Per una sera.
Un mattino, un pomeriggio, una giornata.
Per una volta, una volta almeno, fammi sentire una donna.
Una femmina.
Rendimi solo di carne e sudore.
Afferrami e stringimi a te, baciami senza che io ti baci.
Non preoccuparti che la tua barba incolta mi irriti.
Spingi con la tua bocca fino a spezzarmi il collo, se necessario.
Non aspettare che io ti abbracci e ti carezzi per sfiorarmi il seno: artiglialo, soffoca con la tua lingua il mio grido di dolore.
Se resisto, bloccami le mani dietro la schiena.
Per una volta, una volta almeno, sbottonati i pantaloni e mettiti la mia mano tra le cosce, costringila a toccarti, a toccarlo.
E fammi sentire che è una concessione, un regalo, che la tua magnanimità mi onora dei tuoi genitali.
Imponimi di assaggiarli.
Non guardarmi negli occhi tra l'imbarazzato ed il furbetto, non dire "Senti. amore.": non guardarmi affatto. Imponimelo e basta. Spingendomi in ginocchio ed afferrandomi per i capelli.
Usa la mia bocca mentre ti togli la camicia.
Tirami su come se non avessi sentito niente.
Tirami via i vestiti come se scartassi un regalo incomprensibile. Giudicami dalle unghie smaltate da troppi giorni ai capelli spettinati (sì, da te, ma non è una scusa sufficiente!). Promuovimi con la sufficienza. Fammi sentire che la fortuna è dalla mia stavolta, che è uscito il mio numero.
Per una volta, una volta almeno, sii tu un dio ed io una distrazione passeggera, quasi un fastidio.
Non adagiarmi sul letto per cominciare a carezzarmi, massaggiarmi, amare ogni linea del mio corpo. Non far scivolare lentamente i tuoi massaggi sul mio sesso, quasi inconsapevolmente, aspettando che la mia impazienza ed il mio desiderio lo rendano pronto ad accogliere le tue dita. Non far fluire la tua faccia tra le mie cosce per baciare il centro del mio piacere, per mordicchiarlo, per farlo adorare dalla tua lingua che si insinua ovunque.
Spingimi.
Alzami una gamba e dai un'unica leccata, giusto per evitare il deserto.
Palpeggiami.
Baciami con volgarità e mordimi, mordimi dovunque per dirmi che sono carne e poco più.
Ergiti su di me sfoggiando la tua mascolinità di cui deve andar fiero l'universo.
Mettilo tra i miei seni come non hai mai avuto il coraggio di fare, stringili su lui, ordinami di baciarne la punta mentre strusci su di me.
E non toccarmi, non tenere le tue dita tra le mie vere labbra, io sono quella fortunata stasera, non ho bisogno di altre attenzioni.
Entrami dentro senza pensare se sono pronta, non aspettare che dica di volerti, entra di colpo, interamente, sorridimi come mi stessi svelando i segreti del mondo, e dimenticati di me.
Per una volta, una volta almeno, sii maledettamente stronzo, abusa di me, di ogni parte di me, come se ti lavassi i denti, come se così fosse giusto, dovuto.
Ricordati di me solo per regalarmi il tuo orgasmo, come vuoi, dove vuoi, senza preavviso, senza guardarmi per chiedermi muto cosa fare, se ho il ciclo, se mi sono ricordata la pillola, se ti sei ricordato il profilattico, se puoi fare "una porcata".
Ed accasciati su di me, rotola di fianco e comincia a ronfare, tronfio di te e mediamente soddisfatto di me, tralascia che anch'io possa avere un orgasmo, non è rilevante, non guardarmi con occhi estasiati che me ne promettono uno se ancora non l'ho avuto, o con occhi innocenti che mi carezzano e coccolano se l'ho avuto!: addormentati di colpo!
Per una volta.
. per una volta almeno.
. dammi la forza di odiarti, perché ad amarti non ci riesco.
Tiziana Cimmino