Il profumo dei suoi capelli sparsi sul cuscino mi eccitava da morire. Una scintilla capace di accendere il più devastante dei roghi, in cui ardermi, in cui immolarmi per un'ora di passione.
Restare sveglio mentre Lei dormiva era l'unico modo per provare a sfuggirle, per cercare di allentare il suo giogo.
Eppure ero io a tornarci, ero io ad stringerlo di nuovo.
Sentirmi più forte, ma solo per qualche istante, poi tornavo ad essere suo schiavo.
Il profumo dei suoi capelli, il suo piccolo seno sodo nudo, le unghie affilate e smaltate, il suo pelo castano e arruffato, il mio pene sempre più duro. Vederla così inerte, vulnerabile, mi eccitava da morire...
Nel buio della gabbia allora cominciavo a toccarmi, lentamente, perché Lei non se ne accorgesse. Sentivo che la stanza stava per prendere fuoco da un momento all'altro. Bastava così poco, una piccola scintilla.
Sento che il suo respiro è cambiato, non è più regolare, e non è più rassicurante come quello del cane da guardia che dorme.
La guardo e vedo che è Lei che guarda me. I suoi occhi mi colpiscono anche nel buio. La bocca ha assunto quel sorriso che conosco bene, così pericoloso, così magnetico.
Con un colpo allontana la mia mano dal mio pene, come se non ne avessi il diritto, come se non mi appartenesse.
E' lei che mi masturba ora. Prima lentamente, poi aumenta la velocità dei colpi che affonda. Sembra voglia farmi eiaculare, ma è solo l'inizio. Si ferma al momento giusto. Mi conosce troppo bene. La mia testa come il mio membro. Mi ha in pugno.
E' duro, vigoroso, rosso. Implora altri colpi, implora quello di grazia.
E' più vicina ora, capisco cosa vuole fare. Avvicina il mio sesso al suo. Io sono tutto sulla punta del mio glande. E' il mio punto più estremo. La sensibilità amplificata al massimo. Mi strofina nel suo pelo, nell'interno coscia, sulle labbra.
E' maledettamente bagnata, e dai suoi occhi chiusi capisco che è arsa dal piacere, dallo stesso fuoco che sta bruciando anche me. Capisco che mi sta usando, e questo mi eccita incredibilmente.
Mi guida dentro di Lei. Ora mi accoglie tra le sue gambe. Ho accesso al regno di cui Lei è l'assoluta padrona. Sono un privilegiato. Le sue natiche premono su di me, mentre la penetro da dietro, in un groviglio di gambe...
Dentro. Con la mia testa e con il mio pene, posso toccare la fonte del calore, l'epicentro del Piacere.
E mentre vengo avvolto dalle fiamme penso che di Lei ho sempre adorato i suoi modi di fare, il suo avermi facilmente in pugno con una gonna nera e dei tacchi a spillo, e con il fuoco...
Kuba Gervaso