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Racconto n° 1977
Autore: Mayadesnuda Altri racconti di Mayadesnuda
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40 anni
40 anni. Oddio. Come potevo compiere 40 anni. Era la realtà. Dovevo prenderne atto, per la prima volta nella mia vita non ero in pace con la mia età e con la fase vitale che stavo attraversando.
Eppure ero sicuramente più bella, seducente, affascinante e padrona di me della ragazzina di 20 anni, tutta minigonne e trucco pesante, che era entrata in redazione con molta spavalderia e un pizzico di incoscienza.
Ma ora quella data cerchiata di rosso sulla mia agenda non so perché ma invece di farmi pensare a feste e regali. Mi immalinconiva.
Basta, ci voleva qualcosa di speciale. Dovevo regalarmi qualcosa che avevo sempre sognato ma per un motivo o per l'altro mai realizzato.
Mentre, riflettevo su che tipo di regalo farmi...l'occhio mi cadde casualmente su un vecchio biglietto da visita che riportava solo un numero di telefono e la dicitura Dream Agency. Chissà. Magari rispondevano ancora e se così fosse stato. Forse sarei riuscita a ricordare i miei primi 40 anni come un traguardo del desiderio e non della memoria.
Composi il numero con le mani leggermente tremanti. Dirn Drin Drin Drin gli squilli si inseguivano l'uno con l'altro senza che niente accadesse. Stavo per riattaccare quando....
- Si – Dream Agency - Ha una voglia da realizzare? - La voce al telefono sembrava quella di un uomo maturo e anche abbastanza affannato.
- Salve sono Valentina Goia – la mia voce suonava incerta e venata di imbarazzo anche alla mie orecchie. Raddrizzai le spalle e mi ricordai che ero una donna libera con un legittimo desiderio. E abbastanza soldi e coraggio per realizzarlo.- e ho una voglia da realizzare. Una voglia particolare - .
- Sono la nostra specialità signora non si preoccupi – rispose l' uomo al di là del filo- quando può passare da noi per i dettagli? Le potrebbe andare bene Lunedì alle 13? Siamo in via Arconati 12. Bene a lunedì - .
Riappesi la cornetta stordita, segnando automaticamente l'appuntamento sulla mia agenda per il lunedì successivo. Lo avevo fatto veramente. O meglio avevo iniziato a farlo veramente. Non sapevo ancora se avrei avuto il coraggio di andare fino in fondo.
Del resto negli ultimi anni avevo quasi smesso di coltivare il mio lato oscuro, completamente assorbita dalla carriera e dal mio ruolo di moglie e madre perfetta.
Ma, quei maledetti 40 anni mi avevano riportato a galla ricordi e sensazioni che da tempo non provavo. E che, in passato, erano stati la linfa vitale del mio modo di essere. Mi ero accorta che non scopavo con un uomo che non fosse mio marito o il mio amante (lo stesso da anni ormai) da mesi. Per non parlare del tempo trascorso dall'ultimo menage saffico. Non ricordavo nemmeno più che sapore avesse una figa.
No. Decisamente non ero più io. Era ora di dare una svolta e recuperare la vecchia Valentina. Lo dovevo a me stessa.
Lo avrei fatto...avrei trascorso il giorno dopo il mio 40esimo compleanno. Il mio primo giorno da - splendida 40enne - per dirla alla Nanni Moretti nella suite Rouge del Five Season. In compagnia di una cassa di champagne cristal rosè e di 3 giovani uomini. Nessuno dei quali con più di 25 primavere. Si, mi sarei regalata una gang bang. Per la precisione 24 ore di ininterrotta gang bang. Meglio di qualsiasi filler al botulino o microlifting che dir si voglia. Ne sarei uscita rinata. Pronta per i prossimi 40 anni.


Lunedì ore 13. Uffici della DreamAgency.

