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Racconto n° 1346
Autore: Dunklenacht Altri racconti di Dunklenacht
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Angelo custode
Il sesso non l'aveva sperimentato mai, così pure la masturbazione. Gliel'avevano solo raccontato, e non sapeva che cosa significa orgasmo. Un po' di piacere, avrebbe potuto consolarlo... Tutto inutile!

Christian viveva solo con il padre nella sua casa di Amsterdam. Uno dopo l'altro, gli anni della sua infanzia erano passati, lasciandolo un ragazzo giovane, molto alto, dal fisico nordico, asciutto. Non amava molto la vita. Di tanto in tanto, dopo la scuola, lo potevate incontrare sui campi di tulipani, a giocare con gli amici, o dalla parte dei mulini a vento, dove un giorno aveva incontrato una fanciulla bionda che sembrava una fata.

Fantasmi!

Aveva giurato che presto avrebbe lasciato la scuola. Riposti i libri nel cassetto, se ne sarebbe andato tutto solo in giro per il mondo, a zonzo.

Aveva diciannove anni. Non aveva mai provato la tenera pressione delle labbra di una ragazza sulle sue. Né aveva mai accarezzato dei lunghi capelli morbidi e magici.

Piangeva spesso, come quei salici, che si tuffavano nelle fredde acque dei canali della città, scossi dal vento freddo. Oh, non sapeva dove lo avrebbe portato la vita... Tutto quello che aveva visto erano le case vecchie e grigie di Amsterdam, gli inverni lunghi e nevosi, il volto pallido di sua madre morente.

Una volta era andato al concerto di musica techno, che era tanto popolare per la gioventù eccitata di quelle regioni nordiche, abituata a stare al chiuso, ammassata nei grandi locali pieni di fumo e di droga. E aveva visto delle braccia alzate, degli uomini con i tatuaggi, delle ragazze bionde che facevano l'occhiolino a tutti, e anche gente che praticava il sesso, nel chiasso e nella nebbia artificiale del night.

Anche lui avrebbe voluto vivere così, o morire... Non credeva in nulla, credeva soltanto nella fine di tutto.

Un giorno, sentì una voce, dietro di sé. Era solo in casa, ma non ebbe paura.

- Tu lo sai chi sono io?

- No... dimmelo tu!

- Io sono il tuo ange gardien, il tuo angelo custode...

- Davvero?

- E sono qui per renderti felice.

L'angelo aveva un seno grande e prosperoso. Le sue mani erano bianche, perfette e femminili. Aveva dei lunghi capelli rossi, le labbra ricoperte di rossetto, la carnagione diafana. Di tanto in tanto, quel seno carnoso si alzava e s'abbassava, in un sospiro di piacere, che poi sfuggiva da quelle labbra.

- Hai freddo?

- Sì.

- Vieni qui, ti scaldo io.

L'angelo lo strinse fra le sue braccia, ma era una femmina, il ragazzo le scoprì le gambe perfette...

- Sì, toccami così. Anche gli angeli fanno sesso, sai? E io sono venuta per insegnartelo!

L'angelo era scalzo e nudo sotto il manto turchino.

- Adesso faremo sesso insieme... Io sono una femmina, lo sai?

- Me ne sono accorto... hai dei meravigliosi capelli rossi. Posso accarezzarteli?

- Certo che puoi. Adesso vieni, lascia che ti abbracci!

L'angelo non era glabro. Christian, toccandole il pube, se ne accorse. Lei guidava la sua mano lungo le sue gambe, sode e lunghe, il ragazzo vide che portava lo smalto rosso su tutte le unghie, anche su quelle dei piedi, che il suo manto lasciava scoperte. Non era completamente scalza, indossava due scarpine scollate, col tacco a spillo.

Don, don, don... Una campana lontana suonava.

- La senti? E' l'ora del piacere – disse l'angelo custode, infilandogli il preservativo.

L'angelo lo aveva abbracciato, voleva sentire il corpo caldo di Christian sul suo grande seno. Poi, il ragazzo provò un leggero fastidio, ma la sua compagna gridò più forte... penetrandola, le stava lacerando l'imene e il suo glande si era scoperto.

- Facciamolo così, in piedi – disse l'angelo.

E aveva cominciato a muoversi, freneticamente, tenendo Christian per le spalle. La femmina già era fradicia di umori e si lamentava, mentre il maschio aveva cominciato ad ansimare. Ad un tratto, l'angelo lanciò un grido più forte: si avvicinava l'orgasmo, una sensazione che nessuno dei due aveva mai provato prima.

Allora, Christian si staccò da lei per sedersi, e invitò la sua compagna ad accomodarsi di nuovo su di lui. Lei lo fece e riprese ad agitarsi, a muoversi, mentre lui la teneva stretta per i piedi. Entrambi lanciavano sospiri bollenti.

- Amico mio, non farmi male, non farmi male... - si raccomandava la femmina.

Poi, un uragano scosse entrambi, più volte, sembrava non volesse mai fermarsi, e alla fine Christian riempì il preservativo col suo sperma infuocato, nel grembo del suo Ange Gardien.

- Quando, dove ci rivedremo? – le chiese poi, accarezzandole i capelli rossi.

- Al vecchio mulino a vento abbandonato...

Il nostro eroe riaprì gli occhi.

Per un attimo, si era quasi addormentato. Tutto ciò che vedeva ora, attraverso i vetri appannati della sua finestra, erano le antiche case che davano sui canali di Amsterdam.

E la sua mano grondava di un liquido bianco e triste.

Dunklenacht

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