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Racconto n° 1406
Autore: Enchantra Altri racconti di Enchantra
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Sera di primavera
Sera di primavera inoltrata, dolce, quasi estiva, mossa da leggere ventate dolci del ponentino romano.
La villa è in splendido stile neoclassico incastonata nel parco dell'Appia Antica, a ridosso del centro cittadino e nelle immediate vicinanze delle più belle e suggestive chiese di Roma.
Appena scesa dalla macchina, ho "annusato" l'atmosfera, resa particolare e dolce dall'odore delle fiaccole accese lungo tutto il percorso fino al giardino, costeggiando il lato est della villa, intrufolandosi tra i roseti e aprendosi sull'ampio spazio verde messo a disposizione dei proprietari. I tavoli con le prelibatezze erano posizionati ai lati di un esaedro immaginario, così da lasciare spazio ai tavoli in bamboo apparecchiati con eleganza: tovaglie di lino giallo-oro coperte da un'altra tovaglia in macramé bianco, set di piatti con i bordi che richiamavano il ricamo delle tovaglie, il flute per l'aperitivo, i bicchieri per l'acqua e il vino, posate in sacrosanto ordine cronologico, così che non si poteva sbagliare con le portate.
Era la serata conclusiva di un Convegno internazionale di produttori di caffè e thé: i partecipanti erano i maggiori produttori mondiali e, per l'occasione, avevo invitato due mie amiche che mi avrebbero riaccompagnata a casa al termine della cena.
Sul palco una cantante, accompagnata dal suo pianista, intonava canzoni italiane degli anni '60 mentre gli ospiti si godevano quella serata che avevo organizzato con meticolosità. Trascorsa mezz'ora dall'inizio della cena, mi arriva una chiamata sul cellulare: riconosco il numero, è di Michel, il braccio destro dell'organizzatore, in difficoltà perché il cancello della villa era stato chiuso (era una festa privata, nessun altro poteva più entrare).
Dopo aver pregato una delle proprietarie di aprire il cancello, gli sono andata incontro lungo il viale che portava all'interno. La serata richiedeva abito scuro e Michel era molto elegante. Lo accompagno al tavolo, lo presento alle mie amiche e si continua a mangiare, mentre Michel mi chiede notizie su questa Villa splendida.
Gli racconto la sua storia, indicandone la posizione suggestiva, la chiesetta all'interno della villa dove, ancora oggi, si celebrano matrimoni. Michel, incuriosito, chiede di poter visitare la chiesetta. Ci alziamo dal tavolo e, uno accanto all'altra, ci incamminiamo oltre i tavoli imbanditi, costeggiando un altro dei famosi roseti. Raggiungiamo la chiesetta, illuminata da faretti che aggiungono suggestività all'ambiente di questo tempio romano del 160 d.C. antico luogo pagano trasformato in luogo di culto, oggi appartenente alla Famiglia Barberini.
Michel era incantato, dalla storia e dall'interno della chiesetta: con una mano percorreva il muro in marmo pentelico quasi a volerne assorbire i secoli di storia. Così facendo mi raggiunge.
Le sue braccia ai lati della mia testa con i palmi appoggiati ancora al muro.
Il suo corpo che aderisce al mio, il suo petto che spinge contro i miei seni, le sue labbra che iniziano a baciarmi la fronte, percorrono la piccola distanza tra questa e il naso, sfiorano le mie labbra, ne penetrano la morbidezza con la lingua che cerca la mia... si fa strada tra l'umido calore della mia bocca, si intreccia in un abbraccio sinuoso, si stacca all'improvviso mentre dalle mie labbra fuoriescono gocce di saliva e il petto rimane col respiro mozzato.
Le sue mani scendono, a tracciare linee di arabesco sul corpo, raccolgono la gonna lunga in un ammasso di stoffa fino ai miei fianchi.
Protendo il bacino mentre le sue mani accarezzano i miei glutei, lasciati liberi da quel pezzetto di stoffa del perizoma che è ormai fradicio dei miei umori e la sua bocca morde la stoffa che ricopre i miei seni, rincorrono i capezzoli turgidi protesi e imprigionati nel reggiseno.
Non gli basta. Non mi basta... Scende col viso fino al mio sesso e si infila sotto la gonna. Attraverso il velo del perizoma sento la sua bocca calda lasciare tracce di saliva che si mescola al mio turgore e quasi grido per la violenta voragine che mi si sta aprendo nel cervello... cazzo stiamo facendo... cinque metri più in là, dietro il roseto, c'è gente che si sta godendo il cibo, il vino, l'allegria... io mi sto godendo questo uomo animalesco e la mia tentazione istintiva...
Mi giro, col volto verso il muro, le braccia piegate, le mani chiuse a pugno a raggiungere il mio mento... lo aspetto... aperta al suo sesso...
Lui discosta il perizoma, si piega leggermente, quel tanto che basta a raggiungere la mia fessura che sento vividamente rossa, gonfia... mi penetra con un colpo solo e rimane per un attimo così, fermo, immobile tra le mie carni mentre mi obbligo a mozzare un grido che si trasforma in un lungo alitare sul muro, come un animale mentre sta partorendo... mentre le sue mani si fermano sui miei fianchi, mentre il suo sesso mi fende, mentre la polvere di quei secoli torna ad animarsi, mentre donne pagane ci danzano intorno, protendono mani e bocche e sesso verso di noi... mentre la luce si fa più accecante, mentre Michel esce da me per farmi sdraiare in terra, su quel pavimento polveroso.
Me ne frego di chi può entrare, me ne frego di tutto, voglio solo godere, lui vuole solo godere. Mi avvinghio a lui con le braccia, con le gambe a legarlo dentro me a ritmare con lui i colpi che affonda dentro il burro che ormai sono, mentre mi inonda del suo sperma caldo, mentre lecca avidamente il mio fluido, mentre, ancora, gli vengo in bocca, io...
L'ultima contrazione è appena passata e mi costringo ad aprire gli occhi.
Michel è ancora sopra di me, ansante, disfatto come me. Mi bacia le labbra con una tenerezza femminile tanto da farmi sentire ancora il mio sapore. Esce da me, mi aiuta ad alzarmi, mi fa girare di spalle e mi toglie la polvere, l'erba, i piccoli sassolini che si erano attaccati al vestito.
Si torna nella bolgia, con gli occhi che nascondono un segreto. Ci sediamo al tavolo dove trovo le mie amiche che stanno conversando con un paio di partecipanti alla cena, interessati più alle donne che ad altro. Mi verrebbe voglia di indicar loro la chiesetta ma mi trattengo anche perché Michel mi versa del buon vino fresco e mentre fa questo, sfiora leggermente le mie dita come una carezza antica...

Enchantra

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