Ho sempre amato cantare e accompagnarmi al pianoforte.
E' una passione che coltivo sin da quando ero bambina.
Anche oggi continuo ad assecondarla, anche oggi, che vivo con il mio negretto in uno degli appartamenti più lussuosi della città.
Non esco mai molto di casa.
Forse, è perché sono ricca e pigra, e non mi piace prendermi l'influenza o le malattie. Queste cose non sono per i ricchi, voi lo sapete. Per i ricchi, c'è il sesso, la felicità, l'amore, il denaro e tutto ciò che di più bello la vita possa offrire.
Per me, questo significa andare vestita con le calze a rete più provocanti, con le scarpe coi tacchi a spillo che più mi slanciano e, soprattutto, non invecchiare mai. Per me, essere una brava ragazza ricca significa passare attraverso gli anni senza rughe che mi solcano il viso, col rossetto sulle labbra e tanti amici, tanta voglia di vivere.
Nel mio appartamento, situato nella Milano primo Novecento, ho ospitato tante persone. Sono sempre stata buona e ospitale. Ho dato alloggio a tanti amici – coi quali ho passato la notte – ma anche a tante amiche, a tante ragazze alla pari e persino a sconosciuti di passaggio. Oh, sa il cielo se mi piace fare l'amore con il primo sconosciuto che incontro! Quante volte mi è capitato!
E faccio sesso in mezzo agli arazzi, alla seta di Persia, ai quadri antichi, ai letti a baldacchino, alle consoles appartenute a Re Sole, o a Napoleone. Tutto questo mi appartiene.
Mi guardo allo specchio, ah, quello specchio d'oro, intarsiato, sulla cornice del quale sono incisi i corpi di Venere ed Ermione! Io sono meglio di loro. Guardo i miei seni nudi, prorompenti, che mi spuntano dal vestito, le belle gambe che una gonna attillata sopra il ginocchio sa mostrare così bene, tra l'altro, ho una bella rosa tatuata alla caviglia, accarezzo le mie braccia nude, guardo le mie belle mani dalle dita affusolate, dalle unghie dipinte di blu, osservo le mie guance rosse, i miei occhi azzurri, di fanciulla, i miei capelli lunghi, color mogano. Sono una dea.
A volte, porto un nastrino fra i capelli.
La mia stilista preferita è... non posso dirlo. Ma vi racconterò invece della mia love-story col negretto. Mi sento chiamare... è la sua voce, e gli rispondo:
- Vengo, arrivo. -
E' una voce angelica, la mia, una voce che sembra appartenere a Visnù.
- Dovere pulire anche il lampadario? – mi chiede il negretto. – Dovere lucidare meglio l'argenteria? Dire, parlare, padrona! Io obbedire, io fare tutto! -
Già, dimenticavo di dirvi che il mio amore non parla bene la mia lingua. E mi serve e mi accudisce in tutto, da quando viviamo assieme nel mio lussuoso appartamento.
Io vado da lui e faccio scorrere le mie labbra suadenti sulla sua pelle scura, lo faccio tremare di piacere, non smetto mai di baciarlo e di toccargli i muscoli sodi con le mie mani bianche, che risaltano incredibilmente sulla sua carnagione africana.
Sì, egli è l'Africa, con i suoi misteri, i suoi pericoli, i suoi leoni, le sue giungle, il suo piacere, le sue notti al chiaro di luna e al canto delle iene, le tribù di negri, il suono dei tamburi, le danze propiziatorie attorno al fuoco, le cacce.
Il suo volto, i suoi modi mi narrano di tutto questo...
E l'ho voluto tenere in casa con me proprio per tale motivo.
Mentre ci accoppiamo come un leone e una leonessa, mi racconta spesso delle sue avventure africane, della sua infanzia, e di come gli stregoni della sua tribù officiassero i riti sacri, i riti purificatori fatti di sesso, in onore della fertilità.
E gli dico di praticare con me proprio quel sesso, che i maghi consacravano ai suoi dei.
Non ricordo di aver mai provato tanto piacere prima d'ora, in vita mia. Il negretto penetra profondamente la sua ragazza bianca, tanto, da strapparle un grido.
E poi, comincia a scoparla con prepotenza, lui sta sopra, lei sotto, le gambe e i piedi nudi, i seni prorompenti al vento, indosso, soltanto un velo.
I profumi e gli odori dei loro corpi si mescolano, la carne bianca si fonde con quella nera, sul letto candido, disfatto.
La ragazza gode, le sue gambe bianche si intrecciano con quelle irsute e nere del negro, il sudore di lui bagna la pelle delicata di lei, che lo vuole nel suo corpo, lo sente sempre più dentro.
- Ahh... Ahi! – le sfugge dalle labbra.
Ma i loro sono ormai soltanto dei versi animali, mentre il ritmo dell'accoppiamento si fa più frenetico, e la bella graffia la schiena di lui, con le unghie rosse, per farlo godere di più.
Lasciatemi sognare.
E' vero, mi capita spesso di fare l'amore con lui, e appassionatamente. Sì, ci accoppiamo spesso, nel segreto delle mie stanze, ma a volte anche per strada, davanti a tutti. Può capitare alla stazione, nel sottopassaggio della metropolitana, alla fermata dell'autobus. Tutti ci guardano.
