Oh, la bufera, la tremenda bufera ricordi?
Era notte di gelo e mistero. Due anime incatenate l'una all'altra correvano, fuggivano, lungo il sentiero, tenendosi per mano.
Ed era come se la morte, cieca messaggera, tutta vestita di nero, li rincorresse ansante, senza dare loro pace. A tratti, la voce di fuoco di un fucile squarciava il tetro silenzio dell'inverno.
Forse, era l'orco della bufera ad inseguire i due amanti.
Oh, sì, sì, sì, la bella già sapeva ogni cosa, perché aveva sognato un bacio, e un fantasma crudele, sotto un cielo stellato.
Mentre correva, mano nella mano col suo angelo, il suo petto ansante era rimasto nudo e bianco, per essere toccato soltanto dalla mano fredda della bufera.
Il fato aveva scelto per loro una sorte oscura, come se la colpa dei due amanti fosse di aver svelato al cielo un segreto di passione, che nessuno avrebbe dovuto mai rivelare.
Io non so cos'era accaduto, la mente e il pensiero si annebbiano, se tento di ricordare... Rammento soltanto una lettera dimenticata sullo scrittoio d'ebano, scritta con inchiostro rosso, e firmata con un bacio, un regalo dimenticato sul bel letto a baldacchino, una serenata al pianoforte, un abbraccio al chiaro di luna, ed una morte.
E non c'era pace, nemmeno nella grotta, dove un tempo lei aveva incontrato il suo amore per la prima volta, ed entrambi avevano conosciuto le gioie perdute dei sensi.
Sì, perché era come se la voce terribile del cattivo, mista a quella della tormenta, continuasse a perseguitare i due amanti, minacciando loro il castigo, riservato agli infelici per aver rivelato al mondo il loro affetto.
Le rocce erano tutte ricoperte di neve.
Lui cercava di riscaldare tra le sue braccia la sua bella. All'alba, le diceva, il perfido avrebbe perduto le loro tracce, e così si sarebbero rimessi in viaggio per la Svizzera, e poi, di lì, per Parigi.
Lei sussurrava sempre che aveva paura, e non faceva che portare la calda mano del suo uomo sul suo corpo freddo, dalle forme flessuose, e dalla pelle morbida, che però quella notte sembrava di cera.
Poi, la debole luce di una candela li illuminò abbracciati, mentre il vento continuava a muggire nella grotta. La bella si sentì riscaldare dal calore del corpo del suo uomo, volle spogliarsi, affinché il caro amante le infiammasse ogni membro con le carezze ardenti delle sue mani, a cominciare dalle belle gambe, e dai piedi dalle unghie dorate.
Sentirsi toccare così fu irresistibile, presto ella si accorse di ansimare e di godere, di non avere più paura e di essere, come sempre, schiava rassegnata dei suoi sensi.
Non resisteva, no, non resisteva, e alla fine gli chiese di ripetere con lei quel vecchio gioco di passione e di piacere, che avevano già praticato tante altre volte, con immensa felicità.
Oh, la bufera, la tremenda bufera ricordi? L'ululato dei lupi, la voce lontana di un orco, il gelo, il mistero! Era notte di neve, ma un caldo fuoco bruciava nella grotta, era quello di un uomo e una donna.
E fu per me come avere un sogno, fatto di mal celati pianti, di sconsolati abbracci, di addii!
Dunklenacht