Glielo aveva scherzosamente confessato quella mattina di sabato durante una sequela di sms, l'ultimo dei quali l'aveva spiazzata perché Federico, il suo capo, la invitava a fargli leggere i suoi racconti erotici.
Silvia aveva intuito che oltre la scorza del bastardo e degli atteggiamenti ingenui quell'uomo nascondeva una generosa sessualità, irrorata da una intensa curiosità dell'universo femminile.
Ed era proprio quella curiosità che in Silvia sortiva l'effetto di un languido rilassamento, reso ancor più attraente dal rapporto instaurato tra di loro: scherzavano spesso sulla presunta impossibilità di lui a - farsi un'amante - , alle cene fuori lontano dalla moglie e dai figli, all'affacciarsi la mattina seguente con due profonde occhiaie sotto gli occhi.
Per la sua posizione in azienda lui cercava una complice.
E Silvia era la complice adatta: discreta, efficiente. Una supporter meravigliosa che avrebbe tenuto gelosamente custoditi i segreti e i presunti vizi di quest'uomo.
Quando tornò in ufficio, il lunedì successivo, lui non era ancora arrivato, così Silvia ebbe tutto il tempo per pensare a quale racconto gli avrebbe fatto leggere.
Mentre li leggeva, la mente di Silvia scandiva ogni parola cercando di sentire dentro di sé ogni emozione descritta: non voleva fossero eccessive, ma neanche troppo neutre. Lo immaginava immerso nella lettura, le dita che nervosamente allentavano la cravatta, a deglutire, a emozionarsi, le guance arrossate dalle parole.
Scelta difficile, dunque, ma Silvia trovò un racconto adatto allo scopo.
Stampa. Inserimento in una busta bianca. Gelosa custodia nel cassetto privato in attesa che lui arrivasse.
Al suo arrivo, Silvia gli andò incontro come sempre faceva ogni volta che rientrava dopo il week end trascorso con la famiglia.
Dopo la revisione degli appuntamenti, delle telefonate, del solito disbrigo di ogni assistente di un Direttore, era arrivato il pomeriggio, il momento più tranquillo della giornata. Silvia gli consegnò la busta anonima con una luce vivida negli occhi.
- Ah, il famoso racconto. Grazie. -
- Ti pregherei di leggerlo quando sei da solo – rispose Silvia salutandolo emozionata.
Quella sera lui avrebbe avuto la parte più segreta della sua assistente.
L'agenda del giorno successivo era piena di impegni.
Prima di entrare in una delle riunioni riservate, lui le consegnò il suo cellulare, con preghiera di rispondere. Altra incombenza fastidiosa, accidenti.
Il cellulare era lì, alla sua portata.
Avrebbe violato la privacy del suo capo? Tanto lui non l'avrebbe mai saputo...
Tremante, Silvia schiacciò l'opzione - Messaggi in arrivo - .
Un numero che non era stato registrato sotto il nome ne aveva inviati almeno una cinquantina che Silvia iniziò a leggere:
- Mi manchi tesoro. Ieri sera è stato meraviglioso. -
- Vorrei avere la mia mano sul tuo sesso per sentirlo crescere tra le mie dita, divenire turgido. -
E ancora:
- Ti regalo il mio desiderio, il mio fluido di miele, le mie onde. -
Una fitta allo stomaco!
Certo, il suo capo era in grado di eccitare una donna, ma alcune frasi erano state estrapolate interamente dal racconto, le appartenevano.
Si chiedeva perché lui le avesse regalate ad un'altra.
Gelosa? Forse sì ma, allo stesso tempo, era orgogliosa che lui avesse eccitato un'altra donna leggendo le sue fantasie.
Si vergognò di avergli violato l'intimità. Lasciò il telefono.
La testa girava, indecisa se spingerla a gettargli le braccia al collo o ad arrabbiarsi con lui.
Ma la testa le suggerì un'altra cosa: quella sera gli avrebbe regalato un altro dei suoi racconti.
Altra busta anonima.
Quando gliela consegnò i loro sguardi si incrociarono per pochi secondi, consci di essere complici di qualcosa di indefinito.
Arrivato in albergo dopo la cena, Federico si stese sul letto, allentò la cravatta, tolse dalla tasca quell'involucro bianco, prese il cellulare...
- Sono qui. Ho appena terminato. Ti voglio. -
- Ti ascolterò. E ogni parola sarà una carezza, un gemito, l'offerta del mio corpo - disse lei.
Federico iniziò a leggere ma quella sera, man mano che si inoltrava nel racconto, i suoi pensieri andavano a Silvia, a quanto piacere gli dava leggere i desideri nascosti espressi sfacciatamente sulla carta. Pensò alla contrapposizione tra i racconti e la figura regale della sua assistente, alle scollature che facevano appena intravedere due seni prorompenti, una pelle liscia, una schiena sinuosa, i glutei sodi e solenni.
Si accorse di desiderarla e di avere voglia che le parole regalate alle sue orecchie fossero quelle di Silvia mentre la mano indugiava sul suo pene, lo accarezzava immaginando la dolcezza della sua bocca, del movimento prima lento, poi più celere a sollecitarne l'esplosione, alle mani della sua assistente che ne percorrevano le forme, le venature, carezzevoli, levigate, invitanti; alla sua lingua umida, calda, cagna da amare.
Venne nel palmo della sua mano, non riuscendo a contenere la fiumana del desiderio impresso vividamente da parole e segmenti erotici che lo avevano pervaso completamente.
Dall'altra parte, adesso, c'era una donna che non voleva fosse più lì ad ascoltarlo né a godere delle parole di un'altra. Non le appartenevano perché avevano l'impronta di Silvia.
Dormì poco quella notte, impaziente di rivederla, di raccontarle cosa aveva vissuto la sera precedente.
Silvia era arrivata presto in ufficio. Nervosamente, cercava di mantenere un contegno consono ad un'assistente, anche se le mani tremanti denunciavano una certa irrequietezza che non riuscì a nascondere all'arrivo di Federico.
Uno sguardo diverso quella mattina la colpì e dentro di sé era in tumultuosa attesa.
Chiuse la porta mentre Silvia già enunciava gli appuntamenti del mattino.
- No, Silvia, non è di questo che voglio parlarti – disse Federico.
- No? E di cosa, allora? – rispose tremando lei ( - accidenti - ).
- Ieri sera ho desiderato che tu fossi con me. Ho letto, sono entrato nei tuoi desideri più reconditi. Non posso nascondere che tutto questo mi ha turbato. E che voglio essere turbato ancora. -
L'ultima frase la pronunciò sulle labbra di lei attirandola a sé.
Silvia se lo ritrovò addosso. I corpi che aderivano l'uno all'altro.
Era senza scampo.
Ma non voleva averne.
Quello che le importava in quel momento era solo il desiderio di Federico, la sua mano sotto la gonna ad accarezzarle il clitoride, la lingua che le penetrava dolcemente le labbra per cercare la sua.
Parole sussurrate nell'orecchio umido della saliva di lui che continuava a sollecitarle il clitoride. Frasi oscene, dolci, spermatiche rovesciate con desiderio, un rosso acceso, uno sfavillìo accecante. L'orgasmo fu intenso, inebriante, prolungato, quasi senza fine che le lasciò il fiato mozzato tra i seni.
E lui continuava a baciarla pregandola di scrivere per lui, ancora.
Di regalargli i suoi momenti, le sue tracce femminili, i suoi frammenti di Donna.
Promesso.
Silvia rispose così, con un bacio.
Tornò al lavoro, come sempre ma con qualcosa in più: la sua sensualità.
Enchantra