Per la prima volta in terza persona. E' un esperimento, un tentativo o forse uno sfogo per concedere all'anima l'illusione di osservare senza sentire.
Starebbe seduta ore a guardarlo così. Seduta sulla sua scrivania, le mani pizzicate sotto le cosce, la gamba destra accavallata sulla sinistra stringendo di nascosto i muscoli interni per controllare il desiderio o, forse, per darsi un surrogato di piacere, per ingannare la voglia nel ventre.
Lo osserva mentre lavora, le linee forti del viso, il naso dritto, la mascella dura. Con gli occhi s'incolla ai suoi capelli folti, lì, di lato, dove il nero si lascia contaminare dall'argento. Ne percorre la curva morbida fino alla nuca. Un brivido. L'impulso improvviso di lasciar strusciare il labbro inferiore su quella pelle odorosa, là dove inizia la spina dorsale, là dove sa potrebbe innescare il suo piacere senza fatica.
E invece rimane così, dondola leggermente il piede giocando coi decolleté. Ogni tanto stacca lo sguardo da lui e si studia la linea del piede, sul dorso. Osserva i nervi e vede la radice delle dita che sparisce nel pizzo nero delle scarpe. Si graffia con noia languida la pelle col tacco appuntito, disegna righe bianche trasformandolo in carboncino in negativo.
Lui continua a lavorare, il viso contratto sulle carte, quasi immobile, tamburella solo la stilografica sul foglio di tanto in tanto. Un ritmo veloce, secco, che a tratti rallenta, sfuma, sembra fermarsi e riprende all'improvviso. Lei sente quelle onde nello stomaco, le sente scendere giù, le sembra di sentire quella penna sulla pelle.
D'un tratto lui si ferma, alza gli occhi scuri e lei si perde in quel buio lucido. Continua a dondolare la gamba. Le spalle sollevate lasciano intravedere il seno appena sopra l'unico bottone della giacca. La gonna rigorosa del tailleur tira così seduta. Lo spacco disegna una striscia sottile di pelle sulla coscia.
La ragazza profuma di desiderio. Lui si avvicina lasciando scorrere le ruote della sedia girevole, la scava con gli occhi, la spoglia lentamente col pensiero. Lei vibra, sente la carezza sensuale dei suoi occhi.
Ora lui la sfiora coi polpastrelli sulle caviglie, scrive la sua voglia sulla pelle dorata da una serata in spiaggia. Lei trasale al suo tocco, ma aspetta. Aspetta che le sue dita si facciano più intense, che salgano alle ginocchia e raccontino storie alla sua pelle ormai accesa.
Allora reclina la testa di lato, lentamente appoggia la guancia sulla spalla e lo guarda dolce.
Le mani di lui sono ora sulla pelle morbida ai lati degli slip, la gonna è completamente rovesciata, un tulipano sfiorito tra le carte. Lei si muove piano, asseconda i suoi movimenti, si spinge verso le sue dita, ne cerca il contatto con ansia.
Sta perdendo il controllo, socchiude gli occhi e rovescia la testa indietro. Lui si alza e bacia il collo così offerto. Lei sente la sua lingua lungo la clavicola e su fino all'orecchio. La tiene salda per i fianchi e con entrambi i pollici massaggia lentamente il monte di venere sopra e poi sotto gli slip.
Ora lei è il suo lago, si spande tra le sue braccia, chiude gli occhi e si perde mentre lui annega silenzioso. Le sfila la giacca, gli slip, sgancia il reggiseno e la stringe a se. Le braccia di lei pendono inermi, è senza volere, abbandonata al desiderio atteso troppo, drogata dall'eccitazione. Quando lui la penetra i suoi capelli sfiorano la scrivania, la schiena forma un arco perfetto e le gambe si chiudono sui fianchi di lui, le caviglie allacciate con forza a spingere ancora di più verso il suo sesso. Lui la scopa violento, le scuote il corpo facendolo tremare; le mani di lei sussultano sulla scrivania e la sua mente rincorre i colpi senza afferrarli, li vive passiva, li assorbe e infine si scioglie.
Madame
Madamesnob