occhi profondi e neri sono l'anticamera dell'inferno e brillano di un fanatismo ossessivo e oscuro.
Nel naso piccolo le narici fremono impercettibilmente.
La bocca è un cuore rosato e turgido, impreziosito da una goccia di saliva che imperla il sorriso fiero.
I lunghi capelli neri sembrano ali di corvo che dalla scriminatura partono scendendo fino a sfiorarle le punte irte dei capezzoli.
Il seno esposto dalla postura è un cesello perfetto scavato dalle ascelle allungate verso il soffitto, le mammelle sono piene e sode come mele acerbe.
Il ventre proteso si addolcisce nella lieve rientranza dell'ombelico per poi colmarsi in una curva dolce che precede il pube. Riccioli serici formano un triangolo scuro che sparisce fra cosce affusolate e forti. Caviglie sottili e piccoli piedi con unghie dipinte di corallo vivo.
La schiena inarcata ti lascia contare le vertebre. La fossetta accennata con cui terminano si alza appena e poi si spacca nel solco del culo perfetto. Glutei polposi e tosti, curve di donna che si riempiono nella floridità dei fianchi.
Popliteo incuneato e teso dalla trazione e talloni che sfiorano appena il pavimento.

Osserva il suo volto, bevi dai suoi occhi e inizia.

Ma ancora tentenni.
Sei combattuto, vorresti slegarla, prenderla tra le braccia e amarla con tenero trasporto.
Ma non puoi.
Te lo ha chiesto, ti ha implorato, te lo ha imposto:

- Voglio essere legata. Voglio la frusta a baciarmi la pelle. Voglio sentirmi vittima prima di essere femmina. Voglio scoprire fin dove arriva la mia resistenza e il mio bisogno di essere tua. -

Parole oscure, parole inaspettate che ti hanno fatto impallidire.
Dopo il tuo ultimo tradimento è cambiata.
Prima di allora era stata solo dolcezza e perdono.

Non ti ha dato possibilità di scelta.

Si è spogliata silenziosa e si è posta sotto l'anello da cui pendeva la corda.
Ha alzato i polsi verso di te e con voce crepitante di inquietante lussuria ti ha parlato ancora:

- Fino a quando non vedrai il cedimento in me -

E poi quel sussurro roco, talmente basso che quasi hai avuto il dubbio di averlo immaginato :

- Solcherai la mia pelle fino a rendermi l'anima -

Ma la cosa che ti ha sconvolto maggiormente è stata l'erezione prepotente con cui hai accolto i suoi polsi: Ti sei scoperto desideroso ed impaziente, dolorosamente conscio che quel corpo offerto risvegliava nuove frontiere al tuo ego.

Usarla.
Moralmente indecente.
Istintivamente agognato.
Eroticamente irrinunciabile.

E in fondo lo hai sempre fatto, anche se era celato da frasi d'amore.

Ti sei posto dietro a lei, le gambe leggermente divaricate e il respiro trattenuto.
il tuo polso ha ruotato, le spalle si sono sollevate, la mano è scesa.
Secco il sibilo ha tranciato l'aria, planando con precisione.
Sulla sua schiena è nato un serpente purpureo, si è sollevato divenendo vivo e camminandole fino alla radice del gluteo.
Il corpo ha tremato come una foglia nella tempesta, ma dalle labbra solo un refolo di alito è evaporato.
Le hai girato attorno, ritrovando il suo viso.
I suoi occhi non hanno mollato i tuoi neanche per un istante.
Luminosi, di una durezza nuova e fiera.
Non ci sono state parole nella sua gola, ma sono emerse da quello sguardo lucido con cui ti incitava a proseguire.
E tu hai rialzato il braccio e fatto danzare ritmico lo scudiscio, sentendo il cuore rimbombarti nelle orecchie ad ogni colpo.
Colpi precisi, cercando di frenare la tua forza, ma lasciando sulla pelle bianca brucianti firme scarlatte.

Il tempo ha rallentato, diventando effimero ed inconsistente.
Solo il canto della sua pelle trafitta e null'altro a colmarlo.

Poi il suo volto ha perso la rigidità e lo sguardo è diventato liquido.
Un singhiozzo silenzioso le ha contratto il petto e le labbra hanno tremato nel sussurro :

- Ora ti voglio -

E tu hai baciato la sua bocca, leccato ogni ferita, lavato con la saliva le stille di sudore che le imperlavano la pelle.
Quando l'hai slegata ti si è accartocciata fra le braccia e siete scivolati a terra come statue abbattute dalla bufera.
Ma la tua dolcezza è stata sopraffatta dalla sua passione.
Te la sei ritrovata sopra, selvatica e affamata come una lupa.
Il suo corpo si è strofinato lascivo, i seni protesi verso le tue labbra e il pube a solleticarti il ventre.
E poi con uno scatto felino si è impalata sul tuo cazzo teso.
Fino a farti morire fra le sue cosce, avvolto e inebriato dai suoi gemiti.

Quando hai riaperto gli occhi l'hai vista nascere e brillare:

Goccia di sale sulla pelle.
Viaggia cercando un oceano
che non esiste più.
Scorre indifesa sulla gota
creando scia di cometa.
Per poi cadere nel vuoto.


Si è staccata dal tuo corpo e tu hai sentito improvvisamente freddo.
Si è sollevata in piedi, bellissima e regale come un'antica amazzone.
Le sue parole sono suonate già lontane, prive di qualsiasi inflessione, scolorite e inappellabili.

- Tua per l'ultima volta -


Matilde S.

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