"E mentre brucia lenta questa sigaretta
io sto seduta qui, che non ho fretta,"
Le spirali argentate avvolgono i pensieri e li costringono per un attimo a rimanere vicini alla terra, ma poi, complice l'aria della sera, si librano in alto, si allargano e si sciolgono scarcerando il pensiero di te, liberandolo nel vento freddo e pericoloso.
"ti ascolto, dimmi, tanto è come l'altra volta
facciamo pace a letto e non dentro la testa,
chiunque ci sentisse in questa discussione
direbbe lei cretina ma lui che gran coglione."
Dici sempre che non sappiamo comunicare. E poi... guardaci... vomitiamo fiumi di emozioni che sembrano prendere vita in un mondo avulso, incomprensibile persino a noi due. Le tue parole scorrono sulle mie, sopra come corpi che giocano, si intrecciano, si stupiscono, si sovrappongono perfette. Si rimirano davanti allo specchio della sensibilità, opposte eppure coincidenti. Muovo la mia mano e vedo la tua seguirla nella stessa danza.
"Oh, quante bugie mi hai detto, dove ti ho trovato,
in quale maledetto giorno t'ho incontrato,"
- Chi cazzo sei? - Ricordi? Prima dalla tua bocca - mentre il cuore batteva sulla lingua e giù, dietro lo sterno, mentre la vita cambiava colore e tu producevi un significato nuovo, ancora. Già, ancora. Hai questa sovrannaturale capacità di stupire la mente, di incantarla e legarla stretta alle tue parole -, ora dalla mia, calcando la consonante sorda, a raschiarti via dalla gola.
"lo sai che se ti guardo adesso non mi piaci
ridammi le mie chiavi, dimentica i miei baci,
non voglio più nemmeno toccare le coperte
dove ti sei sdraiato, dove ti senti forte."
Una rabbia sorda che mi prende dietro gli occhi e mi fa sibilare. Non vuoi che alzi la voce. Ho mutato il mio modo d'adirarmi per te, schiaccio giù il respiro fino al diaframma, butto fuori l'aria come fosse veleno e sibilo odio. Tu con la tua voce senza incrinature incalzi coltellate, spingi la lama dei tuoi occhi nel mio ventre, la rigiri senza fermarti. Io mi aggrappo alle tue braccia mentre mi colpisci col tuo dolore, respiro a fondo e Sento (prima di Te non usavo le maiuscole sai?) anche questo assurdo modo di toccarsi l'anima.
"Che cosa c'è da dire, cosa c'è da fare.
Siamo due cuori affetti dallo stesso male.
Non c'è niente da dire, niente più da fare."
L'Amore per le Parole. Droga dell'anima di cui portiamo il segno sulle dita. Passione eclettica che su di te diventa taglio abbagliante e su di me spirale densa. E mi ritrovo ad osservare quel tuo modo di fendere le frasi per dar corpo ad emozioni verticali, dalla testa al cuore, dal ventre al sesso. Una linea affilata di vita lucente. E guardo il mio arrotolare spirali di parole, curve di desiderio dolci che avvolgono i corpi senza stringerli. Vedo le nostre linee, così diverse, e mi chiedo perché non riescano a stare al proprio posto, perché siano attirate da questa forza che ci fa male. Ma poi... Sulla tua linea dritta un mio segmento, sulla mia curva un pezzo tuo, ci scambiamo ritagli di vita, tessere diverse che stanno nello stesso spazio. Prendo la tua emozione con cura, sentendola vorticare tra le mani, e la incastro nella mia vita. Senza rumore vi entra come vi fosse nata. Ti offro la mia ora, si muove tra le tue dita, ti vedo sorridere. Lo so, è perfetta su di te. Ed è, di nuovo, Magia invisibile.
"Portati via le tue valigie, il tuo sedere tondo, i tuoi caffè.
Portati via i fiori finti, la tua faccia, la tua gelosia,
vai via, portati lontano da me.
Portati via tutto questo amore che non è mai amore.
E mentre brucia lenta questa sigaretta
sorrido fingo e ti accompagno sulla porta,
io nei tuoi occhi leggo Scusa un'altra volta
poi la tua schiena si allontana quanto basta
così ti vedo andartene su queste scale
da questo astratto amore, da questo stesso male, che mi fai."
Di nuovo mi spingi via, con forza. Cado, mi ferisco e continuo a guardarti in silenzio.
Tremo, ma non mi vedi. Gli occhi colmi di rabbia, plasmi ironie perfette davanti alla mia bocca riarsa.
Di nuovo aspetterò i tuoi coltelli. Chiuderò gli occhi e mi lascerò trapassare, perché questo è l'unico modo che ho di viverti.
"Che cosa c'è da dire cosa c'è da fare.
Siamo due cuori affetti dallo stesso male.
Non c'è niente da dire, niente più da fare.
Portati via le tue valigie, il tuo sedere tondo, i tuoi caffè.
Portati via i fiori finti, la tua faccia, la tua gelosia,
vai via, portati lontano da me.
Portati via tutto questo amore che non è mai amore.
portati via
portati via
vai via portati lontano da me.
E mentre brucia lenta questa sigaretta
io sto seduta qui non ho fretta"
Madame
P.S. un grazie a Mina, per le sue parole, così centrate nella mia emozione.
Madamesnob