Osservo la mia immagine riflessa nel vetro smerigliato della porta dell'agenzia. Mi sento come in quella canzone di Jovanotti in preda a vertigini che - non sono paura di cadere ma voglia di volare - . In realtà non vedo l'ora di spiccare il volo.
Spingo la porta con mano ferma ed entro annunciata dal ticchettio dei tacchi a spillo dei miei stivali. Mi dirigo al banco della reception dove siede una splendida giovane donna che avrà al massimo 20 anni. Sento il mio corpo reagire a quella vista. Non mi accadeva da anni. I capezzoli mi si inturgidiscono sotto la stoffa sottile della mia camicia di seta e un calore liquido mi cola tra le cosce. Sorrido alla ragazza e soprattutto a me stessa. Quasi riconoscendomi nella mia pelle. Di nuovo io.
- Ho un appuntamento con il signor Manari. Per le 13. - Dico alla giovane soffermandomi con lo sguardo, forse una frazione di secondo più del consentito, sulle sue labbra turgide mentre parla.
- Prego signora, si accomodi il dottor Manari la sta aspettando. Da questa parte mi segua - – la giovane con un sorriso mi invita a seguirla lungo un corridoio. Osservo compiaciuta il dondolio dei suoi fianchi davanti a me. Gran bel culo - penso – ma il mio le da ancora dei punti. - Ecco si sieda pure. Il dottor Manari al raggiungerà subito - . - Grazie - sorrido alla giovane leggermente imbarazzata dal mio sguardo ammiccante. E mi siedo accavallando le gambe mentre sento il filo del mio perizoma che mi scivola tra le chiappe solleticandomi il culo.
Non faccio in tempo a cercare una sigaretta nella borsa che entra un uomo, molto piacevole ad un primo sguardo. Sulla cinquantina. Alto e snello. Un bel portamento e un gran bel culo, ancora sodo nonostante gli anni. Si siede rivelando due occhi azzurri intensi e indagatori. Mi fissa incuriosito e anche leggermente arrapato. Se non ho perso completamente il mio intuito. Dati gli anni di inattività pressoché totale.
- Bene signora Goia – mi sorride con arguzia dietro le lenti chiare dei suoi occhialetti cromati - mi vuole raccontare qualcosa di più di questa voglia che vorrebbe l'aiutassimo a realizzare? -
- Qualcosa di più? Beh non per sembrarle troppo diretta ma intendo regalarmi per il mio 40esimo compleanno una gang bang con tre bei giovanotti. Voglio 24 ore di sesso sfrenato con giovani uomini sempre pronti a soddisfarmi in ogni modo desideri. Naturalmente le voglio nella cornice adatta. E la suite Rouge del Five Season mi sembra perfetta - .
- Benissimo – capisco e siamo senz'altro in grado di aiutarla mi sorride malizioso Manari - ma ho bisogno di qualche particolare in più circa i giovani uomini in questione a parte il numero - .
- Certo – rispondo facendo scorrere il mio sguardo dai suoi occhi alle sue labbra fino alle petto e più giù sotto la scrivania – al massimo 25 anni, meglio se più giovani. Ben dotati, abili e disinibiti. Rigorosamente bisex. Intendo godermi lo spettacolo di due splendidi giovani uomini che si fanno il culo a vicenda. Ah disposti a farsi riprendere. Perché è ovvio che voglio che riprendiate l'intera durata dell'incontro, con delle telecamere montante in tutta la suite e, poi ne ricaviate un film di almeno un paio d'ore. Adeguatamente montato. Deve sembrare un filmato professionale. Un porno d'autore. Mi spiego? -
- Assolutamente – la malizia negli occhi di Manari traboccava letteralmente – è stata chiarissima direi che manca solo un particolare: quando vorrebbe realizzare il tutto. - Il giorno dopo il mio compleanno – rispondo in tono ridente - dunque martedì 19 gennaio - .
- Benissimo abbiamo tempo più che sufficiente per realizzare il tutto – conclude Manari alzandosi e venendo verso di me – naturalmente le verrà a costare parecchio. Ma non credo sia un problema vero? - . - No – rispondo alzandomi a mia volta e offrendogli il panorama completo dei miei seni gonfi con i capezzoli duri che premono contro il pizzo del reggiseno – non lo è affatto. Ma in ogni caso vorrei da lei alcune precisazioni e garanzie circa la discrezione e la tutela della privacy nell'erogazione dei vostri servizi - .
