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Racconto n° 212
Autore: Cesare Paoletti Altri racconti di Cesare Paoletti
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Notte di San Lorenzo
Distesi sulla sabbia, uno accanto all'altro, i due ragazzi guardavano il cielo buio pieno di stelle, ascoltando il sommesso chiacchiericcio del mare scuro e immenso che come un gigante buono sembrava voler far da delicato sfondo sonoro a quel loro momento d'intimità.
Sentivano la morbida sabbia sotto i loro corpi, ancora calda del sole del giorno, e assaporavano il profumo salmastro dell'aria, e si abbandonavano al silenzio animato dalla voce delicata delle onde che andavano a spengersi sulla spiaggia quasi cercando di non far rumore, per non sciupare la pace che avvolgeva e riempiva di sé ogni cosa.
E ascoltavano la notte, scuro e misterioso contenitore di quel momento di magico abbandono, la notte con i suoi fruscii, i suoi sussurri, i suoi fantasmi. E su tutto il cielo nero, dal quale le stelle, piccole anime di luce, sembravano guardare il mondo indifferenti e lontane, orgogliose nella loro gelida bellezza.
I due ragazzi non si guardavano, ma si sentivano, stesi l'uno vicino all'altro. Sentivano il calore dei loro corpi e il desiderio che nasceva nei loro cuori. Sentivano i respiri regolari e sommessi. Sentivano la presenza forte e silenziosa l'uno dell'altro. Rimasero così, per lunghi minuti, senza parlare, ad ascoltare l'infinito che li circondava. Poi lei ruppe il silenzio:
- Guarda...Una stella cadente... - Disse con voce eccitata, indicando con la mano la scia luminosa che rischiarò per un attimo un angolo di cielo, prima di sparire inghiottita nell'oscuro nulla.
- Hai espresso un desiderio? - Rispose lui, voltandosi a guardarla, mentre lei stava con gli occhi in alto, la bocca leggermente aperta, i sensi protesi a cercar di catturare nuovamente quell'attimo luminoso che accendeva il cielo e spariva rapido come il pensiero.
- Sì... - - E posso sapere quale? - E intanto continuava a guardarla, mentre lei fissava sempre il cielo scandagliandone le profondità più remote.
- Forse puoi indovinare... - Fece lei con voce priva di emozione.
- Vediamo, vediamo...Forse lo so, ma voglio sentirlo dire da te! -
Ci fu un momento di silenzio, e poi la voce della ragazza sovrastò di nuovo il bisbiglio monotono delle onde: - Il mio desiderio più grande sei tu! -
Quelle parole attraversarono la notte e il cielo e le stelle e il suo cuore come una luminosa stella cadente ed erano più forti della notte e del cielo e delle stelle e gli entrarono dentro piene d'amore.
- E tu sei il mio! - Rispose lui con voce dolce e sussurrata, e intanto un'altra scia luminosa ferì l'oscurità, come un raggio d'amore attraversò i loro occhi prima di perdersi nella notte e nei loro cuori.
E la mano di lui si posò leggera sul viso della ragazza carezzandolo con infinita dolcezza, quasi timorosa di sciuparne la bellezza. Lei chiuse gli occhi, e si lasciò andare. I suoi sensi adesso erano tesi a catturare le dolcissime sensazioni che quel contatto le procurava. Lui passò più volte, lentamente e delicatamente, sulla pelle morbida che fremeva leggera sotto quel tocco delicato ma pieno d'amore e desiderio. Era come se un soffio caldo e leggero la sfiorasse, e si abbandonò al brivido di piacere che le procurava.
In quella notte magica e calda lei aveva deciso di darsi totalmente a lui, di offrirgli il suo corpo e la sua anima, e intanto la mano del ragazzo scendeva, lenta e sicura seguiva il profilo della sua bocca, delle sua labbra, che a quel tocco si dischiusero come un fiore al bacio del sole, del mento e poi del collo, e arrivò sul petto, e si appoggiò sul suo cuore e si fermò un poco per ascoltarne il battito rapido.
