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Racconto n° 166
Autore: LiberaEva Altri racconti di LiberaEva
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Tradimenti
Non posso pensare che non sospetti di nulla, che dopo una notte passata fuori di casa lui dorma ancora placido e tranquillo. Con le scarpe in mano e l'ansia di fianco scivolo in punta di piedi lungo il corridoio, mi chiudo in bagno e mi chiedo come è possibile che anche questa volta l'ho passata liscia ed ho fatto mattina. Saranno quasi le sei! L'alba già alta ha illuminato da tempo gatti e poliziotti di turno, ha messo a nudo i pentimenti di quelle come me che ogni volta rientrando sentono gli odori familiari di casa e giurano che sia l'ultima.

Tra poco s'alzerà e mi vedrà in queste condizioni, ma come è possibile che non s'accorga che sua moglie ha passato un'intera notte fuori dal letto? Come è possibile che mai un incubo lo svegli per caso o gli faccia allungare un braccio qualunque per rendersi conto? Tra poco mi guarderà credendo che sia già pronta per andare a lavoro, che sia già vestita e che manchino solo due tacchi perfetti per riportarmi fuori di casa. Ma la mia faccia non può lasciare dubbi, non convincerebbe nessuno che ha passato la notte sopra un cuscino! Come vorrei che se ne accorgesse, che queste tracce di trucco che strucco siano solo lampanti residui di una notte passata lontano dai suoi sogni. Come vorrei che m'alzasse appena la gonna per rendersi conto come s'è conciata sua moglie, per vedermi come m'ha ridotta la follia e la voglia di un amante che, nonostante una notte d'amore e pazzia, sono sicura, ancora vorrebbe.

Eppure non faccio tanti passi nella notte, salgo solo venti gradini mentre mio marito mi crede da tutt'altra parte, in pena per una zia che neanche conosce, che neanche conosco. Ed invece non sa che salgo solo al piano di sopra, non sa che mentre vado verso il mio paradiso mi cambio e mi trucco per essere bella, per essere attraente appena si apre la porta.

Ecco, sento la sveglia tra poco si alza! Tutto assonnato verrà a baciarmi il collo e i capelli. Mi viene l'angoscia solo al pensiero che sia questa la volta, che faccia un respiro profondo ed attacchi le mille prove che sbadatamente lascio e tralascio per casa. Basterebbe davvero un respiro intelligente per annusare quest'odore di voglia indelebile tra i miei capelli biondi asciugati al sudore. O un'occhiata più viva sui miei occhiali scuri che ora poggiati accanto allo specchio parlano da soli. Quella macchia biancastra è l'evidenza di quanto io possa essere irrecuperabile e persa, in balia di ogni voglia bizzarra che la notte ingrandisce e consuma.

Se sapesse come diavolo mi sono ridotta a farmi cercare più corpo che anima al piano di sopra, senza per questo sentire il minimo rimorso d'interrompermi in tempo e scendere le scale. Mi prometto ogni volta d'avere giudizio, tra le cosce che misere si spalancano ad un cenno, d'avere ragione sul mio sesso che ad un'ora e non oltre mi ridia il contegno di signora perbene. Ma ogni volta rimando, ripromettendomi altri dieci minuti che diventano ore, che se fosse per il mio sesso andrei oltre la luce di qualsiasi alba, oltre il risveglio di qualsiasi marito che in preda al panico penserebbe solo ad una disgrazia.

Alle volte mi sale la rabbia, ma l'istinto mi ferma. Vorrei confessargli per filo e per segno come stanno le cose: - Cazzo! Ma come fai a dormire sonni tranquilli e non ti sfiora nemmeno nel sogno il dubbio che tua moglie si fa sbattere di santa ragione proprio sopra la tua testa! Che quei rumori che senti non sono altro che il mio desiderio sfrenato che muove reti e spalliere, che s'incastra nello stipite più stretto per sentirsi più presa! Come fai a non pensare che, se ti rifiuto, sono già piena, che non c'è nessuna zia che sta per morire, o peggio una cugina o qualsiasi balla che mi salta nella testa. -

E quelle balle non le scelgo perché siano credibili, ma solo coerenti alle altre che ricordo a memoria. E così mia zia avrà una figlia e la cugina un marito e poi dei figli, una casa in campagna che c'impiego del tempo lungo quella strada sterrata dove facilmente si buca. E mio zio ha una macchina ed una volta mi ha riportato in dietro, mentre pioveva, pioveva a dirotto. Hanno un cane, un incrocio a pelo lungo che chiamano Lenny. E Lenny una volta mi ha strappato il vestito e questi aloni di macchie bianche che vedi sugli occhiali è solo acqua di grondaia che sgocciola dal tetto rifatto. E così via fino a sorprendermi distratta che tutto questo sia vero, che la sera non salgo le scale, ma prendo davvero la macchina e mi faccio chilometri per ritrovarmi distesa nel letto o appoggiata ad un muro dove solo là mi rendo conto di non essere uscita.

