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Racconto n° 1363
Autore: Dunklenacht Altri racconti di Dunklenacht
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E' un giorno senza nome
Ho rivisto la grande piazza, è diventata bianca bianca, ricoperta soltanto da un mantello di neve.

Un sorriso breve mi sfiora la bocca, poi, svanisce.

Una mano lieve sfiora la mia spalla...

La fontana di una volta è morta. Dalle sue viscere segrete non zampilla più l'acqua di cristallo, che donava la vita e la felicità.

Tutti i passanti sono malinconici fantasmi, toccati soltanto dalle carezze fredde del vento.

Le carrozze tirate dai cavalli delle fiabe non ci sono più. Forse, non ci sono mai state, era soltanto la nostra fantasia di un tempo, ad immaginare tanto.

Un vagabondo suona il violino.

Una colomba che abita la piazza gli si posa teneramente sulla gamba, ma egli, ignaro, continua a suonare, e una voce d'autunno sembra levarsi da quell'antico strumento, soltanto per infrangere il silenzio.

Ho sussurrato il tuo nome, invano.

E sulla scalinata bianca più nessuno c'è ad aspettarmi.

E' un giorno senza nome.

Tutt'intorno a me, si spengono le ultime luci del mistero. E' come se il fuoco dell'aurora avesse per l'ultima volta reso i tetti delle case ardenti.

Da quando un angelo è caduto dal cielo, più nessuno sorride, qui. Forse, neppure il vecchio clown, che un artista sconosciuto volle un tempo scolpire nel marmo, per poi regalarlo all'ammirazione dei visitatori della grande piazza.

Eppure, quel vecchio fuoco ancora arde e brucia in me.

E desidero ancora quelle ciglia abbassate, nere come la perla, quei sorrisi languidi, apparizioni misteriose su quelle labbra suadenti, pronte a dire - ti amo - , gli sguardi furtivi e appassionati, lo spasimo dei sensi, provato alla vista di quelle dolci gambe, velate appena da calze a rete nere.

Oh, i tacchi a spillo, i tacchi a spillo, e la giarrettiera scarlatta, usata per legarmi e farmi prigioniero del piacere!

Allora, tutto ciò che chiedevi era un letto, e una notte da trascorrere insieme, circondati soltanto dal silenzio.

Sì, desidero ancora la stretta del tuo corpo, i tuoi seni nudi e caldi sul mio petto, la tua femminilità irsuta, squarciata dal calore robusto del membro di un uomo.

Piangevamo, ti rammenti? Sì, in quegli istanti, i magici istanti, lacrime di fuoco ci inondavano gli occhi.

Sei sempre nuda, come allora, davanti ai miei sguardi, caro fantasma dei miei ricordi. Nuoti sempre nel blu delle felicità perdute, dei mal celati sospiri, delle sensazioni di un tempo, quando la tua mano non temeva di sfiorare la mia mano, ed eravamo fatti per la voluttà.

Piacevi.

La solitudine e il silenzio non bastano per dimenticarti. E ricorderò per l'eternità le tue grida d'angelo, quelle che lanciavi quando eri tra le mie braccia, forse, le stesse che ti sfuggirono, nel giorno in cui il destino volle coglierti.

E' un giorno senza nome, sì, senza nome, fatto soltanto di colombe che volano nel cielo grigio, e di taciti presagi dell'inverno.

Sulla scalinata solitaria più nessuno c'è ad aspettarmi, io mi sono seduto sui suoi gradini bianchi, ricoperti di foglie morte, spazzate dal vento.

Ho sussurrato i miei ricordi al silenzio.

Ho rivisto un volto, quel volto, il tuo volto. Eri argentea, di perla, fatta soltanto per il sogno. Addio!

Dunklenacht

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