- Come sei bella...Ti voglio... - Le sussurrò rapido in un orecchio, e il calore sottile del suo respiro accompagnò quelle parole fin dentro al cuore della ragazza.
Sotto il manto stellato di quella notte il fuoco era ormai acceso nei loro corpi e nei loro cuori, e lui cominciò a sbottonarle la camicetta bianca scoprendo il reggiseno di pizzo che avvolgeva i seni. Quando l'ultimo bottone cedette, la camicetta si aprì, e lui immerse il suo viso fra i seni di lei. Cominciò a baciare e a mordere la stoffa di pizzo del reggiseno lasciando una scia di saliva calda nel solco fra i seni e sul collo della ragazza, poi con una mossa rapida e improvvisa, quasi violenta, strappò via quel pezzetto di stoffa scaraventandolo sulla sabbia, e si tuffò nella carne morbida di lei. La assaporò. Sotto le stelle fredde e lontane si cibò del piacere immenso che gli dava il lasciarsi avvolgere dal calore e dal profumo dei seni di lei, e li baciò ripetutamente, e bevve avido la loro bellezza, e passò la sua lingua sulla pelle bagnata dalla luce fioca delle stelle e profumata di mare.
La ragazza ad occhi chiusi guardava il cielo nella sua mente e lasciava che il piacere s'impossessasse di lei, potente, caldo, inarrestabile. Poi la mano di lui scese più giù, e lei lo lasciò fare, sapendo quel che stava per accadere e che desiderava che accadesse. Si sentiva sempre più sua, e intanto il mare sussurrava le sue preghiere e la mano di lui cominciò a carezzare delicata l'ombelico e a giocare con quella piccola cavità esplorandone i recessi più intimi.
E scese ancora, fino a trovare la stoffa dei jeans, ruvida e fredda. Poi si alzò e si pose a sedere vicino a lei. La ragazza aprì gli occhi e gli sorrise, e anche lui le sorrise, e i suoi seni colorati di stelle gli parvero ancor più belli, e li ammirò, come si ammira un'opera d'arte.
Rimase per un po' in adorazione di quel corpo seminudo che gli si offriva disteso sulla sabbia calda, e poi le sbottonò i jeans, li abbassò fino ai piedi nudi e li sfilò e li allontanò da lei, come un inutile fardello, e adesso solo le mutandine bianche coprivano quel corpo che lo faceva impazzire di desiderio. E lei godeva del desiderio di lui e desiderava il desiderio di lui e desiderava lui e le sue mani e la sua lingua e il suo sesso.
Di nuovo lui si chinò su di lei e cominciò a carezzarla tutta, con infinita dolcezza e passione, sul viso, sulla fronte, sugli occhi che al passaggio della sua mano si chiusero, come per immergersi a contemplare mondi lontani e stupendi, e poi sulla bocca, sul collo, sui seni, che ebbero un fremito. Sfiorò i piccoli capezzoli duri ed eccitati che sembravano implorarlo di essere carezzati.
E scese fino al bordo delle mutandine, lo seguì lentamente fino ai fianchi, e poi afferrò la stoffa fra il pollice e l'indice e cominciò piano ad abbassarle, sempre più giù, fino a scoprire i peli del pube. Si fermò a metà, lasciando il delizioso boschetto parzialmente coperto, e si chinò a baciarlo, immerse il viso nella nera peluria, si strofinò su di essa, come fosse l'erba fresca e profumata di un prato. Prese fra le sue labbra quei lunghi peli neri e li succhiò come fossero cibo lungamente desiderato, li cosparse della sua saliva e giocò con essi come un bimbo felice.
