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Racconto n° 169
Autore: Cesare Paoletti Altri racconti di Cesare Paoletti
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Passione morbosa
Era morbosa la sua passione per Elisa. Elisa viveva in una villa sul lago, con i suoi venti anni, i suoi progetti per il futuro, la sua giovinezza che trascorreva nell'agiatezza che i suoi genitori, facoltosi industriali, le regalavano. Studiava. Faceva l'università. E le sue giornate si specchiavano nelle fresche azzurre acque del lago, fra i libri e i sogni di ragazza. Era bella, Elisa. Bella, con i lunghi capelli biondi che scendevano fin sulle spalle, incorniciando come una morbida carezza i dolci lineamenti del viso che si andavano a riunire nel mento sfuggente. Bella, con quel delizioso nasino leggermente rivolto all'insù, con i suoi occhi azzurri, grandi e pieni di luce, come perle vive, con la sua bocca deliziosa fessura fra le labbra rosee e sensuali. Bella, con i suoi venti anni pieni di speranza e felicità. E lui era pazzo di lei. Lui faceva il giardiniere in quella villa sul lago, e passava le giornate fra il lavoro e la contemplazione di lei. Erano soli per la maggior parte del tempo. I genitori di Elisa infatti erano occupati tutto il giorno con il lavoro, e rientravano solo per cena, mentre lei passava gran parte del tempo a preparare gli esami universitari. Qualche volta andava all'università per seguire le lezioni, e allora il giardiniere restava solo nella grande casa, solo con il suo lavoro e i suoi pensieri, solo nel grande giardino che curava con impegno e passione. Solo con lei nella mente. Quando Elisa era nella sua stanza a studiare lui lavorava fuori aspettando che lei uscisse per concedersi qualche minuto di meritato riposo. E quelli erano i momenti più belli. La vedeva apparire sulla soglia della grande porta finestra che dava sul giardino, e il suo cuore sobbalzava. A volte si nascondeva dietro la siepe per poterla osservare senza che lei lo vedesse, mentre passeggiava sul prato di fronte al lago azzurro. Ne osservava le movenze leggere, il corpo che scivolava sull'erba pieno di grazia, ne indovinava i seni dietro la maglietta, e li osservava sobbalzare lievi, e immaginava di toccarli, carezzarli, baciarli, immaginava di sprofondare in essi e di inebriarsi della loro morbida rotondità, di assaporarli come fossero cibo prelibato. Oh, i seni di Elisa... Come avrebbe voluto perdersi nella morbida seta dei suoi seni, seni di un angelo sceso dal cielo, profumati, teneri... Come avrebbe voluto che quella maglietta volasse via e lasciasse finalmente vedere quelle meraviglie di carne in tutta la loro prorompente bellezza! E immaginava i capezzoli fremere al dolce contatto con l'aria e inturgidirsi alla piacevole carezza del vento e al bacio caldo del sole e lei che chiudeva gli occhi e contraeva il bel viso in una delicata smorfia di piacere. E immaginava di essere il vento e il sole e di essere lì a giocare con quei piccoli promontori di carne rosei e caldi, con il loro armonioso e perfetto profilo, disegnato dal divino artista con infinita sapienza per suscitare l'ammirazione degli uomini. Stava per lunghi minuti come in estasi a contemplare Elisa, che si muoveva leggera come se volasse fra i fiori e gli alberi, con i suoi capelli biondi ai quali sembrava che il sole avesse regalato un po' della sua luce e del suo splendore, con i suoi occhi guizzanti e allegri ai quali pareva che il cielo avesse regalato un po' del suo azzurro, con le forme delicate ed armoniose del suo corpo, capolavoro della fantasia del divino creatore, al quale la natura sembrava rendere omaggio, circondandolo di luci, profumi e colori. E lei era in tutte le cose. Lei era nel cielo e nell'aria, e il vento era il suo respiro, il profumo e i colori dei fiori erano il suo profumo e i suoi colori. Lei era la dolce azzurrità delle acque e il verde dell'erba e la pace e la bellezza della natura. Lei era tutto e tutto era in lei e la sua mente si riempiva di lei e del desiderio di lei. E la immaginava nuda, completamente nuda, e il cuore gli batteva forte e i sensi si accendevano e il sangue gli pulsava nelle vene come un fiume che scorreva impetuoso e una forza primitiva gli nasceva dentro impossessandosi di lui e soggiogandolo e costringendolo a desiderarla con tutto se stesso. La immaginava nuda, e quando Elisa si stendeva sull'erba a prendere il sole, nei caldi pomeriggi d'estate, il costumino a due pezzi che le copriva le belle membra stuzzicava la sua fantasia e gli faceva immaginare le parti più intime del suo corpo, pudicamente nascoste agli sguardi ma non al desiderio e all'immaginazione. Immaginava i seni che gli si offrivano generosi in tutto il loro splendore, esposti alla morbida carezza del sole, e il ciuffo di peli biondi sotto quei pochi crudeli centimetri di stoffa, e più giù le labbra accostate a nascondere l'essenza più intima della femminilità, e si vedeva lì, accanto al suo corpo nudo che si lasciava toccare e carezzare e che fremeva sotto le sue mani vogliose e incerte, quasi impaurite e timorose di sciupare tanta bellezza. Poi la passione prendeva il sopravvento, impetuosa e inarrestabile, e si immaginava di strapparle il costumino, di divaricarle le gambe, per permettere al fiore profumato del suo sesso di sbocciare e prorompere in tutta la sua stupefacente attrattiva. Ed ecco le piccole labbra, delicati petali grigio-rosei, dischiusi a scoprire il cuore rosso della femminilità con il suo profumo dolce-aspro inebriante, e il delicato e saporito frutto che accoglieva nella sua bocca succhiandolo avidamente, appassionatamente, mentre la sua lingua lo stuzzicava e lo leccava danzandogli attorno come un'anguilla impazzita. E lei gli concedeva di gustare l'essenza più intima e profonda della sua femminilità, godendo nel donare totalmente il suo corpo al desiderio selvaggio e incontrollabile di lui.
- Buon giorno, Francesco! Bella giornata oggi, vero? - Quella voce di angelo lo risvegliò dalle sue fantasie. Elisa era lì, davanti a lui, bella e sorridente. - Buon giorno signorina... Scusi, mi ero distratto... E' proprio una bella giornata... Stavo raccogliendo le foglie secche sul prato... C'è proprio un bel sole, stamani! - Sì, il sole era davvero bello lassù nel cielo e accendeva i cuori e le fantasie, che per lui sarebbero rimaste per sempre tali.

Luce 55

Cesare Paoletti

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