- Che ne dice se ne discutiamo a pranzo? – mi sorride prendendomi sottobraccio e sfiorandomi in modo fintamente casuale un capezzolo mentre lo fa - . La troia cacciatrice che è in me esulta nel vedere che nonostante gli anni di inattività non ho ancora perso il mio tocco. - Molto volentieri - rispondo mentre la mia mente immagina quella bella testa china tra le mie cosce e la lingua ad accarezzare con prepotente violenza il clitoride – dove suggerisci di andare? - Nel chiederlo mi volto leggermente verso di lui in modo che i miei capezzoli turgidi sfiorino il suo braccio e alzo il viso verso il suo quasi ad offrire il collo i suoi denti e alle sue labbra.
Sono scivolata nel tu quasi inconsciamente. Mi preparo ad azzannare la preda. Sorrido mentalmente di me stessa, mentre sento Manari spingermi contro la parete di fondo del suo ufficio e scivolare con le labbra e la lingua lungo l'arco del mio collo.
M'inarco per assecondarlo e faccio scivolare le mie mani sul suo culo giusto per verificare se la prima impressione era stata quella giusta. Sodo. Muscoloso. Una meraviglia. Stringo e mi struscio contro il suo cazzo in erezione mentre lui m'infila la lingua in bocca e mi schiaccia con il suo corpo contro la parete.
- Bene – ansima sulle mia labbra – sei veramente la troia spettacolare che sembri è? -
- Si - rispondo mordendogli il collo e aprendogli la lampo dei pantaloni per afferrare il cazzo e avvolgerlo nella mia mano come fosse già nella mia bocca – resta da vedere adorabile bastardo se tu sei in grado di scoparmi per bene come sembri promettere - .
- Provvediamo subito, signora - sussurra ironicamente nel mio orecchio un minuto prima di farmi girare e schiacciarmi contro il muro con la parte superiore del corpo. Mi solleva la gonna. Strappa il filo del tanga. Ora il mio culo rotondo si offre impudico al suo sguardo. Mi afferra per i fianchi e sbam. Un solo colpo. Secco. Violento. La cappella che lacera il buco. Il cazzo, che mi affonda nelle viscere. La fica che si contrae e cola in risposta all'invasione del culo. Gemo... - Gran figlio di puttana lo sai usare bene il cazzo è... sfondami il culo dai - . Non parla. Sorride lo sento contro la pelle della nuca il riverbero di quel sorriso e aumenta la pressione degli affondi e la frequenza dei colpi. Contraggo il culo e lo sporgo infuori ruotandolo per sentirlo completamente immergersi in me. La fica gronda desiderio liquido e bollente, che mi riga le cosce. Lo sento farsi sempre più turgido e pulsante nel mio culo.
Allora ruoto un'altra volta i fianchi e contraggo gli sfinteri come se volessi fargli un pompino a quel cazzo magnifico che mi colma totalmente.
- AHHHHHHHH grandissima troia sborro. Te lo gonfio di sborra questo culo favoloso che ti ritrovi - – ansima nel mio orecchio. Spingo un'ultima volta indietro e mi abbandono all'orgasmo anche io, che mi attraversa tutta dal culo alla fica, al cervello. Restituendomi a me stessa. Troia nell'anima. Come sono sempre stata. Come sarò sempre.
Crolliamo abbracciati a terra. Con qualche fatica ancora ansimanti ci districhiamo. Sorridendoci allegramente , mentre cerchiamo di ricomporci.
- Beh come minimo –ridacchio guardandolo maliziosa riallacciarsi i pantaloni – visto che stavolta il servizietto te l'ho fatto io. Mi aspetto un generoso sconto sulle tue di prestazioni, o meglio su quelle della tua agenzia nella realizzazione della mia VOGLIA - . - Ah ah aha ah – mi sorride divertito di rimando – indubbiamente ti sei guadagnata lo sconto riservato ai clienti VIP, il tuo è stato un servizietto di qualità elevatissima. Complimenti - .
Ricomposti, sorridenti e direi soddisfatti lasciammo l'ufficio diretti al ristorante. Peccato che siano già le tre del pomeriggio.

