Lui non si cura del tempo, del vento che all'esterno del loco come ballerino freddo culla gli alberi oltre le finestre.
Non si cura dei lumi accesi nella notte; è Lei a farsi Volta Celeste, la sua. Contro d'Ella lui sbatte impazzito le ali dell'anima.
Non gl'importa del giorno celato dalla fitta foresta, il giardino tetro che custodisce il castello.
Non gl'importa del nascere giovane dell'alba o del morire in colori fiochi del tramonto oltre il capo della cittadella.
Lui è in amore, non conta gli attimi, non se ne cura.
Né cibo.
Né sonno.
Vive e si nutre spogliandosi in Lei... nuda la sua Esistenza batte dilatando quel corpo.
Par arrogante, padrone della sua amante, par sicuro violandola così a fondo, eppure si sente tradito dall'ardore.
Follia.
S'inverte il ruolo.
Sente il sortilegio frantumargli la ragione.
Sbriciola le viscere.
Lei lo possiede accogliendo il sesso virile nelle cellule più nude del corpo.
Nell'ano femmineo lui scoppia i propri gemiti.
Torce il corpo come una corda affogata su se stessa.
Lui è risucchiato da Lei.
L'arroganza fonde il cuore, collassa, schiuma il liquido cardiaco che dalle fibre interne del torace gli percorre veloce le vene gonfie.
S'avvelena.
"...credete che sia io a vincerVi?
No... sono Vostro Servo.
La mia vita Vi appartiene..."
Parla, gode, ansima violento in quel delirio. La ascolta urlare il nome, quel suo nome mentre Le schiaccia la carne.
Adesso intenso la trafigge, Le si spinge sulla schiena, Le bagna la pelle di saliva.
E' lui a colare ora. La di lui bocca si fa vagina virile.
Si bagna sotto la lingua, s'imperLa femminea...
Gocce sull'epidermide di Lei, rivoli lucidi e caldi dalla di Lui bocca sporcano d'amore quella schiena magra, sulla quale piegato, Le spalanca il corpo.
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Sterpaglie (alghe) - sottomesse -
quando l'occhio marino
duole
a scorgere (lumi) - vite -
tra le fette dei gusci.
Gli umori degli scogli
- disseminano -
lo sperma del sole.
E viceversa.
Alejandra
Alejandra