Bea guardò distrattamente l'orologio appeso alla parete davanti alla sua scrivania. - Ora di andare - pensò. Appose la sua firma di responsabile finanziaria della filiale italiana di una multinazionale su un nuovo contratto di fornitura sorridendo delle sue abilità commerciali. Spense il computer, si alzò dalla scrivania e si diresse alla toilette.
Un brivido sottile le solcò la schiena avvertendo l'acqua fredda sul suo viso. Guardò la sua immagine riflessa allo specchio. Si sciolse i lunghi capelli biondi, li ravvivò con una mano. Scostò un ciuffo che andava a coprire i suoi occhi verdi che risaltavano in quel viso regolare, dagli zigomi forse un po' sporgenti. La carnagione mora tradiva le sue discendenze creole. Si umettò velocemente le labbra e mentre si accingeva a truccarsi fu interrotta dal trillo del telefonino che annunciava un SMS. Sorrise nel leggerne il testo: - TROVATO? LIBRERIA REMEMBERS DI VIA MARCONI. CIAO. ZIA GIO' - .
Zia Giò... in realtà con Giovanna non era nemmeno lontane parenti. Più semplicemente, essendo più grande di lei, amava chiamare zia quella che era la sua unica, vera amica.
Zia Giò era stata accanto a Bea nei momenti difficili della sua vita. Era stata lei a farle aprire gli occhi su quel matrimonio deciso più per fuggire dalla noia della provincia e da una famiglia oppressiva che per amore. Sempre zia Giò la consolava ogni qual volta lui tornava a casa e, infilandosi a letto, nemmeno si preoccupava di togliersi di dosso l'odore delle sue amanti. Lei a convincerla dell'ineluttabilità del divorzio. Lei ad accompagnarla in tribunale – un anno prima oramai – dove un giudice dall'aria triste sancì la fine di quel legame.
Bea uscì dal divorzio a pezzi. Prostrata psicologicamente, decise di rimettere insieme i cocci della sua vita. Ricominciò a studiare. Voleva assolutamente conseguire quella seconda laurea in Letteratura Francese contro cui il suo ex marito si era sempre scagliato. Aveva già scelto l'argomento della tesi: l'opera di un critico letterario che, negli anni '20, aveva commentato "Les Fleurs du Mal" di Baudelaire. Amava quel libro. Ma più di tutto amava la poesia dell'albatros. Anche lei si sentiva pronta a librarsi in cielo libera. Anche lei aveva avuto qualcuno che si divertiva a tenerla legata per ridere del suo incespicare.
Aveva peregrinato in tutta la regione alla ricerca di una copia del libro commentato. E ora quel messaggio la riempiva di felicità. Non appena entrata in libreria, Bea iniziò a sfiorare quei libri antichi inebriata dall'odore di pagine che il tempo ( - come capita con le donne - sorrise) rendeva ancora più preziose. Immaginava i volti di chi li aveva letti, le mani che dopo aver sfogliato quelle pagine avevano accarezzato chissà quali corpi, chissà quali altre mani.
- Buona sera sono Sammi in cosa posso aiutarla? - . Bea ebbe un soprassalto. Si voltò. La voce apparteneva ad una ragazza di media statura. Indossava una gonna corta al ginocchio ed una canotta aderente che risaltava i capezzoli sporgenti. I corti capelli biondi erano impomatati di gel. Poco sopra il labbro, un piccolo neo nero. Con disappunto Bea notò che indossavano lo stesso tipo di scarpe: quei sandali allacciati al polpaccio che la moda aveva copiato dai calzari delle antiche matrone romane. Bianche quelle di Sammi, nere le sue. Spiegò alla commessa cosa cercava. - Wow – disse Sammy individuando subito l'ambito volume – nemmeno ci conosciamo e abbiamo già due cose in comune: le stesse scarpe e un amore smisurato per Baudelaire - . Rimase colpita dalla simpatia di Sammi che intanto la inondava di parole. Scoprì che aveva 27 anni, una laurea in letteratura comparata ed un contratto da assegnista nella stessa università di Bea. Lavorava in quella libreria per integrare le sue entrate finanziarie ed usciva, come Bea, da una brutta storia con un fidanzato che la tradiva continuamente.
Anche Bea le raccontò la sua vita. Le risultò spontaneo aprirsi con quella sconosciuta come mai prima aveva fatto, tranne che con zia Giò. Venne l'ora della chiusura. Sammi propose di andare a mangiare una pizza insieme. Accettò. Aspettò che la commessa chiudesse la saracinesca. La vide inginocchiarsi e dall'orlo superiore della gonna spuntare un pezzo di perizoma nero.
Sammi scelse una pizzeria in un quartiere un po' defilato. Mangiarono di gusto, parlarono e risero. Quasi litigarono su chi dovesse pagare il conto. Uscite dal locale, Bea accettò la proposta di fare una passeggiata: - mi piace camminare di notte per la città – le spiegò Sammi – mi piace questo silenzio, mi piace poter pensare..."
Bea trasalì quando si accorse che le aveva preso una mano tra le sue. Passeggiarono in silenzio fino a quando raggiunsero un condominio. - Ecco – disse Sammi – io abito qui: dato che hai pagato tu, posso almeno offrirti un caffè? - .
Non lasciò tempo alla risposta. Trascinò Bea nell'ascensore e da questo al suo appartamento. - Mentre scaldo l'acqua, guardati un po' in giro - disse Sammi.
Bea non fu particolarmente colpita dall'appartamento che anzi giudicò abbastanza ordinario: il salotto pieno di libri e videocassette, un angolo cottura, un bagno con una gran vasca ed una doccia. Vide una porta chiusa. La aprì. Ciò che la colpì non fu quel letto matrimoniale sfatto o l'armadio ricolmo di vestiti o quello specchio a figura intera di fine ‘700. No. A colpirla furono le decine di foto appese alle pareti. Tutte in bianco e nero, erano ritratti di Sammi.
