Striscio sul ventre, lenta, come se avessi spire da gestire, come se braccia e gambe fossero inerti.
La pelle bianchissima riluce nel movimento, riflette l'ambra della stanza, s'inebria di sogni e atmosfere.
Mi abbandono sul fianco, i capelli sparsi ( - Sparse le trecce morbide sull'affannoso petto... - ), i miei serpentelli mi seguono ovunque, lucidi ma ribelli, miei e del vento.
Serpe di venere, sinuosa e crudele.
Bagliori stridenti nelle pupille, amore assoluto e lascivia.
L'istinto uccide la mente, l'avvolge in spirali profumate, la stordisce con la sua bellezza.
Mi lascio incantare dalla sua danza e dai suoi disegni circolari.
La imito sul tappeto rosso cupo, mi strofino sul velluto sottile.
Bianco e rosso. Luce e ombra. Chiarezza e ambiguità.
Le ciocche si tingono di rosso, la metamorfosi è già iniziata molti anni fa, non la posso fermare.
Guardo la lucertola sull'inguine, la vedo respirare sulla pelle, si muove sinuosa, la testa verso il centro del calore.
Striscio sul ventre, lenta metamorfosi da lucertola a serpente.
M'inarco languida, il seno verso la luce, i capelli lunghi a sfiorare la terra.
Guardo la mia immagine allo specchio, la m. che conosco non c'è più, è diafana.
Al suo posto c'è un corpo arrotolato, brillante di desiderio.
Madame
Madamesnob
Racconto n° 1074