Lunedì 19 gennaio ore 10 di mattina

Gli accordi sono chiari. Per quanto, presi in circostanze meno chiare per un rapporto di lavoro. Tipo il sedile posteriore della sua Corvette del 65. Ma Manari mi era sembrato un uomo di parola oltre a scopare da Dio. Particolare questo che mi aveva convinto ad affidargli la regia della mia gang bang. Per quanto, non ricordassi precisamente quando mi aveva estorto questa promessa. Forse, mentre mi succhiava il clitoride avidamente o forse mentre la mia fica succhiava il suo cazzo avidamente. Ma l'avidità in ogni caso centrava. Ne ero ragionevolmente sicura.
Dunque, eccomi qui Five Season suite rouge. Dietro quella porta mia aspettava la mia personale celebrazione del traguardo dei 40 anni. Non avevo perso tempo a vestirmi, sotto la mia pelliccia di visone indossavo solo un paio di giarrettiere di pizzo nero e delle velatissime calze di seta. I tacchi a spillo delle mia scarpe preferite di pitone nero terminavano la mise, che mi era sembrata la più adatta allo spettacolo che mi preparavo ad interpretare da protagonista assoluta.
Oltre quella porta tutta stucchi e dorature mia aspettavano Manari, una serie di sofisticate apparecchiature di ripresa, il mio champagne preferito e tre giovani uomini arrapati, che speravo mi avrebbero definitivamente restituito a me stessa. Troia nell'anima. Come ero sempre stata. Come desideravo ardentemente tornare ad essere.
Sorrisi e spinsi la porta. Entrando nel primo giorno dei miei nuovi 40 anni.


Ore 12.30 - L'aperitivo

Sole a gennaio. In questa città di grattacieli e smog. Strano. Ma adatto. Molto adatto alla situazione. Mi allungo meglio sul divano divaricando per bene le cosce e lasciando scorrere lo champagne rosè lungo il mio corpo. Le gocce percorrono gli omeri scivolano sui seni, trattenute dai capezzoli eretti, da cui rotolano sul ventre verso il monte di venere che per l'occasione sfoggia una nudità totale nuova di zecca. Tra paia di giovani bellissimi occhi seguono il percorso della gocce come ipnotizzati.
Il ronzio delle telecamere ormai è un sottofondo quasi accettabile. Sorrido.
- Bene ragazzi – ammicco - direi che il momento giusto per un aperitivo. Venite a servirvi - . Non passano 30 secondi che tre lingue avide iniziano a seguire il percorso delle gocce sul mio corpo. Mi rilasso lanciando uno sguardo malizioso a Manari che semi nascosto dietro una delle telecamere osserva la scena con quello credo voglia sembrare un'aria professionale.
Le lingue dei ragazzi sono calde, umide, alcune ruvide, alcune morbide. Tutte mandano brividi lungo la mia spina dorsale e spandono calore liquido nella mia fica. M'inarco per sentirle meglio. Marco, il biondino che assomiglia a Jud Low, ha una lingua lunga e ruvida che accarezza i miei capezzoli turgidi raccogliendo le gocce con accuratezza. Christopher, il nero sbarcato in città per sfondare nella moda, ne ha invece una morbida e corta ma maliziosa che esplora anche i recessi più nascosti tra la mia fica e il mio culo dove le gocce birichine possano essere andate a giocare a nascondino. Jem, infine, il piccolo giapponese genio dell'informatica e creatore di videogiochi, ha una lingua calda e sottile, guizza in bocca intrecciandosi alla mia con notevole ardore. Mentre il sapiente lavoro di lingua dei ragazzi mi porta sempre più vicina all'orgasmo lancio uno sguardo allo specchio che occupa la parete di fronte al divano. La donna sensuale che si abbandona totalmente al piacere sono io. Finalmente di nuovo io. L'ultimo pensiero razionale prima che le onde dell'orgasmo mi travolgano e il sapore della mia sborra si mescoli allo champagne nelle bocche dei ragazzi che ora si abbeverano tutti alla stessa fonte.
Riaprendo gli occhi mi trovo di fronte Manari impeccabilmente vestito con un completo grigio sotto cui però spicca la sua imponente erezione. Si accarezza leggermente la cappella sopra i pantaloni guardandomi. - Perfido bastardo – penso – sa benissimo che non posso fare a meno di volere anche il suo di cazzo. Ma non gli darò questa soddisfazione - .