- Ti piacciono? -
Bea ebbe un soprassalto. - E' il mio destino quello di spaventarti ogni volta che apro bocca? - rise Sammi. - Sono molto belle, chi le ha scattate? - - Io" rispose fiera Sammi "se vieni di là te ne faccio vedere delle altre - .
Si sedettero sul divano. Bea bevve il suo caffè mentre le porgeva un album fotografico. Gli occhi di Bea non avevano mai visto nulla di simile: Sammi compariva a figura intera completamente nuda mentre si accarezzava, mentre si faceva la doccia, mentre era in bagno. - Belle vero? - disse Sammi.
Bea si irrigidì nel sentire le sue mani accarezzarle le cosce. Istitintivamente le chiuse. - Me le ha fatte una mia amica; è molto brava e anche molto bella... ma tu sei più bella - aggiunse.
Bea si contrasse non appena le labbra di Sammi sfiorarono le sue. - Perché tu sei bella sai? Appena ti ho visto, ti ho desiderato; ho desiderato spogliarti, leccarti, baciarti; ho desiderato che le tue mani mi accarezzassero; ho desiderato che la mia lingua esplorasse il tuo corpo - .
Bea era paralizzata. Sentiva il battito del suo cuore accelerare sempre di più e la gola seccarsi dall'emozione. Si spaventò quando capì che le parole di Sammi l'avevano eccitata. - Ma... ma" iniziò a balbettare "guarda che io... che io... insomma io non ho mai fatto niente con un'altra donna e poi... - - C'è sempre una prima volta sai? - rispose Sammi. - Si ma poi non mi sono nemmeno lavata; quando sono venuta al negozio arrivavo dall'ufficio - - Meglio: adoro il profumo di femmina dopo 8 ore di lavoro - disse Sammi con voce roca.
Bea sentì le sue labbra aprirsi non appena avvertì la pressione della lingua di Sammi. La sentì entrare dentro di lei, cercare la punta della sua. Avvertì l'intreccio di quelle lingue, capì che Sammi stava risucchiando la sua saliva. Fu un bacio incredibile.
- Visto? È facile imparare sai? Dai vieni -
Bea si alzò e, tenuta per mano da Sammi, la seguì nella stanza da letto. Sammi la mise davanti allo specchio. Le scostò i capelli ed iniziò a baciarla sul collo. Di tanto in tanto con la punta della lingua le succhiava il lobo dell'orecchio mentre le mani iniziarono ad aprire la camicetta di Bea.
Si infilarono nel suo reggiseno, accarezzarono delicatamente la stoffa e poi lo sganciarono.
Bea aveva gli occhi chiusi. Sentiva le labbra di Sammi, sentiva le mani che dopo aver liberato i seni si erano infilate nella gonna. Sammi avvertì l'eccitazione di Bea, ne scoprì gli umori. Decise di spogliare la sua amica.
- Guardati - le disse. Vide il suo corpo nudo riflesso dallo specchio. Sammi prese la sua mano e gliela appoggiò al sesso: - Accarezzati - le disse. Bea obbedì. Ben presto la timidezza lasciò spazio al piacere. Intuendo come fosse prossima all'orgasmo, Sammi la fermò e la fece sedere sul bordo del letto.
Iniziò a spogliarsi. Si tolse la canotta e fuoriuscirono due seni sodi, bellissimi, dove spiccavano due capezzoli turgidi, dritti. Si sfilò la gonna e si tolse quasi con rabbia il perizoma.
Il sesso di Sammì era completamente bagnato. Se lo toccò con un dito e fece assaporare a Bea quel nettare.
Si inginocchiò. Iniziò a slacciarle i sandali. Prese il piede nella sua bocca. Lo succhiò avidamente. Ne percepì chiaramente l'odore. La lingua leccava ogni dito, entrava in ogni piega della pelle mentre le mani accarezzavano dolcemente il sesso di Bea.
La fece sdraiare e con la lingua iniziò a percorrere tutto il suo corpo. Arrivo al pube. Iniziò a leccarle le grandi labbra, poi le entrò e con movimenti circolari iniziò a succhiare avidamente.
Cercò il clitoride. Sorrise quando le sentì ingrossato dall'eccitazione. Lo prese nella sua bocca, lo succhiò, lo titillò dolcemente mentre le dita stringevano i capezzoli di Bea. Montò sopra alla sua amica. Le offrì il sesso bagnato. Bea lo leccò avidamente.
Cercavano di sincronizzare i loro movimenti. Ogni volta che l'una avvertiva l'orgasmo imminente dell'altra, rallentava. Volevano moltiplicare il piacere, volevano esplodere nello stesso momento. E l'orgasmo giunse. Violento, improvviso, senza freni, ripetuto.
Sammi era estasiata. Bea ripetè i movimenti di Sammi. Le dita andavano su e giù e la voce della sua giovane amante si faceva sempre più roca. Bea decise di uscire. Decise che avrebbe ancora assaggiato del sesso di Sammi.
- Ti voglio - le disse stupendosi delle sue stesse parole.
- Eccomi - rispose Sammi mentre le offriva il suo sesso.
Bea salì ancora una volta sopra il corpo di Sammi. Gustava gli umori della sua amante e godeva nel sentirne la lingua che accarezzava un clitoride non ancora sazio.
Raggiunsero insieme l'orgasmo e poi si abbandonarono, esauste, sul letto.
Bea appoggiò la sua testa sul seno di Sammi: - sei dolce - le disse. Bea non udì mai la risposta di Sammi. Vinta dalla stanchezza si era addormentata.
Unuomo