La camera è in pieno buio. Le tende oscuranti, in raso grosso color bronzo, son tirate strette sopra le più leggere, in tela bianca. Fuori la notte è già alta, la luna non c'è o meglio, non si vede, perché la coltre spessa di nebbia avvolge i muri delle case soffocandoli un poco.
In quell'atmosfera di bambagia lei giace senza volontà, si muove appena sotto la forza delle mani di lui che la premono, la trascinano, la rovesciano. E il piacere inizia a galleggiare ubriaco, quasi immobile, come quel cielo lattiginoso. Rilassa i muscoli, abbandona le gambe aperte senza troppo garbo e ascolta quelle mani calde, maschili che girano sul suo sesso, con gesti ormai conosciuti violano il suo fiore aprendone i petali. Uno per volta cadono piano, sfioriscono lievi e scoprono la sua sensibilità lentamente, senza bramosia. Un movimento dopo l'altro lui la porta lontano, soffia via quei petali e scopre la sua corolla pulsante.
Lei s'inarca appena, impercettibile si sposta sul lenzuolo freddo di notte inoltrata. Guarda le dita di lui che salgono sulla pelle, le osserva come non le sentisse fino a trattenere il respiro quando le pizzicano i capezzoli. Le piace quella violenza dolce, familiare, silenziosa.
La lingua di lui ora gioca nelle sue pieghe, ne percorre le linee morbide, le liscia, le scalda, le gonfia. Gli occhi di lei si sono abituati al buio ormai, intravede le sue spalle curve sul suo corpo, le braccia che le intrappolano il bacino. Allunga una mano e gli sfiora i capelli.
E' un attimo.
Un flash muto di ciocche nere e lunghe, lucide sotto le dita.
Un istante, uno solo, poi sfuma e ritornano quei morbidi capelli striati di grigio dove ama infilare il naso prima di addormentarsi.
La bocca di lui ora le succhia via i pensieri, li scortica dalla rassicurante razionalità quotidiana e li trascina in un limbo fremente, vivido, fatto di onde aguzze e cadute senza respiro. Le labbra di lui aperte senza vergogna sul suo sesso, il naso a solleticarle il pube, le dita a correre sulla pelle delle cosce e poi dietro fino a sfiorare l'osso sacro e a scendere tra le natiche.
Ora il desiderio è sveglio, irriverente, quasi staccato dalla sua volontà, autonomo eppure vivo. La trascina sull'orlo, s'impadronisce dei suoi ultimi flebili tentativi di controllo e l'abbatte sfrontato.
Ma nel momento in cui la battaglia è vinta e lo specchio della logica esplode in mille pezzi, quando la volontà si piega sotto il piacere e la nostra vera essenza esce e respira allo scoperto, lei sente le mani di lui farsi altre, diventare grandi, lunghe, affusolate. Le ascolta muoversi sapienti nel suo ventre, le desidera tra le natiche a riempirla ovunque. E quella lingua piatta e larga di uomo sulla sua pelle è ora lunga e tagliente come lo sguardo di quella donna. Vede quei capelli scuri espandersi tra le gambe, zebrarle la pelle bianca e trascinarla via, lontano dalla ragione, dalla realtà che ora non riconosce. L'orgasmo scatta denso, lunghissimo in quella notte di latte. E nella punta del piacere, quando l'onda si allunga stremata prima di scemare, proprio in quell'istante di oblio profondo, vede il suo sorriso beffardo, potente, e i suoi occhi affilati, di vittoria senza appello.
Madame
Madamesnob