Ore 14.00 - il pranzo a base di frutta e cioccolato

Banane, fragole, e poi cioccolato in molte forme e declinazioni. Osservo i vassoi posati sul tavolo del living della suite mentre Marco pompa con vigore nel mio culo e io succhio con altrettanto vigore lo splendido uccello di Christopher del cui culo si sta caldamente prendendo cura Jem. L'intreccio può apparire solo ad una prima impressione casuale. In realtà è perfetto e frutto di qualche ora di studio reciproco, delle reciproche preferenze in sostanza. Il cazzo di Marco ad esempio è perfetto per il mio culo, lo riempie come se questo vi fosse stato disegnato intorno. Sento la capella nelle viscere, e ondeggio incontro alle sue spinte ruotando i fianchi contraendo lo sfintere per sentirlo affondare con maggiore forza. La mia bocca è invece tagliata su misura per pompare il cazzo di Christopher alla perfezione. Lo accolgo con un solo movimento tutto fino in gola. La capella preme sulle tonsille quasi soffocandomi. Succhio lentamente cercando di adeguare il mio ritmo a quello con cui Marco mi sfonda il culo. Intanto Jem con notevole agilità e insospettato vigore pompa il culo di Christopher, che mio speculare alter ego gode doppiamente, come sto facendo io.
Il fastidioso ronzio di sottofondo si fa improvvisamente più intenso. La voce di Manari irrompe sulla scena. L'uomo accarezza il mio corpo inarcato e offerto con lo sguardo e intanto: - Marco la signora è particolarmente sensibile in questo punto – spiega con un tono a metà tra il professore di liceo e il regista creativo di porno sperimentali, mentre con un dito mi sfiora la pelle delicata tra il buco del culo e la fica grondante – quindi visto che vogliamo zoomare sul suo orgasmo tu accarezzala lì e la ripresa sarà perfetta - . - Figlio di puttana, lurido bastardo penso mentre con un sorrisetto ironico si allontana e la pelle dove mi ha sfiorato mi brucia ancora come se mi avesse marchiata - . Fortunatamente è il pensiero di un secondo poi il vigore di Marco che segue alla lettera le istruzioni mi manda in orbita. Succhio con maggior intensità il cazzo di Christopher che è ormai pronto ad esplodere nella mia bocca.... E mi lascio andare stringendo il culo per prolungare l'orgasmo. La sborra mi cola in gola e nel culo. Mi ritrovo farcita di quel caldo vischioso e adorabile liquido. Meravigliosamente e potentemente farcita. Mentre i ragazzi usano le loro lingue per ripulirmi mi rilasso e lancio uno sguardo ironico a Manari, che credendo di non essere visto da nessuno si sta menando il cazzo con entrambe le mani con gli occhi incollati sulle lingue che scorrono sul mio corpo. - Ecco - penso - giustizia è fatta. Ah Ah Ah - .

Ore 16.15 – il bagno

Immersi nella vasca circolare colma di bollicine. I muscoli rilassati. Gli occhi chiusi. I corpi che si sfiorano sotto la schiuma. Lascio che il desiderio e la voglia fluiscono fuori da me, colmando con al loro sottile seduzione la stanza. Il desiderio si. Il desiderio di sentirmi ancora autenticamente troia. E la voglia si. La voglia di essere scopata, colmata di calda sborra in tutti i buchi, contemporaneamente.
Blues... non poteva che esserci un blues come colonna sonora. Le note trasportano la mia voglia e il mio desiderio nell'aria. E poi. Una frazione di secondo dopo. Solo mani che cercano, bocche che succhiano. Denti che mordono. E cazzi che penetrano. E buchi che accolgono avidi. Sono impalata sul cazzo di Christopher i petti incollati con le ginocchia posate sul gradino della vasca e il culo che sporge offerto alla voglia e all'obbedienza di Jem che m'incula. Intanto Marco è uscito dalla vasca si è messo in ginocchio sul bordo e mi ha infilato l'uccello in bocca per farselo pompare.
La mente invasa dal piacere di quella triplice e totale penetrazione che tanto avevo cullato di poter realizzare. Mi perdo nella totale perfezione del momento. E dimentico di essere mente, anima e cuore. E mi abbandono all'estasi di essere solo corpo. Puro sentire. Colmata. Completamente posseduta. Piena di potente e vigoroso piacere, che aumenta vertiginosamente con il passare dei minuti. Scopata. Nella bocca, nel culo, nella fica. Immobile nel godimento. Che aumenta ancora. Mentre i colpi si fanno più forti e, il cazzo di Marco mi affonda in gola soffocandomi. Liberata nel profondo della mia anima. Troia. Finalmente. Di nuovo.
La mente vacilla mentre il corpo travolto dalle contrazioni esplode in un orgasmo devastante. E la sborra cola dalla mia fica, dal mio culo, dalla mia bocca. Riga le cosce, segna il ventre, marchia i seni. Travolta dalla potenza di quella gang bang.
Di quella prima gang bang. Mi abbandono nella vasca mentre l'acqua scorre dove prima scorreva la sborra. Appagata. Veramente. Per la prima volta da tempo.
La telecamera ronza vicino ai miei occhi chiusi. I ragazzi sono andati a farsi una doccia e io ho bisogno di un momento di quiete. Esco dalla vasca e mi avvolgo in un telo per asciugarmi rapidamente. Infilo le scarpe e cerco la mia pelliccia. Ho bisogno di fumare una sigaretta e andrò a farlo sul terrazzo della suite, contemplando le luci della città dall'alto.
Aspiro il fumo con voluttà mentre il freddo non passa attraverso la barriera del mio visone e del mio sangue ancora bollente per il piacere appena provato. Passi. E una voce. Quella voce. - Allora tesoro – sorride ironico Manari mentre mi prende la sigaretta dalla bocca e fa un tiro – può dirti soddisfatta no? Dei miei servizi professionali intendo? - . Non resisto. So che sta cercando solo quello. Ma non resisto.
Lo afferro per il bavero della giacca, lo spingo contro il muro, gli apro i pantaloni. Il cazzo svetta duro e rigido come un'asta. Lo afferro con la mano e inizio a pomparlo per bene mentre con lo stesso ritmo gli metto la lingua in bocca. Reagisce. Ovviamente. In un secondo inverte le nostre posizioni. Apre la pelliccia mi solleva una coscia mettendosela intorno alla vita e scivola fluido nella mia fica. E poi. Uno. Due. Tre colpi. Sempre più intensi, sempre più ravvicinati e frequenti. Ansimo mentre morde con ferocia un capezzolo. Affondo i denti nel suo collo e contraggo i muscoli della fica per succhiargli il cazzo dall'interno. Urla. - Troia. Lurida meravigliosa troia... - e sborra lava calda e gustosa dentro di me.
Sorrido. - 1 a 1. Palla al centro , bastardo - . Penso. Mi stacco. Chiudo la pelliccia e rientro nella suite. Il mio passo è ancora più leggero.