E accade sovente che mi sdrai, seminuda, dopo aver lasciato maliziosamente le mie scarpette rosse col tacco a spillo ai piedi del letto, allora, accavallo le gambe, le mie belle gambe sode e lunghissime, e corteggio il mio amico, mentre è intento a fare i lavoretti di casa – oh, sì, sono un po' esigente, lo faccio lavorare! – o quando sta senza far nulla, seduto sul suo sgabello.
- Ti piaccio? – gli dico. – Dai, vieni qui con me, sono così sola e annoiata... Chiacchieriamo? Che cosa mi dici di bello? -
Mentre ci penso, sorrido, allargando la mia bella bocca rossa come il corallo.
Sì, perché è già capitato che, in quelle occasioni, lui mi saltasse addosso.
Quando sento di avere sopra il mio corpo quel caprone, però, non rido, ma anzi, ansimo e quasi urlo per il piacere.
E' così forte, instancabile...
Mentre mi ripasso il rossetto sulle labbra penso a me stessa e a quanto sono fortunata a godere così. Sì, lo ammetto, sono poche le donne ricche, belle e godenti come me.
Forse, è stata la natura, la più benigna nei miei confronti. Mi ha dato un clitoride e delle piccole labbra sensibili, una vagina fatta per il piacere, tanto che il mio orgasmo comincia dalla penetrazione, e finisce sempre dopo quello di lui.
A volte, gli prendo il pene in mano, gli scopro il glande, che poi porto delicatamente alla bocca, ma è ancora più bello sentirmi spruzzare il ventre da quello sperma che sa di Africa, di leoni, di fiumi tropicali, di tramonti sull'oceano.
Per fortuna che sono una saggia, e uso delle precauzioni. Che noia sarebbe se restassi incinta! Certo, non che sia un'appassionata del preservativo: è solo una perdita di emozioni. Sbaglio o il sesso dei ricchi non è solo sesso col preservativo? Già, i ricchi la sanno lunga.
E quanto mi piace, ve lo confesso, sussurrare i miei versi da ragazza squillo alle orecchie del mio negretto! A volte, mi sembra il mio lacchè.
Certi pomeriggi li passiamo a spasso per Milano, a fare shopping. Lo prendo per mano allegramente, come una mamma, e lo porto con me a guardare le vetrine, gli faccio gli scherzi, lo bacio sulla bocca. Mi piace come mi guarda mentre mi provo i vestiti firmati dagli stilisti più famosi.
- Ti piaccio così? O mi preferisci così? -
E' il mio negretto. A volte, penso che è come se fosse il mio compagno di giochi, o almeno lo tratto così.
Ricordo che dopo un intero pomeriggio trascorso facendo shopping, desiderai scopare con lui.
Lo presi per mano e corremmo insieme su per le scale, in tutta fretta. Feci appena in tempo ad appoggiare i pacchi da qualche parte.
- Avanti, scopami! – gli ordinai, quasi con cattiveria.
Mi volevo far spogliare da lui.
- Toglimi i vestiti. E mentre lo fai, voglio sentire le tue labbra e la tua lingua sul mio corpo! -
Cominciò dalla punta delle mie decolletées rosse, col tacco a spillo. Me le tolse quasi con la bocca, mentre le sue mani salivano sulle mie caviglie nude, dove avevo fatto tatuare un antico proverbio d'amore cinese. Poi arrivò alla gonna, stretta, sopra il ginocchio, agli slip, e... Non avevo il reggiseno, non lo porto mai, anche perché non ne ho mai trovato uno abbastanza grande per me. Intanto lui mi aveva arrotolato la gonna alla vita, ero ormai completamente nuda, avevo il suo pene tra le mani.
- Mettimelo dentro, adesso. Su, da bravo, obbedisci! -
Volevo che lo facessimo per di dietro, per di dietro, sì, per di dietro, e glielo dissi. Me lo mise nell'ano, che era stretto, sì, ma ben dilatato, anche se lui entrò facendomi male...
- Ahiiiii! – gridai.
Ma lui sembrò non aver sentito. Avevo iniziato a gettare dei lamenti da spezzare il cuore, era come se mi torturasse, ma con piacere.
- Non smettere, non smettere! – gli dicevo.
Ogni tanto usciva, e prendeva una delle mie scarpette rosse, mi penetrava col tacco a spillo, perché sapeva che era una pratica che mi rendeva felice.
Ero stata io, sì, a ordinargli di fare il cattivo, di farmi piangere.
E quella volta, lo fece.
All'inizio, sembrava quasi non godessi, mi aveva come affascinata, ma poi avevo cominciato a strillare improvvisamente.
E avevo continuato a farlo, mentre sentivo il suo fallo che si strusciava contro il mio intestino, stimolava indirettamente la vagina, il resto della mia vulva, fino al clitoride e al monte di Venere.
- Ahiiiiiiiiii! -
Poi, il negretto mi spruzzò col suo sperma bollente.
- Adesso rivestimi – gli ordinai alla fine, ridendo. – E guai a te se oserai mancare di nuovo di rispetto alla tua padrona! -
Già: lui era il mio schiavo e io me lo scopavo come volevo.
Figlio dell'Africa!
Dunklenacht