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Racconto n° 11
Autore: Laura Altri racconti di Laura
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Fragole
Era la prima volta che mi trovavo in un Privè.

Elegante e raffinato quanto bastava a tranquillizzarmi, eppure qualcosa accendeva la mia mente di strane sensazioni. Avevo scelto la serata riservata alle sole donne anche se l'etichetta - lesbo - in qualche modo mi infastidiva, ma non volevo correre rischi, almeno non la prima volta che mi accingevo ad accostarmi al sesso senza amore.

Capii subito che lo scopo delle graziose ospiti era principalmente quello di procurare una compagna di giochi da inserire all'interno della propria coppia. La conferma mi arrivò da Lorena, una bruna dall'aspetto molto sensuale che ben si amalgamava con quell'aria intelligente con cui riuscì ad incuriosirmi. Con la scusa della musica ad alto volume mi convinse a seguirla in uno dei salottini appartati, ma una volta adagiata nel divanetto opposto al mio, evitò accuratamente ogni approccio. Ci volle un po' perché si decidesse ad invitarmi nel suo appartamento in centro, ma subito dopo mi fece chiaramente capire che ci sarebbe stato anche suo marito e che entrambi si ritenevano degli inguaribili esibizionisti.

Mi tranquillizzò dicendo che avrebbero gradito la mia presenza anche solo come spettatrice delle loro effusioni, ma la proposta aveva già abbattuto le mie difese nel momento stesso in cui l'aveva pronunciata.

Era appena passata la mezzanotte quando entrai con lei nell'ascensore del suo palazzo. Solo allora, accorgendosi di un mio momento di imbarazzo, mi si avvicinò con l'aria da gatta e mi sfiorò il lobo dell'orecchio con le labbra; mi sussurrò che ero libera di andarmene in qualunque momento... e che non c'era proprio nulla da temere.

Volevo morire nell'attimo stesso in cui entrai in quell'elegante salone dalla luce soffusa, Marcello mi venne incontro cercando di mettermi a mio agio, eppure nell'aria la tensione si avvertiva almeno quanto i battiti del mio cuore: non c'era il tempo per altre spiegazioni.

Si sedettero sul divano di pelle bianca, ed io di fronte a loro, davanti al calice colmo di vino bianco, appena frizzante, la musica addolciva i miei sensi... mentre Lorena si stringeva al suo uomo.

La vidi slacciare con calma i bottoni dei suoi calzoni, la mano scomparve tra la stoffa riportando alla mia vista il suo sesso finalmente libero da ogni costrizione, lo agitò appena, poi si chinò su di esso, accogliendolo tra le labbra.

Avvertii i miei umori liberarsi dal profondo e scorrere come se volessero sciogliere nella stanza quell'odore di sesso che riempiva le mie narici, il desiderio di toccarmi mi aggredì all'improvviso, ma non riuscii liberarmi dalle mie inibizioni.

Marcello mi fissava, mangiandomi con gli occhi, il suo volto seguiva il movimento della testa di Lorena che si voltava spesso verso di me, per permettermi di vedere meglio.

Sul tavolo di cristallo c'era una ciotola colma di fragole, era lì che lui mi indicò con l'indice proteso... impiegai un po' a comprendere il senso del suo desiderio, ma le labbra di lei mi furono maestre. Analogia forse, in quel rosso vermiglio che spariva e riappariva grondante di saliva, ed io chiusi un solo istante gli occhi, mentre assaporavo quel frutto gustoso come se nella mia bocca ci fosse davvero il suo sesso eccitato.

Ora lo volevo, ne ero certa, mi sarei buttata tra di loro rubando a Lorena il piacere di assaporare sino in gola quel nerbo affamato di piacere: entrambi lo sapevano e allungavano la mia agonia, aumentando a dismisura la voglia che pulsava nel mio ventre.

Alla fine le mie dita abbandonarono ogni timore e raggiunsero tremando quel calore immenso che scivolava sotto ai miei slip. Li scostai appena e percepii la scia calda che schiumava tra le labbra aperte. Il clitoride, teso allo spasimo, mi apparve come un frutto maturo pronto a scoppiare senza ritegno, stavo impazzendo e certo loro lo capirono!

Lei si chinò sul tavolo stringendo le mie gambe con entrambe le mani, il suo seno scivolava sul cristallo mentre Marcello la prendeva con foga... ed io, schiava delle loro sensazioni, mi resi conto che ero disposta a tutto. Mi sentii penetrare da qualcosa di insolito e non ci volle molto per capire cosa fosse... i mio occhi seguirono le rosse fragole rincorrersi una dietro l'altra, spingendosi sempre più in fondo, dentro la mia carne già fradicia.

Mi ritrovai a gridare parole che credevo di non conoscere e nemmeno di saper pronunciare, ma volevo accogliere nella mia bocca quel sesso che ancora aveva il profumo di lei... e continuai a pregare finché fui accontentata. Per essere certa che non mi potesse sfuggire, afferrai con forza i glutei muscolosi di Marcello, stringendoli con le unghie. Lui si abbandonò al mio volere, assecondando il ritmo che infondevo al movimento.

Cominciai a godere tra le labbra di Lorena mentre il succo di fragola si amalgamava ai miei umori, scorrendo come un fiume in piena all'inseguimento del piacere. Compresi che anche lui stava arrivando al culmine e serrai le labbra attorno al glande per contrastare la spinta del suo seme che pulsava come il sangue nelle vene... poi l'orgasmo si cullò in un urlo liberatorio, trascinandomi oltre i miei stessi limiti, ed accolsi nella gola quel fiotto denso e pulsante, fino ad esserne colma.

Subito dopo percepii un profumo di fragola e la lingua di Lorena che veniva a prendersi la sua parte nella mia bocca... un attimo prima di ricominciare da capo.

Laura

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