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Racconto n° 1375
Autore: Dunklenacht Altri racconti di Dunklenacht
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The last summer
Il tiepido vento di maggio carezzava i lunghi capelli biondi di Lilli, nei cui dolci occhi brillava il sogno.

Oh, sì, quegli occhi teneri erano davvero grandi e azzurri, ma qualcuno, si diceva la giovane, li aveva disegnati più per le lacrime di passione, che per la felicità, la quale, però, non di rado brillava in quei suoi astri turchini.

Le capitava di trascorrere delle ore a guardare il cielo e il mare. Erano come lei, proprio come lei, belli e immensi quanto la schiuma bianca delle onde, che moriva sugli scogli.

Lilli sapeva che la vita era ebbrezza, era per questo che la amava. Ne amava i piaceri proibiti, il rapido e folle scorrere.

Amava la dolcezza dell'affetto, la forza del destino, adorava passeggiare e scherzare con i suoi amici, in un mondo che le sembrava fatto soltanto per la vita.

Non le piaceva molto essere baciata sulla bocca, preferiva il fuoco del corpo, una mano che le si insinuasse in mezzo alle gambe, per sfiorarla così sulla fonte del desiderio.

Amava portare le scarpe con i tacchi a spillo, le gonne corte e attillate, i top che facevano risaltare il suo splendido decolleté, e, ovviamente, i cappellini neri, decorati a fiori, molto spiritosi.

E la sua vita, diceva, era fatta soltanto per essere vissuta.

Giorno dopo giorno, la vedeva passare. Ma aveva deciso di non pensarci, perché tutto ciò che contava era godere.

Amava gli idoli dei giovani.

E aveva deciso di trascorrere l'estate in una città di mare e di divertimenti.

Il sogno era destinato a brillare di nuovo in quei suoi occhi, per poi svanire dolcemente, come le nuvole bianche che affollano il cielo azzurro di luglio.

Ricordo che un giorno la vidi sola sugli scogli, dispettose folate di vento sembravano cercare di farle volare via il cappellino, e di tanto in tanto la raggiungevano gli spruzzi delle onde burrascose. Erano come carezze, dolci e fredde.

La bella guardava l'immenso, e le poche barche che affollavano la rada.

Il mare era grosso quel giorno.

E Lilli, tutta sola e in silenzio, prese a carezzarsi follemente, con la bella mano dalle unghie un po' lunghe, dipinte di verde smeraldo.

Era come se in quel momento un uomo la stringesse tra le sue braccia e la facesse godere teneramente; le sembrava di sentirsi baciare sulla bocca con dolcezza, e sfiorare su tutto il corpo, mentre i suoi lunghi capelli volavano nel vento.

Aveva socchiuso gli occhi.

Una lacrima di piacere le scese dalle ciglia e le inondò il volto, già rosso per il fuoco tranquillo che la divorava.

Sì, il suo marinaio, il suo capitano, era tornato da un lungo viaggio, e l'aveva presa con sé, per amarla come soltanto lui sapeva fare.

Lilli credeva di vedere la sua giubba blu, decorata con grandi bottoni d'oro, e il suo cappello bianco, da ufficiale, con la visiera.

Era innamorata di lui.

- Stringimi forte – gli diceva.

Il fuoco che la divorava in quegli istanti era un po' impetuoso, forse, quanto il mare che le stava innanzi.

Ma la bella era felice, perché aveva cominciato l'estate secondo i suoi desideri.

E provò piacere, piacere e piacere.

Tutte le notti, lei e i suoi amici andavano a fare schiamazzi e a divertirsi nei posti più favolosi.

L'estate era piena di musica, di divertimenti, di giochi e scherzi sulla spiaggia, di passeggiate nella pineta, di pomeriggi assolati, da trascorrere sul molo, guardando passare le navi dalle vele bianche.

E a Lilli capitava di visitare luna-park dove la luce turchina della luna si mescolava a quella più debole delle luci giocose, dove l'ottovolante rasentava il cielo, e c'erano degli uomini travestiti da clown, che facevano gli scherzi con la pistola ad acqua, o con i coriandoli, vi si incontravano pure delle donne travestite da fate, che accarezzavano i bambini, e delle scimmie addestrate, a cui avevano insegnato a fare le pernacchie.

I suoi amici la corteggiavano, ammiravano le sue belle gambe, i suoi seni prorompenti, la baciavano sulle labbra, e la facevano godere.

A volte, andavano tutti quanti insieme al circo, a guardare le star che lottavano con i coccodrilli, o i domatori, che frustavano le loro tigri e le facevano giocare.

Tutto era scherzo, tutto era incantata follia e divertimento assicurato.

Tornavano a casa ubriachi dopo la discoteca. Ma prima di rintanarsi nell'albergo, dove alloggiavano come dei principi, scorrazzavano in macchina a guardare le luci della città di mare, sì, quella specie di paese dei balocchi, raccontandosi le barzellette, e scambiandosi delle battute spiritose e allegre.

A volte, si fermavano per far l'amore.

E a Lilli piaceva tanto essere oggetto del desiderio dei suoi ragazzi. Alcuni si erano fatti fare dei tatuaggi sulle braccia, altri portavano dei cappellini colorati con la visiera girata all'indietro, altri ancora avevano l'orecchino.

Tutti la corteggiavano.

Lilli era sola nel suo paradiso...

Le piaceva fermarsi a guardare il cielo, con quei suoi occhi pieni di sogno, a contemplare il mare e le gioie che le stavano intorno, i clown, le scimmie giocoliere, le giostre, i ragazzi che le facevano la corte, i circhi, l'immenso azzurro del mare, il sole meraviglioso che brillava sopra le onde, e si specchiava nel blu, i colori di fuoco del tramonto.

La sua vita volava via come una nuvola bianca nel cielo.

E lei non faceva altro che amoreggiare, allegra e divertita, mentre vedeva tutti i suoi sogni fuggire irraggiungibili verso l'immenso.

Amava sentirsi amare, oh, no, non era soltanto un gioco di parole, desiderava una virilità che si impadronisse di tutta lei stessa, giocava con le sue gambe, e mangiava la mela, sorridendo.

Nei suoi occhi c'era l'estate, la ruota panoramica, quando toccava il cielo, l'ardore di un piacere affettuoso che non si può raccontare, la libertà delle lunghe passeggiate all'aria aperta, sul molo, o nella pineta.

Ma tutto questo fuggiva. Già giugno era trascorso, e il caldo luglio era volato. Rimaneva agosto, e poi settembre, il mese dell'addio.

Lilli era allegra e triste al tempo stesso, così com'era donna di tutto ciò che brillava intorno a lei.

E la sua felicità non sarebbe durata più a lungo di quell'estate.

I pomeriggi erano sempre più brevi e malinconici. Nei suoi occhi, a tratti, comparivano le lacrime, oh, sì, spesso le capitava di piangere, e forse non soltanto per il piacere. Le succedeva mentre pedalava allegramente per le vie del centro, o lungo i viali alberati, e suonava il clacson, per non pensarci, sì, lo suonava forte, forte, forte.

Era il quindici settembre. Lilli aveva visto ripartire per la città l'ultimo dei suoi amici, quello che più amava. Aveva sussurrato - ti voglio bene - per l'ultima volta, ed era sola, sugli scogli. Il vento faceva volare sempre i suoi lunghi capelli... Ma lei sembrava un fantasma, e non aveva più un volto.

Era vestita di blu. Passava un veliero.

Il mare era grosso quel giorno.

Nessuno la rivide mai più. Forse, la bella era la figlia del sogno, era per questo che era svanita così, come una visione.

Dunklenacht

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