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Ma chi l'ha detto che le ali di una farfalla non possono vibrare al maschile?

Perché ti ostini a non vedere il delicato arabesco delle mie ali? A non considerare la fragilità che da un po' traspare in fondo ai miei occhi?
Certo, nel mio sguardo leggi ancora tutto il desiderio che il tuo corpo sa accendere; anche adesso che sei sdraiata sul mio letto, con le gambe allacciate alla mia schiena e sento il tuo sesso umido e mi artigli le spalle e mi chiedi di scoparti.

- Scopami - , sì, ti scopo.

Ma... se volessi fare l'amore con te?
Se per una volta volessi farlo, ti metteresti a ridere?
- È quello che stiamo facendo, no? - mi diresti sorridendo e increspando le labbra.
No, non è quello che stiamo facendo, anche se non mi posso fermare, anche se il mio membro impazzito si sta nutrendo degli umori della tua vagina.

- Sbattimi - , sì, ti sbatto.

E quanti vorrebbero essere qui al mio posto, orgogliosamente gratificati dal tuo farti sentire femmina.
Senti, e se volessi parlarti? Se volessi fantasticare con te di un viaggio in un posto lontano?
- Non fare lo scemo, lo sai che ho un mare di impegni, e poi così non ci vediamo lo stesso? -
Inutile far volare la fantasia se già conosco le tue risposte.
Allora sono meglio i miei silenzi. Tanto quelli non ti disturbano, non ti distraggono dall'amplesso voglioso; l'eco dei miei silenzi lo sento solo io e mi lacera e si fa assordante perché sento che mi vuoi, ma non ti posso amare.

- Fottimi - , sì, ti fotto.

Ma non sei tu che mi hai fottuto quando mi sono accorto di essermi innamorato di te?
Stupida evenienza, vero? Come si dice in questi casi? Un incidente di percorso... Ed ora che faccio? Ingoio la - pillola del giorno dopo - e passa tutto?
Oh, maledizione, certo che godo, sei fantastica nel risucchiarmi la pelle dentro il vortice dei tuoi sensi.
Ma se dopo volessi stringerti un po' a me, prendere un libro in mano e leggerti qualcosa? Mi staresti ad ascoltare? Ti soffermeresti sul tono della mia voce, sul suono di quelle parole lette, forse mai udite da voce umana?
E invece ti alzi e corri a infilarti sotto la doccia.
Il volume era pronto sul comodino, ma come sempre rimane chiuso con quell'insignificante appendice di segnalibro che spunta a ricordarmi la mia testarda stupidità.

Sento l'acqua che scroscia, dovrei immaginare le tue membra investite da un tiepido vapore, dovrebbe venirmi la voglia di seguirti, ma mi sento svuotato dentro e l'unico pensiero è quello di te che ti togli frettolosamente di dosso ogni traccia del mio essere. Fai scivolare via il mio sapore, il mio sudore, il mio seme.

Scaccio questi pensieri, mi alzo e mi dirigo in cucina.
Prendo la moka e preparo un buon caffè; lo faccio come piace a me, ricordandomi di pressare bene il macinato nel filtro e di praticare tre piccoli forellini con uno stuzzicadenti.
Mi piace il borbottio del caffè che sale e l'aroma intenso che subito si riversa intorno. Sono questi piccoli riti di autogratificazione che rendono più ricche le mie giornate.

Ti affacci sulla porta della cucina; hai fatto in un lampo, come sempre del resto, e sei già vestita di tutto punto.
- Vuoi un caffè? -
- No, lo sai che preferisco quello espresso del bar. Lo prendo sotto casa... -
Ti accosti, mi dai un bacio sulla guancia e mi sussurri:
- È stato forte oggi! Ci vediamo mercoledì prossimo, ok? -
- Certo, ok - , e ti scoperò ma... se volessi fare l'amore con te?

Sei uscita e ti sei chiusa la pesante porta di ingresso alle spalle.
Un tonfo.
Silenzio.
No, c'è ancora il borbottio della moka sul fuoco...

Il velo di malinconia che mi opprime è un riflesso lieve che annaspa nell'aria.
Ma chi l'ha detto che le ali di una farfalla non possono vibrare al maschile?

Passenger