La stazione evoca in me tanti ricordi.
Passo di là quasi ogni mattina, e rammento tristemente i miei amanti di un tempo.
Un mucchio di foglie d'autunno si alza nel vento, come una nube, e in quel mentre mi sembra di rivedere i loro volti. Sono pallidi, perché la passione e il piacere non abitano più in loro.
Chiedo invano di poter parlare agli amici del cuore e del corpo, di poterli abbracciare.
Ma non è possibile, no, perché sono lontani, e come custoditi dentro piccole sfere di cristallo, possono soltanto scrivermi tante lettere piene d'affetto, chiuse con un sigillo di ceralacca rossa, a forma di cuore.
Oh, sì, me le scrivono con il pensiero, ed io le leggo e le rileggo con gli occhi del sogno!
Uno dopo l'altro, i treni arrivano e passano.
Sono come gli anni, le gioie e le tristezze della vita. Sono come le cose che ci passano accanto, sono come noi stessi. Il silenzio d'inverno mi avvolge, sento che sono ancora donna, dai tacchi a spillo in vernice rossa.
Oh, gli anni, quanti, quanti ne sono passati!
Avevo un'amante femmina, sapete? Aveva dei lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri e amava molto sorridere alla vita, la stessa vita che ci fece sorridere a lungo insieme, ebbre di felicità. Lei era così giovane, aveva appena vent'anni...
Ricordo che rimase meravigliosa fino all'ultimo. Poi, ci lasciammo.
Quel giorno, un treno era in partenza al binario uno, io inutilmente la stringevo tra le mie braccia e la baciavo, cercando di consolarla e di convincerla a non andare. Lei ricambiava le mie tenerezze, e diceva di amarmi d'un amore ormai spento, che nessuno poteva più riaccendere.
Giocavo con i suoi capelli. Passavamo delle lunghe ore al parco, vicino alla fontana grande, dove guizzavano i pesci rossi. E là le facevo delle promesse impossibili, che soltanto un ragazzaccio dispettoso avrebbe potuto fare.
Aveva le labbra rosse come il fuoco. Sì, erano due labbra splendide, che risaltavano molto sul suo volto pallido, erano due labbra che amavo tanto baciare.
Ella non fuggiva alle mie premure.
Ma quel giorno fu come se morisse, tra le mie braccia, le stesse che mille volte l'avevano stretta ardentemente e con passione.
Vi confesso che invano ho cercato la morte, dopo quell'episodio. Ma sapevo che gli uomini mi avrebbero confortata, oh, sì, gli uomini, con le loro spalle larghe, i loro petti forti, su cui piangere, le loro mani grandi, fatte per stringere quelle delle donne!
Forse, se avessi ritrovato l'amica del cuore, mi sarebbe parso di incontrare di nuovo un angelo.
Sono sempre alla stazione. Passa un merci, lungo quanto un'immensità.
E mi vengono in mente mille cose.
A volte il dolore del cuore migliora l'essere umano... Ma quando è smisurato, cieco, oh, allora, la testa ci gira talmente, che vorremmo soltanto morire di felicità.
Chiedo sempre al cuore di poter rivedere il mio angelo custode... Ma sento che la mia attesa è un po' vana, forse, sto soltanto aspettando l'arrivo dei cavalli bianchi della passione, che mi condurranno lontano.
Fa freddo.
I fantasmi dei miei amanti di un tempo mi fanno di nuovo visita, io li amo, sì, perché sono venuti per accarezzarmi, confortarmi, amoreggiare con me, e farmi sentire meno sola. Ho la sensazione che un'anima meravigliosa e triste mi stringa tra le sue braccia, proteggendomi così dal freddo vento d'inverno.
Vorrei tanto fare l'amore con quel fantasma di tenerezza.
Vorrei tanto... oh!
I miei sogni sono infranti. Sì, erano sogni pieni d'amore e d'affetto, in cui brillavano gli occhi azzurri di una donna, e scintillavano le stelle di desideri inconfessabili, dolci come le gambe accavallate di una ragazza, o due labbra che sussurrano - ti amo - , volevo sentirmi bambola dalle ciglia lunghe, e dalle guance di seta, velluto doveva essere la pelle del mio corpo, savana selvaggia, il mio piacere ardente.
Dunklenacht