Tra poco lui verrà a chiamarmi ed io non sarò pronta.
Rimango qui incollata alla finestra aperta sulle stelle, ad aspettare chissà cosa.
Ci sono le luci fuori, e' di nuovo Natale.
Ricordo quante volte da ragazzina,ì ho rivisto le stesse luci splendenti degli abeti fasciati di stelle filanti, dalla stessa finestra, come un dejà vu acuto e consapevole, in queste notti che esalano atmosfere solenni e magiche.
Anche allora contavo le stelle nel cielo, una ad una, giocando con la mente ad unirle per disegnare una figura, un brivido, un'emozione, la favola che sarebbe poi venuta.
Qualcuno mi aveva detto che non ero una donna, ma cento possibilità di donna ed io aspettavo, con tutti quei punti interrogativi e girandole che salivano al cielo, di capire quale delle cento possibilità di donna, sarebbe poi saltata fuori...
Ma non voglio pensarci adesso e complicare tutta la faccenda del conto degli anni e dei ricordi; sono abbastanza instabile e balorda stasera che non mi metto a fare indagini romantiche con le stelle e gli sfondi significativi del suo firmamento.
Tra poco lui suonerà alla porta ed io dovrò andare.
Indosso il vestito più nuovo, in georgette verde bosco; bel proporzionato alla mia figura, attillato e frusciante a segnare il vitino esile e a coronare i fianchi rotondi.
Le calze di un velo impercettibile, le scarpine decolleté di velluto in tinta, quelle delle grandi occasioni e gli orecchini antichi, gocce di smeraldo a risaltare l'incarnato marmoreo di una pelle lattea, quasi evanescente. L'ultimo colpo di spazzola alla cascata di capelli rossi, scintille indomabili simili a quelle di una bambola di seta, tanto per rinverdire la fiaba.
Una serata come altre, con un uomo affascinante, colto e molto stimato.
Io non mi sono spesa tanto a conquistarti: i soliti giochi di sguardi, un regalino a sorpresa perché sono ancora capace di stupire e la mia spavalda ironia, che riesco a sfoderare nelle occasioni cruciali e impegnative, anche se non so da dove arriva e perché si rivela sempre, al momento giusto.
Delle ore che seguiranno ne vedo già frammenti di immagini nitide.
Andremo a cena nel ristorante più acclamato della città, mangeremo ostriche e vellutata di cannolicchi con guarnizione di nidi d'angelo. Sceglieremo il vino più nobile, in una interminabile carta che ci porterà via del tempoe mi aiuterà a scivolare nel concetto del confronto, e che sarebbe poi stato prossimo.
Chiuderemo la porta del lussuoso attico in centro ed io ti consegnerò la chiave, così tu deciderai quando e come dovrò andarmene, e sarò ebbra e leggera come una barca alla deriva, sul fiume; scatenerò tutti i miei sensi perché ho scelto, stasera, di essere la tua mignotta, la tua cagna personale, io, che non so fare sesso torrido senz'anima.
Oramai sono andata verso questa direzione e farò di tutto e anche di più fino alla fine dei sensi; lascerò che il tuo cazzo e la mia fica diventino le due facce della nostra medesima energia e aprirò il culo al mondo, così tu potrai arrivare finalmente a Dio.
Ecco mi chiama. - Scusami, un momento, non sono pronta - .
Questa volta credo che andrà in bestia, ma non fa niente. Un stella cadente riga il cielo inquieto e torna verso di me, una scia rapida e luminosa tra frastuoni di cornamuse e cascate di fuochi d'artificio, tracciando un nuovo arabesco per la favola che verrà domani.
E' proprio stupido pensarci ancora, ho idea che di quelle cento donne ne sia venuta fuori una un po' squinternata. Chi sono io? Io sono questa: non felice, non compiuta. Labile, provvisoria, come tutte. Ma viva, una donna viva; con gli occhi spalancati a tutti i colori del mondo, specialmente adesso, che e' di nuovo Natale.
Rossogeranio