Poi afferrò di nuovo i bordi delle mutandine, e le fece velocemente scendere lungo le cosce fino ai piedi e poi le sfilò per gettarle via, sulla sabbia scura, lontano. Era nuda, adesso, completamente nuda e completamente sua. Lei non si mosse, perché voleva che lui la facesse impazzire con le sue mani e la sua lingua e restò in attesa.
Le aprì piano le gambe, le aprì piano la sua femminilità, le aprì piano il corpo e l'anima, e lei sprofondò nell'abisso del piacere di sentirsi totalmente nelle sue mani. Gustò la gioia di offrirgli la sua bellezza, senza segreti e senza limiti.
E lui immerse il viso nella sua essenza di donna, nel cuore profondo della sua femminilità, gustandone il dolce sapore e bevendone gli umori che sgorgavano copiosi dalla sorgente del piacere. E fu estasi. Estasi sotto le stelle, estasi nella notte calda attraversata dai rapidi bagliori delle stelle cadenti, estasi cullata dalla voce monotona del mare, estasi di cuori innamorati, estasi di corpi avvinti nella passione. Estasi.
L'orgasmo arrivò rapido come il fuoco di una stella cadente e le incendiò il corpo e l'anima. Si lasciò prendere e le sembrò di volare. E intanto la lingua di lui continuava a scavare nel profondo della sua femminilità per trarne fuori i tesori nascosti. E il brivido caldo del piacere non si arrestava ma continuava a percorrerle le viscere e a scuoterle le membra.
Finalmente si lasciò andare stremata sul suo letto di sabbia, aprì gli occhi e rivide le stelle, silenziose testimoni di quell'indicibile momento di godimento fisico. Sentì di nuovo la carezza della notte sulla pelle, il profumo di sale del mare, e ancora la lingua di lui che continuava a frugarla nell'intimo, non sazia di assaporare la bellezza del suo sesso e del suo corpo di donna. I respiri affannosi si mescolavano al respiro delle onde. Lei restò ancora così, aperta al desiderio di lui che sembrava non avere fine.
Poi posò le mani sul capo del ragazzo che si agitava fra le sue gambe, gli carezzò dolcemente i capelli, quasi per ringraziarlo del piacere immenso che le aveva donato e per fargli capire che adesso voleva il suo sesso. Lui ancora per un po' restò sprofondato nell'umido e caldo rifugio che la sua bocca aveva esplorato avida e curiosa in ogni anfratto, poi si alzò.
Si mise in piedi di fronte a lei e cominciò a spogliarsi. La maglietta e i pantaloni volarono sulla sabbia, e poi gli slip, e adesso anche lui era nudo e il suo membro eretto guardava in alto verso le stelle.
Scese su di lei, che lo stava aspettando aperta e sensuale, scese su di lei piano come il tocco leggero dell'aria calda della notte. Scese su di lei e sentiva il suo respiro sempre più forte, fin quasi a divenire un gemito di desiderio.
Si stese fra le sue gambe che giacevano spalancate e inerti sulla sabbia, avvicinò piano il suo sesso duro e gonfio alla vulva completamente aperta e pronta per lui, e poi entrò, rapido e delicato come un sospiro si trovò nell'intimo di lei che emise un grido strozzato di piacere. Affondò il viso fra i seni perdendosi nella loro morbidezza e cominciò a muoversi dentro di lei, e ad ogni colpo gli sembrava di entrare sempre più profondamente in quel corpo pieno di grazia che gli si concedeva senza limiti.
Godettero insieme, e sembrò che il mare si unisse al loro grido di passione con la voce delle sue onde. Lui la riempì del suo seme e del suo amore, e lei si lasciò riempire da quel succo come fosse linfa vitale e poi si lasciarono andare al ricordo del piacere vissuto, per cercare di fermarlo e prolungarlo e riviverlo, abbracciati. Teneramente abbracciati in quella tenera notte, la notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti, la notte dei desideri. La loro notte d'amore.

Cesare Paoletti

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