Vorrei mi vedessi ora.
Mi guardo sulla striscia sottile dello specchio. Devo fare un passo indietro per vedermi intera.
Parto dal basso. Le mie decolleté preferite. Tacco undici a spillo, nere notte. Punta estrema leggermente rialzata. Quelle che hai visto anche Tu ricordi? ( - Hai delle belle caviglie - – o dei bei piedi? Cosa mi hai detto quando le hai viste? Non conoscevo allora la tua voce, ora è bene impressa nella mia mente e la forgio sulle tue parole, gioco retroattivo per renderti reale).
Salgo con gli occhi sulle calze nere, velate e translucide. Penso che i collant a rete media starebbero sicuramente meglio, ma con questo freddo è fuori discussione. La parte inferiore delle gambe risale tesa, i muscoli definiti dalle tre ore di danza del mattino.
Le ginocchia spariscono sotto la balza a sirena della gonna in Principe di Galles con inserti in pelle bruciato sulla vita e sulle cuciture ad arte che abbracciano i sedere. Appoggio le mani sui fianchi premendoli leggermente. Ho sempre adorato questa gonna. Rigorosa, rigida al punto da non permettermi di camminare al mio solito passo lungo. Devo ridefinire l'andatura e aprire meno le gambe: passi piccoli, sinuosi, anni Cinquanta. I tacchi certo non rendono più facile il movimento, ma che donna mai rinuncerebbe a quel dondolio? A quella forzatura che rende il dorso del piede arco perfetto che si offre impudico e costringe i fianchi a movenze ampie e lente?
La maglia in mohair nero completa la figura. Poggia sulle anche rendendo netto il contrasto col tessuto severo della gonna. Morbidezza e rigore. Due lati così miei da farmi sentire perfetta in questa mise. Lo scollo dolce sfiora tondo le clavicole, curva sfiorando le spalle e cade vertiginoso fino alle lombari. Niente reggiseno ovviamente. Lo sai, se posso lo tolgo sempre (effettivamente seguito ad acquistare vestiti che obblighino a non portarlo, ci hai fatto caso?).
I capelli sciolti e ribelli mi accarezzano la schiena di latte. Li muovo scuotendo appena la testa, adoro sentirli.
Le dita lunghe e candide spuntano sottili dalle maniche avvolgenti. Un bracciale rigido, una schiava in oro bianco a creare luce sul polso destro e la mia farfalla d'agata al collo. Occhi lunghi, tono su tono, trucco quasi invisibile e bocca rosso cupo.
Mi muovo sul lato, accenno due passi verso lo specchio e le parole mi escono da sole...
Vorrei mi vedessi ora.
Ora kazzo.
O-ra.
E subito le guance avvampano di rabbia, il tuo - Sparisci. - rimbomba nella testa e diventa sibilo convulso. Alzo il mento e piego il sopracciglio con arroganza. - E sia. -
Afferro cappotto e borsa, quattro spruzzi di profumo a stordirmi, le mani chiuse a forza sulle chiavi di casa. In ascensore di nuovo lo specchio, grande ora, un abbraccio totale che scrollo infastidita con le spalle rigide di Te.
Madamesnob