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Racconto n° 1230
Autore: Dunklenacht Altri racconti di Dunklenacht
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La lune et le soleil
Oh, lo sapete che cos'erano il Sole e la Luna, prima di diventare astri del cielo? Lo sapete che cosa avevano vissuto insieme, di quali avventure amorose e liete erano stati protagonisti?

Adesso ve lo racconterò, sì, ve lo racconterò, perché la Luna e il Sole, prima di diventare stelle vaghe e di salire lassù nel cielo, erano amanti.

La Luna era bella quanto una giovane donna, e aveva i capelli d'argento, sì... Colore insolito e magico, colore d'avorio brillante, ma credetemi, questa è verità. Oh, e aveva una pelle bianca bianca, così bianca, che io non ve la so raccontare.

Il Sole invece era un giovane con i capelli biondi biondi e il corpo virile, aveva due occhi grandi e neri, che sapevano leggere in fondo all'anima.

Portava in mano una cetra d'oro, che suonava, accompagnando così il proprio canto.

I due amanti abitavano nel bosco.

Oh, sì, e tutti coloro che li avevano visti, credevano di avere avuto un incontro con i fantasmi, anziché con esseri dalle parvenze umane, io non so ben dire perché.

Però la Luna portava degli abiti un po' strani... Oh, sì, un lungo mantello ceruleo, ricamato di stelle, che pareva quello di una fata, una mascherina nera, di velluto, sugli occhi celesti. E il Sole teneva in capo una corona fatta d'oro puro. Ma i due s'abbigliavano così soltanto per scherzo, e raramente. No, non accadeva sempre, no.

Amoreggiare e correre per il bosco era il loro passatempo preferito. Oramai lo sapete perché: in quella stagione felice, la Luna ed il Sole erano amanti.

Oh, me li ricordo, me li ricordo...

Giocavano allegramente ad inseguirsi, sotto gli alberi: lui cercava di afferrare i lunghi capelli d'argento della sua bella, che fuggiva.

E si sentiva il rumore del vento, tanto, tanto forte, che portava lontano quelle grida di felicità, piene di giubilo, e quei sospiri di passione.

La morte non esisteva per loro. Erano dei. O almeno, era come se dimorassero l'eternità.

Proprio così!

E si erano scambiati due anelli, fatti intrecciando ramoscelli di felci: era quello il segno eterno della loro amicizia, che non doveva finire mai.

A volte, capitava che chiudessero gli occhi.

Oh, sì, li socchiudevano, ed era soltanto per ascoltare la voce del vento silvestre, che soffiava forte e quasi faceva paura, ma era tanto bello sentirlo, e raccontava le fiabe.

Lasciarsi carezzare da quella mano invisibile era favoloso e affascinante, al punto che quasi non ve lo so raccontare.

E quei capelli d'argento volavano, volavano, volavano, brillando nella luce furtiva del bosco.

Pareva un sogno.

E forse lo era in realtà.

I loro corpi s'intrecciarono un giorno, vicino al torrente, la cui voce incantava. La Luna aveva disteso sui sassi il suo manto stellato, per non farsi del male, sdraiandosi nuda.

Il Sole finì di svelare le membra di lei, che era donna, dalle calze fatate, e dalle scarpine d'argento. La bruciò tra i suoi raggi di passione, perché egli era uomo, vi giuro. E io li sentii...

E nella loro vita c'erano anche dei momenti cupi cupi, malgrado i due fossero amanti folli, che abitavano nella foresta, in una capanna di legno, con il tetto ricoperto di foglie verdi, e cespugli di rovo come cancelli.

Se ne stavano sovente appoggiati al tronco della quercia grande, che era tanto, tanto vecchia.

Oh, il Sole, ingenuo come un ragazzo, gli girava intorno, voleva fare a nascondino con la sua bella, come fanno le anime più giocose.

E in quei momenti...

In quei momenti, fra le risa, pareva di sentire la voce della quercia antica, il lamento di quel gigante di legno, che dormiva da secoli.

Pareva dicesse:

- Chi siete? Chi siete? Perché mi avete svegliato? Ero così felice e addormentata!

Oh, in quegli istanti, un brivido percorreva i nostri due eroi, sorpresi nella loro intimità.

Li avevano colti abbracciati, mentre si davano dei baci. Le carezze della Luna sapevano di mistero, le mani ardenti del Sole erano piene di passione.

E mi ricordo che un giorno correvano mano nella mano sulla collina dei faggi rossi, quando all'improvviso incontrarono un cattivo.

Cielo!

Chi mai poteva essere? Io non lo so bene, ma aveva una grossa scure in pugno, tutta arrugginita. Era gigantesco e aveva un visaccio arcigno, due grandi mani che parevano fatte apposta per far male, sì.

Chi mai?

