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Racconto n° 1847
Autore: Alessandra_n Altri racconti di Alessandra_n
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Avrei dovuto raccontare di te, Emanuela
Avrei dovuto raccontare di te, Emanuela e del tuo desiderio di me, o meglio di una femmina, di una gatta scura e tiepida, aggressiva e gioiosa come la tua anima. Ma posando le dita sulla tastiera, per scrivere di una sconosciuta a cui proporre un incontro indecente, non ho resistito e mi sono lasciata andare all'istinto.
Lo conosci bene tu l'istinto, quel guizzo veloce di passione che la ragione non smorza, quello scatto agile del pensiero che non si riesce a contenere. Ma come possono i tuoi 27 anni sottostare all'equilibrio e arginare la foga della natura?
Mi pare di vedere il verde brillante dei tuoi occhi, simile al cielo quando s'incontra col mare in una giornata di maggio; mi pare di assaporare la frenesia della tua risata che sa di tutto tranne che di veleno; mi pare di conoscere gli scatti del tuo corpo mentre balli in preda alla convulsione della musica. Mi somigli tu, o meglio io ti somigliavo, un tempo.
Ed anche se l'uomo che ami è riuscito a far breccia nella mia curiosità, non posso spingermi dentro la tua carne per non scendere a fondo nel tuo dolore. Forse non lo sai ancora, forse non hai appreso che il sesso è un'arma a doppio taglio che ci può ferire a morte e non voglio essere io la donna che ti aprirà gli occhi.
Emanuela, se scosto solo di un poco i capelli dai tuoi occhi, posso vedere dentro di te per riconoscermi e se appena respiro il tuo fiato, posso percepire i miei stessi odori. Odori di donna incompleta che cerca e cerca e cerca ancora nella vita una ragione per cui esistere. Che il vino, per quanto amabile sia, non soddisfa, che il cibo per quanto raffinato sia, non colma.
Una donna che ama una donna, frontiera quasi inespugnabile a cui tendere o forse ennesimo desiderio che, soddisfatto, muore. Un uomo che ama una donna mentre ne osserva un'altra godere, fantasia audace in cui anch'io talvolta mi perdo.
Emanuela e Manuel, due amanti sinceri fin dove possibile. E se poso lo sguardo sulle tue gambe snelle sento che lì morirà il tuo uomo. E se carezzo la pelle nuda della tua schiena, mi accorgo che lì scenderanno le sue lacrime.
Sei nata per lui e lo tieni sulla corda, sospeso tra lo slancio geniale della tua fantasia e l'ombra furtiva della rabbia. Sei nata per salvarlo d'amore e di dolore, per crescerlo nella tua ingenuità sfrontata. Sei bella e pulita come una calla cresciuta sul ciglio di un fosso. E non temi quel fosso le cui acque putride ti sfiorano ma non ti intaccano, ti elevi a coppa verso il cielo contenendo il pianto degli Angeli.
Manuel è un angelo, serioso e matematico nelle sue verità, proteso verso gli affari e il bilancio dei conti, si è smarrito nei tuoi fianchi e nelle tue labbra audaci. Le tue labbra audaci... con cui baci morbida e decisa, donna e bambina, femmina e condottiera. Trascini con te i sogni dei tuoi seguaci, offrendo loro la sicurezza di movimenti risoluti, di mani scattose, di sussurri imperiosi e al culmine della battaglia, avanzi altera offrendoti in sacrificio al nemico. Nemico che non sarò io piccina, perché non posso saperti sul mio corpo e poi guardarmi allo specchio, con la stessa semplicità, non posso sentirti nuda di tutto e poi non piangere al posto tuo.
Non posso, Emanuela, ridurre i tempi del tuo amore per lui, castrandoli in un sogno che ti lascerà solo nuovo amaro nel ventre da addolcire.
Ecco la mia proposta indecente. Pensavo di farti sedurre il mio uomo e di goderti per me mentre i maschi ci guardano ma in verità io non ho un uomo da amare o meglio lo amo solo con l'anima sfatta come un letto vuoto dopo l'amore. Avrei voluto saperti bella e provocante per lui, avrei voluto vedere le tue labbra muoversi mentre mi racconti come lo hai adescato, con quali artifizi lo hai convinto, con quali inganni lo hai portato dove volevo io. E non sarei gelosa di te, bambina, delle tue linee morbide e dolci, delle tue espressioni sensuali e misteriose, sarei solo infelice nell'aver compreso, una volta di più, che tutto questo tramare non ci porterà che all'inizio della storia della vita. Vita ancora da comprendere pienamente, da accettare nelle sue vie impervie e dolorose.
Ecco la mia proposta indecente. Un racconto stupido che tra le parole nasconde profezie di nuovi dolori così bui e accecanti che per liberarvene dovrete rinascere dalla vostra morte, che per comprenderli dovrete ripercorrere tutta la storia assurda di una vita ancora da completare.
Avrei dovuto raccontare di te, Emanuela ed infine è proprio di te che ho raccontato e perdonami se ho tralasciato il bocciolo più profumato del tuo fiore, lascio volentieri che il soffio vitale della tua anima candida lo insozzi un estraneo che nulla ha visto di te dentro il lago limpido delle tue pupille.

Alessandra_n

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