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Racconto n° 1616
Autore: Madamesnob Altri racconti di Madamesnob
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(Sogno) Notturno
Nocturno

Te besaré en la sombra,
sin que mi cuerpo.
-Echaré las cortinas,
que no entre ni la nielba
del cielo-.
Que en la muerte absoluta
de todo, sólo exista,
nuovo mundo, mi beso.

(Juan Ramon Jimenez)


La scalinata è ripida, ricoperta da un tappeto di velluto verde scuro, rosso cupo e blu (è quella che scendevo da piccola a casa dei miei zii, la riconosco, dal granaio – quel regno di polvere magica e non - alle camere; dovevo aggrapparmi alla ringhiera di legno lucido per non scivolare, ma era una vertigine troppo piacevole per non ripercorrerla più volte, e ancora, ancora, ancora, finché la testa iniziava a girare e ci fermavamo sull'ultimo scalino, le ginocchia sotto il mento a riprendere fiato), la sto scendendo assieme ad altre persone, di cui non vedo i visi, ma che sento amiche, la sto facendo di corsa, i piedi che spuntano dalle pedate troppo strette, la mano destra che stringe il corrimano traballante.
Tu stai salendo, il sorriso sulle labbra per una battuta appena condivisa, la testa rivolta indietro a parlare con qualcuno che non vedo.
La scala è stretta, devo spostarmi per lasciarti passare, mi muovo verso destra, tu anche, ma in quel momento ti giri guardando verso l'alto, oltre le mie spalle e il mio ginocchio destro sbatte forte contro la tua bocca. E' un istante, ma sento il tuo dolore fulmineo. Metto a fuoco il ginocchio, sui miei jeans due gocce di sangue, non è mio, è tuo. Alzo la testa, finalmente posso guardarti e aspetto con ansia che tu tolga le mani dal viso.
Vedo la gocciolina rossa di sangue sulla tua bocca, appena sopra la puntina destra del labbro superiore. E' lì, tonda e rosso vivo, perfetta, senza nemmeno una sbavatura. Allungo l'indice sinistro, la sfioro lentissima e ne cancello la traccia, la porto alla lingua e la lecco. Tuttavia la pelle è aperta e mentre sento il tuo sapore metallico sulla lingua, davanti agli occhi compare un nuovo puntino, dapprima quasi invisibile, poi più grande, fino a raggiungere la dimensione di una capocchia di spillo.
Siamo in trance, avvolti dal consueto silenzio dei sogni, c'è gente intorno, si muove, ci sfiora, ma non ci vede. Allungo le mani sul tuo viso e le appoggio pianissimo sulle tue guance senza guardarti negli occhi. La mia retina è fissa su quella goccia rossa sulle tue labbra (che sono sul tuo viso, ma solo ora mi rendo conto che sono le mie, uguali alle mie), mi avvicino come a baciarti, appoggio la punta della lingua sul punto rosso, seria e concentrata lo lecco via, chiudo gli occhi e accosto le labbra attorno alla mia lingua, lì a guadagnare una porzione della tua bocca, il mio labbro inferiore che sfiora e rallenta sul tuo superiore. Nel chiudersi il mio si schiude appena, lascia una scia umida percettibile solo al tatto, un movimento leggerissimo che sa di testa rovesciata, d'abbandono alla passione, di perdita di controllo.
Mi stacco piano, gli occhi nei tuoi e sulla lingua la tua essenza, il gusto di metallo fermo nella mia bocca si lega al dolce ricordo caldo della tua pelle e all'amaro del desiderio trattenuto. Ti lascio andare, sempre in silenzio e continuo a scendere le scale.


Madame


Notturno

Ti bacerò nel buio,
senza che il mio corpo tocchi
il tuo corpo.
-Abbasserò le tende,
ché neanche la nebbia entri
dal cielo-.
Ché nella morte assoluta
di tutto, esista solo,
nuovo mondo, il mio bacio.

Madamesnob

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