Il parco a Novembre è deserto. Nonostante i colori siano vivi. Ma comunque diversi rispetto al resto dell'anno. Forse non a molti verrebbe voglia di andare al parco a Novembre.
A Lei è venuta.
L'inchiostro nero si dispone uniforme sulla pagina gialla, come se dal passaggio dalla testa alla carta riuscisse a trovare una sistemazione. Dal caos all'ordine.
Il vetro si appanna, colpito dal suo respiro caldo. Vittima inevitabile della differenza di temperatura tra l'ambiente esterno e quello interno. I palmi delle mani ben aperti, con le dita nella loro massima estensione a lasciare inconfutabili impronte di piacere. È sinuosa, alta e dall'aspetto dolce, ma allo stesso tempo maestosa e imponente come una dea. Preme sul vetro, il busto proteso in avanti e le natiche bianche spinte all'indietro. Morbide eppure così sode. Vellutate al tatto. La mano scivola verso il centro, dove i due emisferi arrivano a sfiorarsi, baciandosi appena le labbra. Penetra nell'incavo, pollice e medio a toccare i punti giusti. Due tasti sapientemente toccati per una musica dolcissima che esce dalle sue labbra troppo rosse per la sua pelle troppo bianca. La viola che canta il suo piacere sul contrabbasso del respiro. Il vetro continua ad appannarsi...
L'aria punge il viso. Sfila tra la barba incolta. Le nubi ormai non si distinguono più, sono un unico ammasso grigiastro senza soluzione di continuità.
Statuaria, ben piantata sulle gambe sorrette dai tacchi a spillo. Le autoreggenti risalgono sulle gambe coprendole d'un velo nero. La piccola orchestra suona ancora quella meravigliosa sinfonia. Musica per pochi eletti risuona nella penombra della stanza.
Si schiudono ora le due bianche metà, fanno spazio al direttore d'orchestra, che con la sua bacchetta da il tempo a tutti gli strumenti. Suoni gravi e lunghi, che poco a poco aumentano di ritmo in un crescendo vorticoso...
Le mani aperte al massimo rischiano ora di scivolare sulla superficie umida. Lasciano dei graffi sulla condensa. Ma non cedono. Spingono verso l'alto consapevoli del supporto dei tacchi...
L'inchiostro non scivola più. Ha smesso di sistemarsi sul foglio. Niente più ordine dal caos.
La pioggia di Novembre cade copiosa sul parco deserto. Forse non a molti verrebbe voglia di andare al parco a Novembre.
Il cappotto di pelle, la gonna al ginocchio e alti stivali con i tacchi a spillo. Prova a ripararsi con la borsetta.
Kuba Gervaso