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Racconto n° 1814
Autore: Alessandra_n Altri racconti di Alessandra_n
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Nel Getsemani
Ho invitato Dio nel mio cuore, perché non c'è altro ospite più desiderato a parte te, che in un ricciolo di vento sfibrato, sei caduto nella pozza scura della Bestia.
L'ho invitato e l'ho fatto accomodare, senza avere nulla da offrirgli se non la mia inadeguatezza come madre e come donna, la mia miseria come essere umano, la mia incapacità di amare.
Il Signore si è seduto sull'unica sedia che avevo a disposizione, sgangherata e scricchiolante ed ha atteso, fermo e dolce, un cenno di assenso per poter parlare alla mia anima. Ma la mia anima era ancora dolente di te...
Conosci quel dolore che si prova dopo aver fatto l'amore, sapendo che non rimane più tempo per dirsi altro? Sapendo che i minuti tiranni ci avrebbero sottratto una volta ancora a noi stessi? Conosci quella fame atroce di parole, confidenze e sussurri che dopo la carne sperimenta lo spirito?
Carne e spirito, sofferenza d'anima pretesa da Colui che mi vuole per Sé, che mi pretende per Sé, con decisione e paziente aspettativa.
Ho guardato negli occhi il Signore e ci ho visto i tuoi, così bisognosi di Tutto, così frementi e quieti, così dolci... Ci ho visto gli occhi di tutti i miei amanti, dei miei figli, dei miei amici e nemici ma quei riflessi cristallini che irradiano pace interiore e sensazione di casa e infinita stabilità li possedete solo voi due.
Uomini e dei.
Cuore cosmico in perenne movimento che crea e trasforma ed eleva e chiama, con un alito di Spirito, la Passione.
La nostra passione, così sfrenata e traboccante, mi sta lasciando per sempre e temo questo abbandono, mi ribello, mi odio. Mi odio per averti permesso di entrare nella mia vita e nel mio corpo, mi odio per averti lasciato, mi odio per averti consumato come un cioccolatino che avrei voluto gustare per sempre. Il mio Getsemani è questo, dove sudo sangue al pensiero del dopo, abbandonata a me stessa, senza che nessun conforto umano possa darmi sollievo.
Il Signore mi tende una mano bucata dai chiodi e mi sorride confortandomi. Non mi promette te, dio in miniatura che conosce la tigna e la corruzione, ma spine, sputi e chiodi.
Non mi promette altre notti d'amore dove la nostra sete di labbra, di pelle e di forza brutale non si smorza mai ma si accende in continuazione senza mai rinfrescarci. Il Signore non mi promette la tua adulazione spudorata per le mie gambe serrate sulla tua schiena, né il lamento del leone che prima di ruggire recupera le forze per azzannare le mie spalle, né la morsa metallica delle tue dita sui miei glutei, né la potenza disumana delle tue reni.
Spine, sputi e chiodi. Come fossero il tesoro più prezioso che si possa desiderare, incorruttibile e glorioso.
Non so dirGli ancora di sì, ma non c'è in me nemmeno la volontà di fare accomodare questo ospite privilegiato al di fuori del mio cuore e così le due potenze si combattono ancora, luce e ombra, bene e male, spirito e carne, nella mia anima, riducendola in brandelli.
Sono a brandelli, carponi, sulla nostra storia consumata e piango sangue.
Allora urlo al Cielo, invocando i Santi e la serva per eccellenza, di allontanare da me questo calice di dolore, questo calice d'Amore, questa Passione così diversa dalla nostra eppure così simile. E il Cielo con un battito d'ali mi accarezza il cuore senza costringermi ad una scelta tra te e Lui. Libero arbitrio. Nessuna imposizione.
Così metto sui piatti della bilancia divina voi due, sperando che essa non penda da nessuna parte.
Passioni a confronto.
La stadera la sorregge un Angelo imperioso e splendente, mentre il Signore osserva i miei occhi imploranti che chiedono solo tempo, ancora un po' di tempo per accettare una risposta che conosco già. Ed appena l'Angelo toglie il fermo dalla bilancia, l'immagine sfuma dalla mia mente come quando è stata creata.
Il Cristo è ancora lì, sulla mia sedia sgangherata e su quella Croce in mia e tua paziente attesa, con il palmo forato verso il Cielo e verso di noi. Ora di fronte a Lui non sono sola, nel Getsemani non sono sola, ma ci sei tu con me, languore infinito della mia anima e del mio corpo. E la Bestia arretra intimorita da tanta amorevole onnipotenza.
Poi il Cristo prende Parola e nella Verità delle sue Vie riprendiamo Vita e accettiamo il compito per cui siamo nati: Passione, Crocifissione e Resurrezione, insieme.

Alessandra_n

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