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Racconto n° 1127
Autore: Madamesnob Altri racconti di Madamesnob
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La notte scivola veloce sui vetri
La notte scivola veloce sui vetri, li colora di nero con lampi bianco accecante e rosso fuoco. Sono ore ormai che non riesco a tener ferme le gambe. Prima al tavolo le dondolavo, le accavallavo pizzicando la pelle delle cosce, provavo ad ascoltare le chiacchiere leggere ma mi perdevo in un dettaglio, sul suono di una parola, sul significante senza significato. Cullavo la mente su un fonema e intrecciavo la sua musica con la mia. Ti ho guardato tutto il tempo, mentre mangiavi la carne, mi sono sincronizzata sui tuoi morsi, li ho sentiti sulla mia pelle, avidi, crudi e rossi come questo sangue delizioso. Il vino scendeva nella gola ad accarezzare lo spirito, distendendo e accendendo ad un tempo. Ne sentivo il tannino sulla lingua, percepivo il suo essere rude, il suo pulire da ogni desiderio precedente, il suo risvegliarne altri.

E ora sono qui che respiro la tua pelle sui sedili scuri mentre cerchi di divincolarti per non dare nell'occhio. L'auto corre su strade conosciute, le voci degli amici s'intrecciano alle luci dei veicoli stanchi. Infilo una mano tra le tue gambe, forzo dolcemente la tua resistenza per toccare la tua voglia di me. La mia lingua disegna spirali lucide sul tuo collo, dietro all'orecchio. Ti sento tenderti ed espirare controllato. Mordo il lobo del tuo orecchio, ci gioco e chiudo gli occhi immaginando che sia altro. La mia mano ascolta la tua eccitazione, la stuzzica dietro a quei jeans stretti, la chiama.
Infili la mano nella mia scollatura, mi accarezzi la schiena senza controllo, afferri il mio seno di lato e torturi i capezzoli. Soffoco un gemito e ti scopo la bocca, intrappolo la tua lingua e ti obbligo a seguire il mio gioco, mi muovo su di lei con le labbra... ti ritrai, vedo il bagliore nei tuoi occhi, ti avvicini al mio collo. - Adesso dovresti proprio succhiarmelo. -
Ti sorrido vincente, appoggio la schiena al sedile e aspetto di arrivare a casa senza smettere mai di accarezzare i tuoi jeans.

Ti trascino sul muro appena entrati, slaccio la cintura di cuoio e sento già il tuo odore. L'alcol si mescola all'eccitazione, m'inginocchio sul marmo freddo, sento il dolore alle ossa ma mi piace.
Cuoio, pelle, marmo, acqua, vino. Tutto fonde nella mia mente e precipita nel ventre.
Non voglio aspettare, lo prendo subito in bocca, tu mi afferri per i capelli, dalla pressione capisco che non aspettavi altro, sento il tuo cazzo sfiorare la gola, ti sento mormorare oscenità meravigliose. Succhio a lungo mentre ti accarezzo tutto intorno, ma non vuoi questo oggi, allontani le mie mani, le intrappoli sulle tue natiche, le pizzichi tra te e la parete e ti impadronisci della mia bocca. Non sono più io a comandare, sono solo il tuo strumento perfetto. Aspetto il tuo respiro, lo ascolto, son lucida, non ce la farai, sono io a giocare non tu tesoro. Mi fermo, blocco la bocca sotto il glande, premo con i denti coperti dalle labbra e soffoco la tua salita. Immobile. Secondi, attimi.. Sento il tuo cuore rallentare impercettibilmente, aspetto ancora, ferma e crudele.
Scendo violenta fino alla base e non mi fermo più. L'unica cosa che cambio è la pressione delle labbra, stringo gradualmente finché non anneghi sulla mia lingua.

Non riesco quasi ad alzarmi, le gambe si piegano. Mi sollevi tu e mi baci dolcemente. Ti accompagno alla porta e ti abbraccio senza parlare.
Nella penombra solo i miei occhi brillanti e arroganti.


Madame

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