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Racconto n° 2467
Autore: Malodo03 Altri racconti di Malodo03
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Oltre il mio tempo
La donna è ferma davanti all'entrata di una piccola abitazione. Non si può non notare la sua bellezza e in molti si voltano per ammirarla. E' una sera ventosa e lei tenta inutilmente di trattenere i lunghi capelli che si avvolgono intorno al viso come fossero drappi caduti dall'alto. Da un'auto i fari lampeggiano due volte e la donna lentamente si incammina. La portiera si apre e lei sale accomodandosi come una gatta sul sedile posteriore lasciandosi avvolgere dal tepore dell'abitacolo e dalla morbida pelle.
L'uomo seduto accanto a lei fuma un costoso sigaro il cui aroma ben si coniuga con l'odore di sandalo con il quale si è generosamente profumato.
- Buonasera Olimpia, è un piacere conoscerti, sei davvero bellissima.
La sua voce ha tonalità basse. Il baciamano sa di antico, ma la galanteria dell'uomo incanta.
- Buonasera Francesco.
Olimpia ritrae la mano dispiaciuta di dover interrompere quel tenero contatto.
L'auto riparte silenziosamente.
La donna apre il cappotto lasciando intravedere le lunghe gambe avvolte in calze color cipria. Le accavalla con abile disinvoltura per mostrare il pizzo che si interrompe a metà gamba. Resta in attesa nel silenzio che segue.
Francesco ha notato la grazia con cui lei ha portato una gamba sopra l'altra mentre il profumo di femmina si diffonde intorno a lui. La bellezza della donna non è comune, ma ciò che affascina oltremodo sono gli occhi color smeraldo che da subito lo trafiggono. Lui sfugge lo sguardo senza resistere alla tentazione di allungare una mano per toccare il ginocchio poggiato a sfiorargli la gamba. Un solo tocco, un tocco leggero e due dita si posano sul vestito di Olimpia scendendo delicatamente sul bordo di pizzo. Francesco guarda avanti, un punto imprecisato di fronte a lui mentre le dita scorrono, rivolte all'insù, lungo la calza.
- La tua pelle è calda e mi piace il tuo profumo. Che cosa sto annusando?
- Le Jardin de Bagattelle. E' l'unico profumo con cui posso condividere il mio odore.
- Sa di prezioso, di fragranza, di donna di altri tempi. Mi auguro che questa essenza resti non soltanto sulle mani, ma anche sulla lingua... quando ti assaggerò. Scoprirai quanto amo perdermi nei giardini profumati.
Lei lo guarda sbattendo debolmente le palpebre. Le ciglia toccano per un attimo la pelle del viso e tornano al loro posto. Un sorriso malizioso le arriccia gli angoli della bocca mentre un dito si infila tra le labbra. La punta della lingua lo lecca prima di morderlo piano con i denti.
Posso farlo ancora.
Francesco le scosta le ginocchia e lei asseconda quel gesto aprendo lentamente le gambe e ripiegando la testa all'indietro sul sedile. Ora offre il suo collo, il petto, e ancor più giù, il suo bene più prezioso. E' pronta a cedere a quell'uomo, ma lui rimane seduto muovendo soltanto la mano che lascia scivolare lungo il suo corpo generoso.
- La tua pelle mi ricorda la sabbia. Impalpabile come la sabbia. Ti prego togliti le calze!
Olimpia alza il capo ubbidendo, afferra il bordo della calza di sinistra e lo arrotola fino alla caviglia per sfilarla poi dal piede. Sposta il capo e afferra il bordo dell'altra calza arrotolandola oltre il ginocchio. In quell'istante i suoi occhi colgono lo sguardo riflesso nello specchietto retrovisore. L'uomo al volante, silenzioso partecipante di quel gioco, la osserva con uno sguardo carico di disprezzo. Così le sembra. Lei lo ricambia con uno maliziosamente perverso mentre la calza si sfila definitivamente dalla gamba.
