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Racconto n° 1429
Autore: Donar Altri racconti di Donar
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Solstizio d'estate
Non so se per il solstizio d'estate, vi è mai capitato di vedere gli aruspici orientali inneggiare alla nuova alba... Sono suonatori di tamburi giganteschi che, in prossimità del mare, poco prima del sorgere del sole, producono senza sosta, in ginocchio, a torso nudo, un ritmo codificato, un fraseggio di percussioni difficile da riprodurre, che non ha spartito musicale, ma solo chi ha cuore, può capire, ascoltare ed emozionarsi...

È la coreografia per salutare l'aurora della nuova stagione, tramandata da secoli, una volta per evocare ed impetrare grazie e benedizioni dalle divinità naturali, oggi anche per i turisti, che in silenzio assistono coinvolti.

Ero spettatore all'esibizione, nella Polinesia Francese, nell'atollo di Bora Bora, con un amico fraterno. Mi aveva costretto a seguirlo ad ore impossibili, poco prima dell'alba, svegliati dalle conchiglie polinesiane, lungo la barriera corallina, sulla bianca spiaggia, delimitata dalle grandi palme. Roberto è un bravo allievo di conservatorio, percussionista, appassionato da sempre ai ritmi orientali e non aveva nemmeno faticato molto a convincermi. La piccola folla era seduta, disposta a semicerchio, mescolata fra i nativi, assorti in meditazione.

Il serpentone dei suonatori era distribuito per un centinaio di metri, con i grandi tamburi perfettamente allineati. Le danzatrici, con le ghirlande al collo, i lunghi capelli sciolti, ed i gonnellini di paglia, rivolte verso la fila degli uomini, ad eseguire a tempo passi e movimenti antichi, consolidati dalla tradizione, studiati da un regista senza nome.

Finita la cerimonia, con il disco del sole tagliato a metà dall'orizzonte, il mare affollato dalle piroghe delle isole vicine, Roberto si è avvicinato, incuriosito, ai grandi tamburi tahitiani. Osservava rapito, incurante della magia dell'isola, senza riuscire a trattenere la tentazione! Ha fatto due o tre battute per provare l'emozione di suonare uno strumento importante. Si è prodigato con alcune frasi, e con sua meraviglia altri percussionisti, componenti dei gruppi delle isole vicine, hanno risposto alla provocazione, con lo stesso ritmo, su tamburi diversi, con i bastoni piuttosto che con le bacchette.

Il suono ha recuperato l'attenzione di coloro che lasciavano la spiaggia, disponibili per una nuova, imprevista, esibizione. Il ritmo è diventato più consistente, il dialogo dei tamburi più deciso, e man mano più intenso, per l'accodarsi di altri suonatori. Roberto era l'unico a fronteggiare tutti quanti, ma da provocatore aveva l'onore di fare la frase iniziale, mentre gli altri rispondevano.

Il timbro è diventato frenetico, con una foga ed un'eccitazione incredibile! E com'è possibile? Com'è possibile partecipare ad un programma sconosciuto senza sapere le battute che può avere in testa un italiano, in un arcipelago agli antipodi del suo paese?

Ma sì, la musica coinvolge sempre, il cuore la trasmette e l'emozione la propaga agli altri... Il vecchio tahitiano, movendo la testa, ad occhi chiusi, confermava partecipe i segnali e le battute. Un altro, più giovane ed imponente, aveva aperto una specie di danza, seguito da altri interpreti. L'imbonitore del villaggio turistico spiegava senza sapere cosa. Si stava definendo la più bella esibizione spontanea, il più bel concerto per tamburi solisti e accompagnamento armonico di altrettanti strumenti, uscito gratuitamente dalle menti, ma soprattutto dal cuore di magnifici improvvisatori, sconosciuti fra loro.

Eccezionale, stupefacente, una cadenza incredibile, incontenibile, devastante, con il cuore che batte allo stesso sincrono, oltre 100 timpani in perfetta armonia, gente di paesi diversi, a suonare la stessa musica. Ritmi di tamburi, con altre battute di risposta e di accompagnamento, inseguendo e rispondendo alla stessa percussione.

La musica è invitante, deve esser condivisa, sempre, e chi riesce a capire non resta insensibile.

Stavo osservando una fanciulla, una delle vestali della coreografia del sole, che coinvolta dalla nuova ed imprevista esibizione stava danzando davanti a me. Il suo era uno spettacolo spontaneo, non mi vedeva di sicuro. Interpretava, noncurante di mostrare le belle forme, soprattutto i seni poco protetti dalle corone di fiori e dai lunghi capelli.

Il sole proiettava la sua luce sui volti, sulle figure dei musici e delle danzatrici, riproducendo ombre allungate, gigantesche... Era l'evocazione del nuovo giorno, della nuova stagione, un inno alla vita!

