"Tesoro, ho nascosto qualche cosa..."
La ragazza alza gli occhi dal libro che sta leggendo, sdraiata sul divano. Lo fissa con aria interrogativa.
Fa caldo e lei ha sfilato i jeans poco prima e indossa solo una t-shirt di cotone da cui, sdraiata sul divano, occhieggia rosso un perizoma.
"Cosa?"
Ridacchia "qualcosa..."
Si aggiusta sulla sedia.
"Un piccolo stupido regalo. Una sorpresa."
"Ma se non la trovi non verrò lì sul divano"
Si passa una mano sui capelli "...niente dopopranzo se non risolvi la mia caccia al tesoro, amore!"
"Bastardo. Vieni SUBITO qui, è un ordine, non una richiesta!" sibila fingendosi seccata.
"Ho nascosto una piccola piccolissima cosa, trovala o nemmeno ti tocco" ha le mani posate sulle ginocchia, flesso in avanti.
"Prima trovi il regalo, poi se riesci..."
La ragazza ha preso posizione seduta, a gambe incrociate sul divano e ha posato il libro al suolo, la copertina all'aria, aperto per non perdere il segno di dove era arrivata.
Lui occhieggia dalla sedia del tavolo, su cui ha steso spalancato e svogliatamente scorso il Corriere.
"Il rimedio universale" di Daniel Chavarria.
Lei deve averlo preso dalla sua libreria, la copia è la sua, quella vecchia, coi segni delle aperture e delle soste di lettura impresse a sfibrarne la costa. Se lui ricorda bene c'e' anche una dedica dell'autore per lui. A pagina due.
Lei inarca la schiena a solleva le gambe. Si staglia malizioso, le gambe trattenute dalle braccia lei quasi si dondola sulla schiena, il culo che inghiotte e nasconde la piccola striscia di cotone azzurra. Una piccola smorfia che odora di seduzione.
"Dai..."
L'uomo guarda le cosce tornite e muscolose e le gambe affusolate, velate di un primo sole del giorno prima. Che sapore avrà la pelle della ragazza dopo il sole oggi?
Saprà di piccola tostatura come la sua pelle della nuca al mare. Forse.
Quel culo e le sue curve, pesca acerba ma tornita e dura, spaccato in due dove si infratta il filo di tessuto, quel culo che lui adora e che vorrebbe terribilmente aprire e prendere ora.
"Non ti darò proprio alcun indizio" l'uomo seduto davanti a lei ha girato la sedia, le sue cosce sono larghe ai lati e d'istinto si carezza lungo l'abbottonatura "nessun indizio se no che caccia al tesoro è, non ti pare?"
L'abitudine loro è quella dell'amore sul divano o sul tappeto o sopra il letto, dopo i loro pranzi nei giorni liberi dal lavoro. Di solito è lui che la cerca, lei finge indifferenza, a volte fino a renderlo quasi nervoso. Poi cede, ma anche questo è solo un gioco.
"Cercalo. Se vuoi che dopo..." sembra un bambino quasi mentre lo dice, in un parco dopo la fine delle scuole a proporre un nuovo gioco. Lei è in piedi, con aria provocatoria aggiusta le piccole mutande, le calza per benino sulla fica e fa scorrere un dito dietro sollevando la striscia sottile. Scalza si comincia a incamminare.
I piedi nudi lasciano aloni di calore sul parquet ad ogni passo.
"Dammi un indizio! Almeno uno" fa la voce da bambina per scherzo mentre chiede.
L'uomo tace e finge di leggere il giornale.
"Almeno un piccolo indizio..." e nella smorfia sembra davvero una bambina. Ora.
"Quanto è grande il tuo regalo? E' impacchettato o nudo? Dimmi almeno la stanza dove..."
Lei continua a girare sollevando libri, giornali e oggetti.
"Se sfilo la maglietta mi dai almeno un piccolo aiuto?" la voce è maliziosa, atteggiatamente e sfrontatamente seducente e intanto lei solleva le braccia al cielo e scopre il seno nudo.
Lui ne ruba con gli occhi curve e ombre e ne ha nostalgia quasi struggente di pelle e punte dure nelle dita.
"No, amore" lui la guarda ritornare piccola sforzandosi di restare serio, perché così vuole la regola di quel gioco.
E si augura soltanto che l'attesa non diventi troppo lunga.
Che lei sappia cercare.
E, soprattutto, sappia trovare.
(Dedicata a chi sa, e vuole, giocare)
Faber