Sii mio complice amico mio. Anche tu vendi il tuo tempo, come me. E tu non stai comprando il mio.
Sono pronta, pensa, mentre solleva le gambe portando i piedi sul sedile dell'auto. Ora può offrirsi con sensuale oscenità.
- Toccati e mentre lo fai parlami - gli dice Francesco con la voce resa ancora più bassa dall'eccitazione.
Lei passa le mani più volte lungo le gambe fermandosi qualche attimo intorno al sesso, senza fretta, senza entrare. Si lecca ancora una volta un dito, rumorosamente lo succhia, si prende il clitoride con l'altra mano e con il dito bagnato inizia a sfregarlo su e giù mormorando la sua voglia.
- Se tu fossi dentro di me sentiresti questo calore insopportabile che si tramuta in liquido bollente. Ecco, senti anche tu - dice prendendogli la mano e portandola sulla fica.
- Entra in me con questo dito, piano, solo un istante, solo il tempo di comprendere che ardo impaziente di averti dentro.
Francesco si insinua in lei ansimando mentre la camicia si impregna di sudore e il dito scivola facilmente fino in fondo, aiutato dal suo movimento del bacino. Lei percepisce il disagio di chi si sta trattenendo, l'eccitazione soffocata di chi non può fare altro che assistere, la sensualità dell'animalità di se stessa. Lei ha il potere di decidere come, quando, con chi, indipendentemente dal prezzo, indipendentemente dal tempo e dal luogo. Gli uomini pagano per concedersi un piacere che lei potrebbe anche regalare; se solo una volta si accendesse una scintilla...
- Ecco, così Francesco, entrami dentro così, lentamente fino in fondo. Adesso assaggiami.
L'uomo sfila il dito con riluttanza per portarlo alla bocca.
- Sai di muschio. Mettiti davanti alla mia faccia, voglio infilare la lingua nella tua fica e trattenere nella bocca tutto il tuo sapore.
Olimpia si sposta dal sedile allungando le gambe sopra quelle di lui. La schiena è inarcata quel tanto che basta per arrivare con il sesso vicino alla testa piegata verso di lei. In quella posizione riesce a lasciargli affondare la lingua. Il suono degli schiocchi delle labbra si confondono con gli ansimi di Francesco e impercettibile, debole, giunge anche il respiro accelerato dell'uomo al volante. Ma soltanto lei se ne accorge.
Ti sto regalando il mio tempo, il mio piacere. Concedimi almeno un sorriso.
Nuovamente lo sguardo riflesso nello specchietto incrocia il suo e lei adesso legge il desiderio, un desiderio feroce che la fa impazzire. Una trasgressione ulteriore.
Olimpia scuote la testa lasciando cadere la massa di capelli sopra una spalla, li solleva con le mani trattenendoli verso l'alto per lasciare scoperto il viso, si passa le dita per aumentarne il volume. L'uomo al volante scorge le lunghe unghie laccate di rosso, ode il tintinnio del braccialetto di diamanti scorgendone i riflessi lucenti, reprime il desiderio di afferrarle i polsi e farselo succhiare.
Ma lui non può avere desideri, quantomeno non è pagato per soddisfarli. Non è suo quel tempo, lei non gli appartiene. Non ora almeno.
Francesco sa che non potrà resistere ancora mentre continua a leccare. Il fruscio degli abiti, delle gambe che si allungano, i gemiti, sono suoni che riempiono l'abitacolo mescolandosi con l'umidità degli aliti che si incollano sui finestrini.
L'uomo al volante alza leggermente il volume dello stereo diffondendo una musica che non riesce a coprire il suo respiro. Lo fa per non udire, lo fa per discrezione, lo fa per ingannarsi di essere altrove. Olimpia ascolta, si nutre dei suoni, cerca di incontrare quello sguardo e nuovamente accade.
Ora puoi chiudere gli occhi, un attimo, io sarò ancora qui.
