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Racconto n° 1208
Autore: Dunklenacht Altri racconti di Dunklenacht
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Accessori
Gli accessori sono importanti.

E lo sono specialmente per le donne curate, in forma, che si truccano e amano la vita. Dovremmo pensarci di più, tutti quanti, dico davvero, dovremmo fare molta più attenzione agli accessori.

Una volta, mi è capitato di entrare, per caso, nella cameretta di una donna.

Era la sua stanza segreta e non avrei mai osato tanto, se il desiderio non mi avesse sospinto.

Tirai un cassetto e scoprii delle belle calze a rete nere, a mezza coscia, autoreggenti. Erano profumate. Sì, quello era il suo profumo, sapevano di lilla, o di Chanel.

Le strinsi tra le mani.

Erano morbide, vellutate. Erano leggermente elastiche, suadenti, dolci, era rimasto loro impresso il ricordo di una pelle, di quella pelle, bianca, giovane, liscia, che faceva sognare. Parlavano di meravigliosa gambe, dalla coscia fino alla caviglia, compreso il tacco a spillo.

Non erano state indossate molte volte. No, erano ancora quasi intatte.

Le volli sentire addosso, desiderai avvolgervi il lungo membro virile, era come se le mani di una donna me lo facessero, me lo facessero, sì, me lo facessero. Non durò a lungo, anzi, smisi quasi subito, perché non voleva sporcare quel delicato velo femminile, che parlava di passione.

Sospirai.

Tirai un altro cassetto ed uscirono le mutandine e il reggiseno. Entrambi erano neri, decorati di pizzo. Erano indumenti puliti, profumati. In un angolo vidi anche una bottiglietta di lavanda intima.

La bella doveva usarla spesso, era piena soltanto a metà. Eh, lei sì che sapeva come avere rapporti intimi! Era un esperta, voleva farsi amare dagli uomini.

Toccai con mano impaziente quelle mutandine, quei reggiseno perfetti, volli annusarli, leccarli, sfiorarli con la mia lingua insidiosa, che pareva fatta apposta per carezzare e stuzzicare le labbra di una donna, e penetrarla in segreto.

Vidi la sua bottiglietta di profumo. Vidi le sue paia di scarpe col tacco a spillo, rosse, nere, verdi, e anche i laccetti che le piaceva portare alla caviglia. Il suo letto era leggermente disfatto, immaginai che la bella vi si fosse sdraiata da poco, per praticarvi dell'autoerotismo.

Sentii dei passi.

Richiusi tutto con solerzia, e, ve lo confesso, con grande rammarico, perché cominciavo a prenderci gusto.

Troppo tardi.

- Ma allora che ci fai nella mia camera, curiosane? – mi sentii dire.

- Niente – risposi.

- Come sarebbe a dire niente? – replicò la mia cara fidanzata, accarezzandomi le spalle, e avvicinando le sue labbra, come per baciarmi sulla bocca. – Ti ho visto, sai? Cosa credi... -

- E cosa hai visto? -

- Ti ho visto con le mie calze, col mio reggiseno... Dai, riprendile, che ti faccio una sega. -

Estasiato dal suo fare, obbedii. Le presi, e la bella, delicatamente, esaudì i miei desideri più nascosti. Era lenta, sapiente, malinconica, e al tempo stesso appassionata.

Poi si spogliò davanti a me, dopo avermi messo a sedere sul letto.

Lasciò scendere la bella gonna stretta, che non arrivava a coprire il ginocchio, si tolse il top attillato, rimase a seno nudo, prese la mia testa e volle stringermela tra quelle tette grandi, venuste, indimenticabili.

Era ormai nuda. La mano sulla fica bianca, rosea, mi chiese:

- Vuoi scopare? -

E accadde, sul suo lettino disfatto, quel letto fatto per dare riposo ad una bella Cenerentola addormentata, e per far sì che i suoi sogni diventassero realtà.

La leccai, le stropicciai il clitoride con le dita, la penetrai, la sfondai, la pompai a più non posso, le feci male, le feci dire - ahia - e sospirare per la felicità, la resi mia, mi volle nudo, fremente, tra le sue gambe, volle che durasse a lungo, pareva non finisse mai, alla fine glielo tolsi dalla fica, e le spruzzai la lingua, la bocca, con lo sperma bollente.

Io guardavo il suo ritratto, che stava sul comodino, racchiuso in una cornice d'argento: era una donna così giovane, così bella, dai lunghi capelli castani e ondulati che le scendevano sulle spalle, pareva un sogno.

Dunklenacht

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