I.
Scrivo di duelli e sfiducia, dell'Esser io, inopportuno a Giulietta,
perchè forgiato dall'irregolare virilità:
un Romeo dall'odore di mandorle troppo dolce per il tocco delle Sue labbra.
Lei è Rarità, un'Eremita bianca ("un" con apostrofo, perché penso al femminile), è Inverno che sfuma sulla pelle della Primavera, è Ancella solitaria nei laghi freschi dei sogni. E i Suoi passi nudi, sul proscenio del mio cuore, seminano urla di rabbia che richiaman irruenza... (quei miei tagli di gola, dovrei morderteli addosso, invece d'ingoiarli.)
Maschio, Romeo non è maschio, eppure
stretto dalle spire del desiderio, in quel logorio estenuante della voglia di consumarsi in Lei, lui si domanda degli spasmi asessuati del Suo animo, per le carezze indecenti di un insolito amore che prescinde da un genere netto.
- Da ragazza o uomo, ugualmente,
non mi serve il Tuo sesso per baciarTi il cuore. -
II.
Sei inatteso pensiero sulla soglia dei ricordi.
Per il tempo che s'inceppa, noncurante dell'ira, tu ti armi d'indifferenza osservando dalla grata virtuale un Romeo poco virile, impotente d'agire, e forse persino inascoltato da una ritrosa Giulietta.
Lei "m'arriva" come un distillato di rabbia, di più, liquido di sfiducia ed indifferenza:
un morso a tenaglia sulla mia nuca che tenendomi fermo m'impedisce l'accesso alle risposte, e così,
Lei tiene fluttuanti gli slanci della mia scrittura irrequieta, virando ogni domanda.
- Questa sera, m'è venuta nella mente la voglia di dirTi che non dovresti permettere a finti amori di trastullarsi con il tuo animo, se nemmeno lo guardano. -
III.
Uno. Un solo Romeo.
Eppure io sono un Romeo di rabbia, un ferita d'odio che alimenta la voglia di sanguinare nell'anima di Giulietta... sovrastarLa, aggredirLa di volgare desiderio lacerando la ragione, fino a violentare il confine tra dolore e amore.
Ho ancora la bocca bollente per quelle parole ingoiate a forza, e il mio stomaco è sfibrato e contratto come un panno strizzato con vigore. Ho la gelosia che mi sbava dalle labbra, perché Lei baratta una svendita del corpo con la certezza d'essere amati.
Non sopporto la finzione di parola quando altri Le dondolano sopra, come orchi impazziti, presi a spremersi virilmente il piacere. Loro? Solo loro senza Lei, che maledetta d'amore s'allarga al cazzo, al vero sesso che possa riempirLe anche i vuoti dell'affetto. Non io, non nel mio irregolare modo di possederLa. Senza fallo e presenza. Perché quando l'anima Le brilla, per la paura di sciuparla, la passione mi rammenta che di Lei non s'abusa, e che il garbo delle movenze s'addolcisce sull'attenzione femminile, dei Suoi spasmi, quando Le scoppiano persino nel cuore.
- Io non ho modo nemmeno di sfiorarTi.
Anche quando ho voglia d'ucciderTi. -
Alejandra
Alejandra