Sono qui per questo, solo per questo. Puoi anche alzare il volume, annullare i nostri sospiri, ma non puoi annullare il mio odore. So che lo respiri, che lo trattieni, che lo ricorderai perdendoti.
La mano di Olimpia si fa strada sul tessuto della camicia di Francesco scendendo a cercare la lampo dei pantaloni, infilandosi nella fessura.
La sue lunghe dita afferrano il membro eretto avvolgendolo delicatamente. Il suo tocco è delicato, ma il ritmo non concede alcuna possibilità di resistere a lungo.
- Dimmi cosa vuoi, io sono qui, sono tua.
- Se continui così ti vengo nella mano. Non voglio, non ancora, desidero entrare dentro di te, ovunque in te, nella bocca, nel culo, nella fica e restarci. Sdraiati sul sedile, alza le gambe.
Francesco emette sommessi rantoli mentre le mani di Francesca lo aiutano a trovare la strada della sua bocca.
In quella bocca lui è accolto, in quella bocca si perde.
Altre volte lo ha fatto, altre donne, altre bocche hanno preso il suo sesso, ma quella sensazione di essere acconto nel velluto è la prima volta che la prova. Gli sembra quasi di sciogliersi nella sua bocca, desidera essere afferrato dai denti per non scivolare oltre la gola.
Si muove Olimpia lasciando cadere i capelli da una parte, capelli che lui afferra per scoprirle il volto, per guardare quelle labbra che lo divorano dolcemente sostando con la lingua intorno alla pelle tesa del suo sesso impaziente.
Si muove Olimpia seguendo la musica, una musica che sta suonando per lei, è un invito a seguirne il ritmo. La sua lingua non si arresta, le labbra si serrano, la mano stringe ancora più forte.
Francesco avrebbe voluto essere dentro di lei, afferrarle i fianchi e spingere il ventre contro il suo, stringere le morbide natiche all'attaccatura delle cosce. Avrebbe voluto, ma il seme esce impetuoso contro la sua volontà, ingoiato silenziosamente dalla gola di quella femmina dagli occhi verde smeraldo.
Allontana dispiaciuto il suo membro da quella bocca affamata.
Lei solleva il capo, fissando Francesco per un istante. Ancora ciglia che sbattono, poi un sorriso disarmante mentre il vestito torna a coprirle le gambe.
- Olimpia, sei una donna fantastica. Ci incontreremo ancora io e te.
- Forse. Mi accompagni a casa o devo prendere un taxi?- risponde mentre si infila le calze nuovamente padrona del suo tempo, di se stessa.
- Nessun taxi, ti riporto a casa e poi credo sia compreso nella tariffa. Ma prima che tu vada via devo farti una domanda. Olimpia sei una donna molto bella, perchè lo fai?
- Perchè mi piace, perchè desidero un altro bracciale di diamanti, perchè cedo soltanto il mio corpo e mai quella parte di me che non ha prezzo. Ora che ho soddisfatto la tua curiosità, posso fumare una sigaretta?
Francesco le concede soltanto un affermativo cenno della testa.
Nell'attimo in cui la piccola fiamma dell'accendino illumina il suo volto lei socchiude nuovamente gli occhi aspirando il fumo. Lei è già altrove.
L'auto si ferma davanti al portone della sua abitazione.
- Per favore Andrea, prendi la busta che si trova nel portaoggetti, scendi ad aprire la portiera alla signorina. La busta è per lei - dice Francesco rivolto all'autista.
- Buonasera Olimpia.
- Buonanotte Francesco.
Buonanotte Andrea. Ora sai anche tu quanto vale il mio tempo, ma io non so quanto vale il tuo.
Lei attende, scende lentamente dall'auto, afferra la piccola busta, sussurra qualcosa. Poi si incammina senza voltarsi.
L'uomo sorride. Questa notte potrà sognarla e averla per sé, senza fretta, senza tempo, gridando nel piacere il suo vero nome: Maria.


Malodo03

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