Mezzanotte già era suonata su nei miei castelli, mezzanotte di neve.
Il lago, ritirandosi, mostrava magicamente al cielo i segreti che da secoli custodiva nei suoi abissi di zaffiro: erano i monumenti e i palazzi del villaggio sepolto.
Angeli che suonavano trombe dorate, scolpiti nella roccia, salivano dalle acque, come per incanto, baciati teneramente dai primi fiocchi di neve.
Ecco i tetti spioventi delle case, riemergere come nelle fiabe, erano rossi, e ricoperti di alghe; che emozione rivedere il gotico campanile della chiesa salutar le stelle, toccato da un pianto di luna!
Riaffiorava il vecchio mulino, l'umile dimora del falegname e quella del borghese facoltoso, e il municipio, con il suo orologio rimasto fermo alla mezzanotte di trecento anni fa.
Tutto taceva intorno a me.
Faceva freddo, uno a uno i bianchi astri dell'inverno si celavano nel blu, due labbra sussurravano:
- Non più!
Era accaduto dopo un bacio.
Il languido tradimento venne consumato al chiaro di luna, dopo il calar della prima neve. Nessuno sapeva. Nessuno sentiva. Nessuno poteva raccontare al vento quel mistero.
Prima di concedere la sua carne, la bella pianse. Era come se non volesse, ma al tempo stesso, dentro di lei, una voce di fuoco sussurrava di sì. Era il tempo del piacere.
La leggenda del villaggio sepolto voleva che ogni volta che le antiche torri emergevano dalle acque del lago, si consumasse un amore furtivo e clandestino, sbocciato improvvisamente, dal niente, e fatto soltanto per essere dimenticato.
Ah, passione, passione e oblio!
Lei volle farlo nella casa sulle rocce, la più isolata e tranquilla, dove si diceva che il sabato notte si radunassero le streghe. Oh, ma i due amanti, vi giuro, non trovarono che il silenzio, ad aspettarli.
E così accadde. Oh, sì, sospiri, sofferenza, piacere, toccare, sfiorare, penetrare, gridare, morire d'ebbrezza, tutto questo poté accadere in un istante.
Fu la bella la prima a voler restare senza veli, fu lei a spogliare, e ad attizzare il fuoco del desiderio, malgrado il suo ritegno! Diceva di far presto, di far presto, perché poi sarebbe arrivato l'orco cattivo, o forse, il destino, a calpestare l'amore fuggitivo e clandestino dei due giovani.
Doveva essere solo per una notte, sì, solo per una notte. Ma quando lui ebbe finito, lei gli chiese di non lasciarla, e di farlo ancora, ancora e ancora, fino al sopraggiungere delle prime luci dell'alba, gliel'aveva promesso, gliel'aveva promesso...
La traditrice era ubriaca di follia, aveva sciolto i suoi lunghi capelli, che le ricadevano disordinatamente sul seno nudo, prendeva sempre quella mano virile tra le sue, e se la portava sulla pelle.
Diceva di volere che la passione li legasse insieme, come una catena di fuoco, e all'alba i fantasmi del villaggio sarebbero venuti a prenderli, per portarli a vivere nelle loro case.
Poi, un sorriso languido si disegnava sulle sue labbra di corallo. Sì, aveva semplicemente scherzato. E rideva, rideva, la bella, ma le risate morivano negli ardenti sospiri di piacere.
Quella notte, aveva tradito per la prima volta.
E nessuno, nessuno doveva sapere. Doveva essere come una visione, pronta a tuffarsi nelle acque del lago, insieme alla luna bianca, l'indomani, al sorgere delle prime luci dell'alba. Allora, ogni incantesimo si sarebbe spezzato.
Ma veramente, vi assicuro, quella notte il lago aveva mostrato i suoi abissi, nei quali erano custoditi i sogni perduti di tutti gli amanti del mondo, insieme con le vecchie case e i monumenti del villaggio sepolto in fondo a quelle acque.
Dunklenacht