Ore 19 Lezione di obbedienza

E ora - pensavo mentre tranquillamente distesa sul divano mi accarezzavo pigramente la fica ancora vogliosa – Ora ci vuole qualcosa che ho sempre desiderato. Un giochino particolare. Così pensai ad una cosa che avevo visto appesa nell'armadio. Si era stata sicuramente opera di Manari, un fulgido esempio di bastardo assoluto quell'uomo, ma dovevo ammettere almeno con me stessa di adorarlo per questo.
Così mi alzai e ondeggiando completamente nuda sui miei tacchi a spillo mi diressi verso la camera da letto. Nell'armadio. Avvolto in metri di carta velina, coronata da un fiocco sfavillante di raso rosso. Eccolo li. Il completo da domina con tanto di strapon e frustino. Il lattice lucido di zip e legacci ammiccava dalla velina seducente e accesso di mille riflessi, quasi chiamandomi. Quell'uomo era deciso a mettermi K.O con la dimostrazione della sua capacità di leggermi dentro in modo perfetto.
E va bene gli avrei dato il suo spettacolino e poi una piccola privata personalissima lezione di obbedienza tutta per lui.
Strappai quasi con violenza la carta velina e il fiocco di raso afferrando avidamente il corsetto di lattice e accarezzando con lo sguardo il dildo svettante dello strapon.
Il corsetto era perfetto mi fasciava come un guanto seguendo la curva dei seni. Dietro era chiuso da una rete di stringhe che finivano in un laccio che pendeva tra le natiche. Davanti dei gancini di metallo cromato tenevano accostati i lembi creando una profonda scollatura a v. Le bretelle finivano in un collare che serrava il collo. Sostitui rapidamente le mie giarrettiere di pizzo con quelle in lattice e agganciai le mie calze di seta. Sfilai le mie scarpe e indossai quelle con il tacco di acciaio e il cinturino di cuoio alto che avvolgeva le caviglie procuratemi da Manari.
L'immagine che rifletteva lo specchio era splendida. Mi sentivo potente, seducente e assolutamente troia. Afferrai il frustino e lo strapon e con delle ampie falcate andai in salotto. I ragazzi sedevano nudi e silenziosi sul divano. Mentre una poltrona di cuoio rosso era stata spostata di fronte a loro e, mi aspettava. Manari semi nascosto nuovamente dalle telecamere mi fissava con uno sguardo ironico e un sorrisetto compiaciuto sul volto.
Mi fermai di fianco alla poltrona. Sollevando un piede, posandolo sul bracciolo mentre sfioravo con le mani il frustino, quasi accarezzandolo. Guardavo i ragazzi negli occhi lentamente senza l'ombra di un sorriso. Le note del blues riempivano di atmosfera la stanza che era illuminata in modo da lasciare quasi in ombra me e sotto una luce potente i ragazzi.
- Bene – iniziai a dire con una voce fredda e dura - quella di stasera sarà una lezione che non dimenticherete. Una lezione preziosa ma anche...dolorosa. Si dolorosa. Ma il confine tra il dolore e il piacere è sottile molto sottile. Ora verrete legati, ammanettati ai polsi e alle caviglie e poi io mi prenderò cura di voi. Ampiamente cura - .
Mentre i ragazzi venivano ammanettati mi sedetti sulla poltrona e spalancando le cosce infilai il manico del frustino nella fica iniziando a masturbarmi violentemente davanti ai loto occhi. La reazione fu immediata. I corpi dei ragazzi si tesero nell'eccitazione. I cazzi svettarono imponenti, ondeggiano verso di me. Affondai il manico in tutta la sua lunghezza nella fica e mi abbandonai all'orgasmo ricoprendo di sborra il frustino.
Dopo qualche minuto sfilai il frustino della fica. E con passo deciso mi diressi verso i ragazzi: Bene – scandii - prima regola IO SONO IL VOSTRO CIBO E LA VOSTRA ACQUA.... Stasera vi nutrirete della mia sborra e vi disseterete con la mia pipi. Ad iniziare da ora. Così dicendo mi avvicinai a Marco che era il primo della fila e gli apri la bocca a forza infilando il manico nella sua bocca e obbligandolo a leccare la prima parte del frustino. Affondai un po' di più il frustino nella bocca di Christopher che l'aveva già spalancata, pronto a leccare. E Lo affondai tutto nella bocca di Jem che fini di ripulirlo restituendomelo lucido. Mi voltai facendo schioccare il frustino contro il pavimento e cogliendo con la coda dell'occhio in un angolo Manari che si menava furiosamente il cazzo eccitato oltre il limite dalla scena.
Era solo l'inizio. Mi sedetti sulla poltrona spalancando nuovamente le cosce e : - La mia fica ha bisogno di attenzioni, in modo particolare voglio che mi succhiate il clito tre minuti ciascuno, non un secondo di più o di meno. Chi sgarra verrà punito. Jam partiamo da te - . Il giovane giapponese riusci con precisione tutta orientale a succhiami sapientemente per esattamente tre minuti. Lo seguirono Marco e Christopher che preso dall'entusiasmo avvertendo tra le labbra le contrazioni del mio orgasmo, non si fermò in tempo. E venne punito. Severamente. Lo frustai 5 volte obbligandolo a chiamare ogni volta la frustata successiva con voce più tremante. Colai sborra sui segni rossi delle frustate. Dopo. E vidi il ragazzo sorridere.
- Seconda regola – ripresi dopo che Christopher ebbe ripreso il suo posto – DOVRETE AVERE SEMPRE IL CAZZO IN EREZIONE IN MIA PRESENZA.
Chi non rispetterà questa regola verrà ancor più severamente punito rispetto alla regola precedente. E ora signori – conclusi allacciandomi lo strapon e accarezzando il dildo lucido come se fosse un cazzo vero.... Siete pregati di voltarvi. Intendo farvi il CULO - . Contemplai quella distesa di magnifici culi offerti alla mia voglia e dopo aver provveduto a sciogliere i ragazzi dalle manette. Spiegai loro cosa volevo. Ci saremmo disposti in circolo ognuno di noi avrebbe inculato e sarebbe stato inculato contemporaneamente da un altro. Li lasciavo liberi di scegliere la disposizione del cerchio. In ogni caso io avrei tenuto lo sguardo incollato a quello di Manari perché non ci fossero dubbi su chi stessi prendendo in quel momento e perché.
Ci disponemmo e mi trovai tra Christopher e Jem. Avrei preso il culo di Jem e il cazzo di Christopher. Affondai nel piccolo culo del giovane giapponese con forza sentendomi immediatamente avvolta dal calore della sua carne. E dalla morbidezza. Ad ogni colpo il dildo affondato nella mai fica rispondeva con una scarica di vibrazioni, mentre il mio culo veniva riempito totalmente dal cazzo di Christopher snello e potente perfetto in quell'occasione. Presto le note del blues nella stanza furono coperte dai gemiti e le parole inarticolate che uscivano dalle nostre labbra. Fissai Manari a lungo. Vibrava, si tendeva, leccandosi le labbra con la lingua, accarezzandosi il cazzo come se fosse lui dentro il mio culo o io dentro il suo. Mentre vibravo nel doppio orgasmo del culo preso e del culo dato lo vidi sborrare. Mi leccai le labbra avidamente. Capì al volo e si portò le dita sporche di sborra alle labbra leccandole con voluttà come avrei fatto io. Sorrisi. Veramente appagata solo in quel momento.