Io mi ricordo soltanto la cicatrice profonda che portava sul viso.

Allorché vide i due innamorati, si mise a sghignazzare. Oh, davvero, quell'essere, dai calzoni arrotolati, alla pescatora, dalla camicia sgualcita e le mani tozze, doveva avere un cuore crudele!

I due amanti fuggirono ansando, tenendosi per mano, ma sembrava loro che un'ombra nera li rincorresse, e non volesse lasciarli andare. E sentivano sempre quel cattivo, che sghignazzava, udivano il suo respiro affannoso, dietro di sé.

- Io sono il Mostro del Bosco, ih ih!

I due amanti si ritrovarono ai piedi della quercia grande, oh, io non lo so se avevano sognato o no, ma almeno così sembrava.

Rammento che i lunghi capelli d'argento della Luna volavano nella brezza e lasciavano intravedere il viso di Pierrot di lei... Oh, quante lacrime di passione lo solcavano!

Erano tante, che io neppure vi so dire. Forse, la bella d'argento aveva intuito il destino.

Il Sole la guardava, la guardava... Oh, avevano vissuto tutti e due lo stesso incubo di malinconia! Fu quello il primo istante in cui parlarono di morte.

E il Sole disse:

- Se un giorno le nostre vite cesseranno, tu vorrai restare ancora insieme a me?

- Sì, sì... Se un giorno accadrà tanto, non importa per mano di quale cattivo, io vorrò che restiamo sempre insieme.

- Allora, il nostro desiderio si avvererà...

- Oh, ma in che modo infausto, e quanto sarà triste la sorte di colui che lo trasformerà in realtà!

Quel momento fu malinconico. La Luna appoggiò le sue labbra d'alabastro sul volto di fuoco del Sole, come per suggellare con il suo bacio una promessa fatale.

E poi, vennero tanti altri istanti... Quel brutto sogno, di cui vi ho narrato, era una premonizione. Davvero!

Ricordo che un giorno i due amanti erano caduti addormentati, tra i fiori del bosco. Quanto profumo blu si spandeva lì intorno!

Che colori meravigliosi avevano quei petali, appena bagnati dalla pioggia... Sembrava che il Cielo li avesse voluti benedire con le sue lacrime.

E poi arrivò un'ombra tanto cattiva.

Oh, sì, l'ombra nera dell'Orco, l'uomo nero nero, con la scure, di cui vi ho parlato. Io non lo so perché volesse uccidere, però non portava che crudeltà dentro di sé.

E la sua ascia si alzò, si alzò, per poi ricadere feroce sugli amanti addormentati... Cielo!

Il Sole e la Luna furono spenti da un'unica mano, nello stesso istante, sì, come in una favola, raccontata dopo i tuoni e la tempesta, nella carezza della pioggia.

Tristezze...

La verità era che il boscaiolo crudele era la Notte, e aveva ucciso per regnare incontrastata sulla terra, per non avere altri rivali fuorché le stelle bianche.

Ma si era sbagliata!

Perché il Sole e la Luna avevano giurato di restare per sempre insieme, e nessuno li avrebbe potuti dividere, mai, mai, mai.

Perciò, dopo che furono morti, diventarono astri fulgenti, sì... Oh, quant'erano belli!

Erano meravigliosi. La Luna era diventata rotonda e bianca, il Sole, pieno di raggi dorati, che quasi accecavano, tanto erano brillanti.

Il cielo era la loro casa, per sempre.

E lo abitavano insieme, fra le stelle, loro figlie... Davvero, credetemi, era così.

Di lassù, vedevano la terra, dove un tempo avevano regnato e vissuto insieme, tenendosi per mano. Oh, quante cose belle potevano ammirare! Ma loro due erano gli astri più graziosi, nessuno li eguagliava.

Ma si annoieranno poi, lassù?

Oh, di tanto in tanto non verrà loro il desiderio di passeggiare sulla terra, di fare una corsa per i suoi boschi, o di nuotare nelle sue acque di perla? No...

No, perché è più bello volare sopra tutte queste cose, come loro fanno sempre.

E un giorno, succederà una cosa tanto triste, che quasi non vi vorrei raccontare, perché mi fa malinconia al punto che le lacrime mi scendono dalle ciglia.

La Luna cadrà di lassù, sì... Oh, un brutto giorno succederà, e la vedranno giacere sulla terra, come morta, addormentata per sempre, gli occhi socchiusi, le guance pallide.

La luce si spegnerà, e il Sole, per l'afflizione, non vorrà più mostrare il suo volto. Allora anche lui deciderà di cadere, per seguire la sua compagna, e la Madre Terra li abbraccerà insieme, per avere cura di loro.

Nel cielo non resteranno che tante, tante stelle, tutte d'argento. Oh, sì, resteranno le stelle... solo quelle.

Dunklenacht

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