Lo guardo mentre indugia sulla mia pelle. E' nuova per lui, sconosciuta. Ne studia la tonalità nivea, il riflesso della luce sulle clavicole, l'ombra delicata che scende nascondendosi. Una matita sanguigna, sfumata dal dorso di una mano invisibile, delinea la curva piena del seno che si stacca gonfio dallo sterno.
Serata ideale per quest'abito: lungo, scollato profondamente, un ebano impalpabile. Ho gli ormoni ballerini, lui non lo sa, non siamo abbastanza intimi, ma il risultato è questa tensione diffusa, che riempie la pelle del decolleté e mi fa stare diritta di modo da non premermi inavvertitamente con le braccia il seno indolenzito. In realtà non è dolore, è smania. Se fossi sola, a casa, probabilmente sarei sdraiata sul divano con le tette tra le mani, a premerle lentamente ma con fermezza, dall'esterno, piano, poi raccogliendo le dita sotto e stringendole più forte, l'una verso l'altra, a baciarsi ridendo. Ma sono qui, con questa cena deliziosa, questi piatti tremolanti di candele, questo vino dai riflessi violacei.
Mi muovo sulla sedia, dondolo le gambe accavallate, stringo e rilasso i muscoli del sesso e del culo. E' un gioco che faccio sempre, ovunque, un movimento impercettibile che scioglie la tensione.
No, non sono nervosa per l'incontro, non è nel mio carattere. E' questa smania di premermi che mi agita. Sento il bisogno di muovermi, alzarmi, camminare, stirarmi, toccare e farmi comprimere.
Gli sorrido mentre ascolto distrattamente le sue chiacchiere. E' irrequieto. Non so cosa stia dicendo, non l'ascolto, ma sento il ritmo delle sue parole, come accelera concitato e poi si blocca di colpo, i polmoni vuoti come sull'orlo di un burrone. Ad un mio cenno continua, parla di una mostra di quadri moderni che ha visitato di recente, ma non è interessato a quello che sta dicendo, è catalizzato su di me, sul bisogno di attirare la mia attenzione, sul timore di perderla.
A dire il vero non l'ha mai avuta. Non è per questo che ci sono uscita. E' un bell'uomo, è martedì sera, mi ha proposto questo ristorante nuovo, sul mare, e ho accettato. Adoro predispormi per queste serate, amo più la preparazione che lo svolgimento. La scelta del vestito, il bagno caldo, la crema sul corpo, i capelli leggeri sulla nuca... Ho accettato sì, senza pensieri, per puro svago.
Ma non avevo calcolato questa tensione sottopelle, questa irrequietezza che sta diventando eccitazione. Strofino le cosce nude fino a sentire la pelle che si scalda, gioco con la collana di perle portandole alle labbra e poi lasciandole cadere sul petto, godendo di quel contatto inusuale.
Lui se ne accorge, vede le corse alla pelle dei miei polpastrelli, i respiri irregolari, gli scatti sotto il tavolino. - Andiamo? - Sì, andiamo, ho voglia di camminare.
Mi porta sugli scogli, camminiamo fianco a fianco, finalmente in silenzio, osservo le rocce levigate dall'acqua, le alghe scure, nere di notte, che dondolano aggrappate alle rocce. Il vento della sera s'infila sulla nuca, nella scollatura, alza la gonna leggera e scopre le ginocchia. Sento la tensione ora, la percepisco netta nei muscoli quando appoggio il tacco sul selciato della promenade, è lei che mi rende così particolare stasera, così eccitata senza motivo.
Mi giro verso di lui, gli afferro un polso e lo guido, sotto la mia mano, al mio seno. Non lo lascio, premo su di lui, uso il calore maschile della sua mano, ma non gli lascio libertà d'azione. Mi premo rovesciando la testa all'indietro, massaggio il seno con i palmi aperti sulle sue dita. Sì. Finalmente. La sua bocca si anima, scivola sul mio collo, vedo i suoi occhi brillare di luna. Ha capito. E la smania inizia a sciogliersi, lenta, sotto le dita.
Mme
Madamesnob
Racconto n° 2252