Ore 21.30 La personale lezione di obbedienza di Manari

Immersa nella vasca idromassaggio con un flutè di champagne in mano. Sorseggio il liquido rosato mentre mi rilasso. Muscoli. Testa e Sesso a riposo. La stanza è in penombra e colmata dalle note del mio blues preferito. Appagata? Forse. Non del tutto in ogni caso. Ma Soddisfatta si. Almeno, per quello che riguarda la gang bang. Tutt'altra storia è Manari. Quell'uomo è una vera e propria spina nel fianco. Un tormento. Intrigante e incessante. Quasi evocato dalla forza dei miei pensieri. Lo sento entrare nella stanza ancor prima di vederlo. La forza della sua Voglia di me è tale che la percepisco anche nel silenzio. Violenta e potente. Non apro gli occhi. Vigile. In attesa della sua prossima mossa. Io so già quale sarà la mia, comunque. Quell'uomo ha bisogno di una piccola lezione. Una piccola e deliziosa, per entrambi, lezione di obbedienza. E' la fica che fa girare il mondo. Ed è meglio che lui inizi a ricordarselo. Almeno in mia presenza.
Avverto il suo tocco. E' lieve. Mi ha solo sfiorato un capezzolo. Ma è come se una scossa elettrica mi avesse attraversato il corpo. La fica mi si contrae. E i capezzoli svettano turgidi entrambi a pelo dell'acqua. Si china alle mie spalle e mi morde il collo scivolando con la lingua verso l'orecchio.
Cerco le manette che ho nascosto nell'acqua e lo attiro verso di me per baciarlo e soprattutto indurlo a mettermi le mani sui seni.
Mentre succhio la sua lingua avidamente, mi sposta le mani sui capezzoli. - Bingo – penso sorridendo intimamente – e faccio scattare le manette sui suoi polsi.
Mentre è ancora stordito esco dalla vasca e lo spingo verso una poltrona di pelle nell'angolo della zona bagno con una corda di seta cremisi fisso le sue braccia ammanettate ai braccioli della sedia.
Mi allontano e mi asciugo rapidamente con un telo. Lo guardo è chiaramente furioso. Almeno apparentemente. In realtà nel fondo dei suoi occhi si legge qualcosa di altro. Una sorta di compiaciuta soddisfazione per gli sviluppi della situazione.
- Bene – sorrido ironica guardandolo – direi che siamo nelle condizioni ideali per la nostra piccola lezione di obbedienza - . Mi avvicino a lui. La mia fica è a 30 centimetri dal suo viso. Ne avverte il profumo. Ne sente il calore. Infilo due dita nelle sue calde profondità e gli sfioro le labbra con la mia voglia liquida. Mi allontano di nuovo. - Ah Ah Ah – rido maliziosa guardando Manari il cui cazzo già svetta attirando il mio sguardo come una calamita - Ti piacerebbe è.... Niente da fare. Ora io chiamerò qui Christopher. E lo userò come un gigantesco dildo di carne. Mi prenderò il mio piacere da lui e lo farò a pochi centimetri da te e dalla tua voglia. Voglio vederti imprecare, supplicare, insultare dalla voglia di fottermi, per la voglia assoluta di essere al posto di Chris. Di essere il mio giocattolo vivente. Ma potrai farlo solo nella tua mente. Non un fiato dovrà uscire dalle tue labbra. Altrimenti... assaggerai la frusta - .
In quel momento entrò Christopher che mi abbracciò da dietro iniziando a stringere i miei capezzoli con forza mentre io mi strusciavo contro il suo cazzo con il culo in tensione per la voglia di essere aperto. I miei occhi non lasciavano un secondo Manari mentre Chris mi faceva piegare a 90 gradi con le braccia appoggiate sui braccioli della poltrona dove l'uomo era seduto. La mia bocca era pochi millimetri dalla sua. Quando Chris con un unico movimento fluido e potente mi riempi il culo. Affondai la lingua nella bocca di Manari scopandogli la bocca con lo stesso ritmo con cui il giovane nero stava fottendomi il culo. I miei seni con i capezzoli duri come il marmo strusciavano sulle spalle di Manari. Assecondavo i colpi di Chris spingendo il culo all'indietro con sempre maggiore frenesia: l'orgasmo stava per travolgermi. La mia fica colava sborra sulle ginocchia e i piedi di Manari. Al vertice del godimento morsi, cercando il sapore del sangue, la lingua di quel dannato bastardo e lui di rimando con rabbia mista ad una voglia travolgente morse la mia. Il sangue invase le nostre bocche. Mi staccai lanciandogli sguardi omicidi e deglutendo il sangue. Liquidai Chris con un cenno della mano e misi il culo in faccia a Manari, ordinando secca: - Ora ripuliscimi per bene con la lingua se no giuro maledetto figlio di puttana che una decina di frustate non te le toglie nessuno - . Un lampo nei suoi occhi feci appena in tempo a coglierlo mentre mi voltavo. E poi la sua lingua che mi accarezzava lenta e potente il culo. Percorrendo con la punta il solco tra le natiche indugiando sul buco. Raccogliendo le tracce della sborra sparse anche lungo le mie cosce. - Dannato stronzo mi stava eccitando di nuovo. Ero già pronta per un altro giro di giostra. Dio lo odiavo e lo adoravo contemporaneamente. Non era possibile spezzarlo - I pensieri sempre più confusi e tumultosi mi invadevano la testa mentre non potevo fare a meno di abbandonarmi alle cure di quella lingua. Venni ancora su quella lingua, in quella bocca che mi accarezzava selvaggia la pelle tenera tra la fica e il buco del culo. Venni maledicendomi ogni secondo. Ad ogni contrazione un po' di più. Sorrideva il bastardo dopo. Un sorrisetto compiaciuto.
- Ecco mia cara. 2-1 per me direi o se preferisci poker d'assi - sogghigno con voce roca. - Ah. Non cantare vittoria. Mio caro c'è ancora la piccola questione della tua punizione – sorridevo compiaciuta mentre accarezzavo il manico del frustino con una mano. Una punizione secondo la legge del contrappasso. Ti è piaciuto farmi godere mio malgrado bene.... Ora è il tuo turno - . Mi allontanai di un paio di passi e appoggiandomi al bordo della vasca m'infilai il manico del frustino nella fica e iniziai a muoverlo selvaggiamente. Intanto mi leccavo le labbra e fissavo il suo cazzo. Che suo malgrado oscillava verso di me, con la cappella gonfia e lucida. Potevo vedere le vene pulsare mentre affondavo il manico del frustino sempre più nella fica. Ma stavolta eri lui a dover sborrare. Sfilai il frustino dalla mai fica e gli girai intorno con un unico movimento glielo infilai nel culo. Sussultò urlando e sborrasti all'istante. Senza riuscire a fermarti. Mi concessi una risata soddisfatta e...: - Colore mio caro o se preferisci 2 a 2 palla al centro - .