La ragazza, mostrava, per l'eccitazione della danza, i seni rotondi, i velluti rosa, rigidi, e per la frenesia dei movimenti del bacino i glutei e le cosce nervose. S'intravedevano, sotto il sottanino impagliato, minuscoli slip, a proteggere ciò che una volta veniva mostrato senza alcun pudore, proprio per provocare gli osservatori. Guardavo, ammirato, la grazia e la bellezza di quella creatura, che sosteneva i ritmi dei musicisti, poco presente, compresa nella sua esibizione,

Altri spettatori s'improvvisavano ballerini, confrontandosi con le altre ragazze. L'isola ci stava regalando uno spettacolo insolito, il sole si specchiava nel mare calmo, colorandolo, con una lunga striscia dorata fino all'orizzonte. Il rito solenne aveva lasciato alle libere interpretazioni di quanti avevano subito il fascino dei segnali. E nessuno aveva intenzione di abbandonare la spiaggia, la musica o la danza.

Non era possibile restare a lungo indifferenti, e forse unico, rimasto ad osservare, mi alzai, movendomi proprio davanti a quella creatura che adesso si era accorta della mia presenza. Mi sorrideva, e gesticolava, certa di farsi apprezzare. Anch'io mi proponevo goffamente, avrei preferito osservarla, mentre lei cercava di farsi emulare, nei passi e nei movimenti più semplici. Le rispondevo ai sorrisi, ed era lei invece a danzare con me. Lo fece trasmettendomi la stessa sensualità, la stessa magia. Accostò le sue gambe alle mie, avvicinandosi con il busto, incrociando la testa con la mia. Sentivo il suo calore, l'odore della sua pelle, il profumo delle ghirlande di fiori...

Sorrideva ai miei movimenti, preoccupandosi solo della mia attenzione. Ho forse dovuto fare quasi ventimila chilometri per vedere una donna al naturale? Eppure doveva aver già visto altri turisti e conoscere il segreto della malizia femminile, non era possibile un'altra spiegazione.

Adesso, subendo la sue lusinghe, quanto spontanee non saprei dire, mi stavo eccitando, cercavo un contatto, un abbraccio, e non feci altro per nasconderlo.

La ragazza aveva capito, leggeva i miei desideri, la passione che mi aveva acceso, smise la danza, mi prese il braccio invitandomi ad abbandonare la spiaggia. Incontrò la mia mano, tirandomi quasi per farsi seguire, percorrendo un breve viale, fino alle prime capanne. S'introdusse in una di queste, e appena la seguii anch'io si girò davanti a me, liberandosi del gonnellino, delle ghirlande, degli slip...

Mi cinse il collo, mi accostò i seni al petto e le gambe nervose, a cercare le mie. Interpretava la mia anima, capiva riproducendo il mio delirio, la sua mano m'invitava ad accarezzarle il grembo, il sesso... Indugiavo senza imbarazzo, senza pudore, ascoltavo le mie emozioni desiderando la sua complicità. Occhi e bocche a dialogare sulla passione, per definire e sottolineare l'ansia crescente.

Amore naturale, senza coscienza, senza pregiudizio, senza interessi...

Si distese sul morbido letto di foglie intrecciate, ricoperto dalla lanugine dei frutti della palma, compressa nei teli grezzi come un materasso. Mi fece distendere sopra di lei, allargando le gambe, prendendo il mio sesso per adagiarlo sopra il suo, strofinandosi eccitata, mentre si lasciava baciare le labbra, il collo, i seni...

Il mio sesso aveva dilatato il solco del suo, umido e implorante la penetrazione. Fu lentissima l'introduzione, mentre la sentivo che si stava adattando per l'accoglienza, cingendomi il bacino, stringendomi le spalle, abbracciandomi con dolcezza. Il suo gemito era delicato, un sussurro di piacere quando cessò l'esplorazione dentro di lei. Il movimento pelvico sulla sua clitoride con l'accollo del mio sesso scomparso dentro di lei le procurava il piacere, ed il ritmo che cercavo di imprimere era in perfetto sincrono con il suo. Sembrava che la sua danza non avesse fine...

Spostava l'abbraccio dalle spalle ai fianchi alle natiche, come una carezza interminabile, in una stretta compiacente. Disteso sopra di lei, l'abbracciavo al limite del tronco, per facilitarle il movimento, mentre con la bocca le baciavo il viso, le gote, le labbra, il collo. Sentivo i muscoli del suo sesso stringere il mio all'interno, ad ogni spinta, per sottolineare il piacere, condividere il ritmo in progressione, con la frenesia dell'eccitazione, per accelerare l'incipiente orgasmo...

Sensi provocati da un'evocazione di vita! Musica e danza coinvolgenti, per la bellezza di una creatura spontanea. Desideri affascinati da un luogo privo della violenza occidentale, la nostra indole al naturale: l'amore che travolge e domina la nostra percezione...

Non scorderò mai più Bora Bora, l'isola dai dolci frutti, dagli intensi profumi, dalle spiagge bianche immerse in un mare d'acqua trasparente, con infiniti colori a definire i suoi contorni. Mi resterà nelle orecchie il suono dei tamburi, negli occhi la festa dei suoi abitanti, e soprattutto, nel cuore, l'emozione d'amore della danzatrice per il solstizio d'estate...

21-22 giugno

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