Incamero piacere che mi deve durare una settimana, e se salta quindici maledetti giorni! Perché come in tutte le storie che si rispettino, lui è sposato! Ha una moglie che ogni mercoledì fa il turno di notte. Mi viene da domandarmi se conosce mia zia. A guardarla in faccia ha gli anni di mia cugina. Chissà se in qualche parte di mondo si sono mai incontrate! Quando il mercoledì esce sento inconfondibile il rumore dei suoi tacchi. Hanno la stessa mia andatura, lo stesso suono quando salgo le scale, penso ogni volta che lei non ha bisogno di una zia malata! Ci scambiamo semplicemente gli uomini, io corro dove lei sta fuggendo, mettendo a rischio la mia vita per un altro rifiuto! Chissà se il suo amante ha un'altra donna che a suo volta corre al capezzale di un'altra zia. Tutto ciò mi ricorda quando da piccola giocavo ai quattro cantoni ed era sufficiente che qualcuna di noi non rispettasse il sincronismo per perdere il posto.

Perché lei rifiuta quello che io cerco? Se mio marito rimane nel proprio letto ci deve essere un'altra donna nel mondo che rompe la catena, che non corre e non fugge!

Ora lo sento. - Eva ma ti sei già alzata? - Sapesse quanta voglia avrei di dormire, proprio adesso che non sono più schiava dei miei sensi, proprio adesso che un sonno profondo mi rigenererebbe cuore e cervello! Mi sbrigo e mi metto gli occhiali perché non voglio che veda i miei occhi in queste condizioni, sarebbe come confessare che ho un amante a tutti gli effetti, che mia zia risiede solo nella fantasia delle mie fertili scuse. Sarebbe come dirgli che non c'è stato un bacio soltanto, che da ieri sera fino all'alba m'ha trafitto ogni parte che mi distingue dal maschio. Ma vorrei anche dirgli che è rimasto lontano dal cuore perché anche nella fantasia più feconda è difficile inventarsi un pretesto. Non c'è amore quando mi prende, non c'è affetto quando supina lo invoglio, quando in ginocchio mi buca la parte migliore. Senza togliermi gli occhiali lo tento, lo tento nel posto dove a quell'ora escono solo parole deformi, che se volesse potrebbe non sentire, senza per questo turarsi le orecchie o usare le mani. Sono lì preda che eseguo e mi domando se davvero tutto ciò non potrei averlo senza uscire di casa. Nonostante sia più che convinta non riesco a controllare l'istinto che dopo cena come calamita mi risucchia e m'attira, mi contorce ogni parte del mio ventre dove ormai è localizzata la mia coscienza.

Non ha nulla che non abbia mio marito, nulla che incontrandolo per strada mi faccia calpestare almeno un piccolo dubbio per cui valga la pena di rischiare a questo modo. E' semplicemente un rifiuto di un'altra donna, meno interessante di qualsiasi uomo che mi brama e mi considera inavvicinabile. E' quasi calvo con una foresta di peli sopra il petto, nei momenti di intimo emana un grugnito che non sopporto, ma forse è proprio questo che m'attrae, questo proibito che mi rende imbecille e irrazionale, questo disgusto dove faccio accovacciare il suo sesso. Per lui mi faccio bella, passo ore a truccarmi e poi ricomincio daccapo quando penso di essere pronta, quando sono quasi convinta che nessuno potrebbe resistermi. Per lui mi faccio troia, ed è l'unico che può dirmelo, che può scandire le due sillabe dentro la mia bocca che chiede ed ingoia vapore. L'unico che mi obbliga a tenermi su questo paio di occhiali e che può deridere mio marito che dorme placido e tranquillo, mentre lui si sbatte la sua donna di santa ragione. Se la sbatte fino a raschiarle le ossa, fino all'ultimo spillo di piacere, fino a quando, se ci fosse un gallo, canterebbe davvero.

Ora eccomi davanti a questo specchio, mi domando fino a quando potrà essere così falso e riflettere occhi innocenti, fino a quando mio marito chiuderà i suoi per non vedermi, per non vedere questa donna che fino a poco prima si sentiva ripiena come un cornetto alla crema. Non mi domando se sia lecito! Perché se non lo fosse farei lo stesso! Alle volte fantastico che mio marito ne sia al corrente, che quando esco ne aspetta un'altra più bella, ma forse mi fa solo piacere pensarlo tra le braccia d'un'altra che come me svuota le sue voglie fuggendone all'alba. Perché sarebbe più indolore il tradimento, perché sarebbe come una doccia che porta via le colpe. Eccolo ora assonnato dorme in piedi sulla mia spalla, mi domanda come sta mia zia e a che ora sono rientrata. Ma è sicuro di me e non c'è malizia nel voler sapere! Ora come al solito mi mette una mano tra le gambe, quasi per costatarne la misura. Sembra quasi che voglia sapere quante volte questa notte m'hanno fottuta, quanto piacere ho goduto, quante volte l'ho ospitato e quanto dura ogni volta! Lo amo e gli voglio bene e non so se direi lo stesso senza quel coso dritto che mi fotte a settimane. Penso che tradirlo è un attimo di gratitudine e se fosse coscienzioso dovrebbe baciare ogni gradino di queste scale, ogni centimetro della mia pelle ancora arrossata. Mi guarda come se stesse pensando le stesse cose, come se tra il suo sonno ci fosse una colpa altrettanto profonda che striscia e che pesa. Lo bacio, mi faccio baciare senza che lui ora ne possa indovinare il motivo, senza che io ne possa indovinare quest'ardore che, tra le pieghe della mia gonna ancora intatte, mi gualcisce l'ultima convinzione che questa notte l'ho tradito davvero!

LiberaEva

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