Le Tre di notte. Guardo il led della sveglia, proiettato sulla parete della camera da letto della suite. Mi districo dal groviglio di gambe, corpi e bocche che occupa l'enorme letto e mi avvio verso il salotto. Ho bisogno di un bicchiere d'acqua e di un minuto di solitudine. Certo anche una sigaretta potrebbe non essere una cattiva idea.
Il ronzio delle telecamere ad infrarossi mi segue tutto sommato confortante. Raggiungo il salotto e accendo una piccola lampada su un tavolino. Prendo una bottiglia d'acqua dal carrello e ne bevo a canna la metà. AH. Bene ora una sigaretta, il visone e una bella passeggiata sul terrazzo. Detto fatto esco sul terrazzo. La brace rossa di un altro fumatore illumina il buio dello spazio affacciato sui tetti della città. Strano mi sembrava dormissero tutti. Beh mi siedo avvolta nella pelliccia su una delle sdraio allineate lungo al parete di fondo del terrazzo e accendo al sigaretta. Voglio solo starmene in pace a fare un bilancio del mio regalo di compleanno. E di come ha rovesciato la mia anima e, rivoltato la mia immagine di me. Accuratamente costruita in anni di sapiente mascheramento. Ora sono nuda, invece. Nuda nell'anima come nel corpo. Di fronte a me stessa. E sono libera di essere quello che ho sempre desiderato e saputo di essere. Libera di seguire la mia vocazione esistenziale. Libera di essere Troia. Ma ho bisogno di quiete per metabolizzare la mia rinnovata vocazione e la mia ritrovata libertà. E non sembra che l'avrò ancora per un po' almeno. Dalle ombre emerge Manari.Tra tutti proprio l'ultima persona che avevo desiderio di vedere.
L'uomo getta la cicca della sigaretta per terra e si ferma a pochi centimetri dalla mia sedia....: - Fatica prendere sonno..strano dopo tanto esercizio appagante? Mi chiede ironico ma forse con una nota di struggente malinconia che non gli avevo mai sentito.
- Riflettevo – rispondo con sarcasmo – sono capace di farlo anche se forse ti stupirà questo... - Gli do del Tu tanto da domani sarà fuori dalla mia vita e io libera di godermi la mia vocazione. - Davvero? Beh non ho mai dubitato di questo – risponde – forse soltanto degli esiti poco ortodossi e spesso pericolosi delle tue riflessioni - Si è seduto sulla sdraio accanto a me le sue mani mi massaggiano i piedi freddi. - Pericolosi per chi? – chiedo guardandolo negli occhi. Vorrei riuscire a capire almeno una volta dove vuole andare a parare con chiarezza. Ma poi cosa m'importa? Carpe Diem....è sempre stata la mia filosofia di vita. - Per me le tue riflessioni, le tue decisioni, il tuo culo, la tua fica, le tue tette divine sono pericolose PER ME. – riprende dopo qualche minuto di silenzio teso, mentre le sue mani scivolano sotto la pelliccia alla ricerca di una delle sue bollenti ossessioni - E solo per me. Perché io adoro il tuo essere TROIA ma non riesco a non desiderare di essere tuo complice... -
Mi blocco all'istante. Cazzo – penso possibile che quest'uomo riesce sempre a dire la cosa più giusta e quella più sbagliata nella stessa frase? E quelle mani poi come faccio ad essere lucida con quelle mani che mi accarezzano con maestria la pelle delicata all'interno delle cosce. - Senti – ansimo con la voce rotta dal desiderio – non capisco dove sia il problema? Vuoi essere mio complice? Mi pare che tu non sia stato altro in queste 24 ore... e credimi io ti ho trovato un complice intrigante e stimolante. Molto stimolante - .
- Non mi basta e non credo basti nemmeno a te – la voce di Manari diventa un sussurro mente infila un dito, uno solo nella mia fica che si contrae come se avesse ricevuto un ordine non appena il dito la invade. Io voglio tutto il tuo corpo, la tua mente e la tua anima e soprattutto voglio godere del tuo essere Troia con te... -
L'infinita saggezza del corpo – sorrido mentalmente di me – la mia fica ha già capito e ammesso quello che ancora io faccio fatica ad accettare. Voglio questo dannato adorabile bastardo nella mia vita e nella mia fica. Meglio a partire da subito. M'inarco verso le dita che intanto sono diventate tre e poi quattro e poi sento la mia fica allargarsi ad accogliere anche il quinto dito. - Vedi la tua fica mi vuole, e tu? - sorride il bastardo mentre affonda la mano tra la mie cosce e la chiude a pugno dentro di me. Sussulto, inarcandomi travolta dall'orgasmo e ansimo con voce rotta: - Anche io ti voglio...nella mia fica e nel mio culo, nella mia testa e nella mia vita - .

Due mesi dopo

Gran bello culo – penso – mentre seduta dietro alla mia scrivania nuova di zecca osservo la giovane fanciulla in piedi di fronte a me. Nuovo ufficio, nuovo lavoro, responsabile creativa della Dream Agency, nuovo amante o meglio complice di avventure. I miei primi 40 anni mi hanno regalato una svolta niente male è.... E ora anche questo piacevole impegno di selezionare la mia nuova assistente. Ho giusto in mente un paio di requisiti...... - Senta mia cara - inizio a dire quando la porta si apre ed entra Guido ( Manari proprio lui si !!!!!) - Valentina, tesoro veramente vorrei ricordarti che avevi un impegno per pranzo con me...dobbiamo provare quella nuova pasticceria in centro..ricordi..per quel cliente. Mi lascio afferrare la mano e trascinare fuori...da quel pazzo scatenato del mio nuovo.... CAPO.









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