Ecco, le mie mani bianche e di fata carezzano diamanti, stelle prigioniere di un frammento, solitarie e perdute in lacrime di cristallo!
Diamanti, meravigliosi come principi del sogno, dai lunghi manti bianchi, immaginati dalla natura per regalare lusinghe appassionate, che brillano d'illusione!
Diamanti, fatti per consolare i miei sogni infranti, o per dire addio,
per sempre...
Oh, fatali istanti, quelli in cui per me brillaste!
Fatali!
Ero salita sul predellino della carrozza, i lunghi capelli al vento, una lacrima furtiva scese sulle mie guance, mi rovinò il rossetto, la tristezza, il silenzio, il dolore dell'addio, poi, quell'ultimo bacio!
Oh, davvero, non so per quale folle sentimento l'abbia mai donato.
So soltanto che il cuore palpitava forte nel petto di una donna, che invano desiderava ancora il fuoco delle membra, il sussurro di una parola impossibile nel silenzio dorato, una scarpa col tacco a spillo, dimenticata ai piedi del letto, sospiri e lamenti, bollenti, bollenti, bollenti!
Ero vestita di pizzo, vestita di pizzo, sì.
Diamanti, stelle di perla, brillate ancora per me!
Sì, come quel giorno, in cui amai per la prima volta, e le mie labbra di velluto tradirono un grido, per la mia femminilità, profanata dal corpo di un uomo, che non osava rivelare il suo nome.
Quelle dolci pietre preziose erano state tutto il suo regalo.
Oltre a quello, un ricordo, fatale e prelibato, quasi dimenticato dietro un seno ardente e sodo, fatto per essere accarezzato, sfiorato, tormentato da una virilità romantica e instancabile, ma rimasto abbandonato ai suoi sospiri, freddi e sconsolati, come la malinconia.
Ho amato, ho goduto, ho pianto!
Sì, anche le lacrime sono figlie del piacere, come la luce bianca che sprigionano quelle meravigliose pietre, che tengo ora tra le mani, e mi parlano di istanti, folli istanti, in cui si consumò tutta la vita.
Brillate, stelle di fuoco, in cui ardono ancora i miei dolci baci!
Siete il mio sogno, prigioniero di un ricordo.
E sospirerò ancora, sì, lo giuro, tra fiamme più ardenti e dorate di queste, sprigionate dai diamanti, senza altro velo che la pelle, bianca, d'avorio, stretta stretta al corpo eburneo e irsuto del mio uomo, travolta dalla tormenta dei sensi, che tortura e carezza ogni essere.
Amai perdutamente, sì.
Amai per la follia.
E oggi la mia bella mano non stringe più quella del meraviglioso amato, bensì uno scrigno dorato, tempestato di rubini, che racchiude un piccolo tesoro, prezioso quanto le emozioni di un tempo, non destinate all'addio, ma all'arrivederci.
Tengo una chiave d'argento appesa al collo. La lucido con i baci delle mie labbra, ogni volta che penso al mio ricordo, e al regalo favoloso che tengo segretamente chiuso nel mio scrigno.
Non dirò mai più addio.
Oh, brillate, brillate, brillate ancora per me, diamanti, astri adorati, prigionieri di un frammento, stelle perdute di felicità, in cui scintillano gli stessi sguardi innamorati, che concedevano i miei occhi il giorno in cui amai per la prima volta.
Vi custodirò per sempre, fino al giorno del ritorno, o fino a quanto nuovamente proverò quel languido spasimo nel petto, che mi farà dimenticare le dolci lacrime d'argento, sfuggite teneramente alle mie ciglia, in questi istanti!
Dunklenacht