Il peccato è il mio mestiere. Lo so. Starete già sorridendo ironici. Ve lo concedo. Detta così può suscitare più di una gomitata complice. Ma è la verità. La sola unica verità, che sia applicabile alla mia persona. Il peccato è il mio mestiere. Una vocazione divenuta uso. Consuetudine. In un certo qual senso. Una vocazione faticosa. Per nulla facile. Spesso ostica. Almeno per una con uno spirito ribelle come il mio. E' inutile che scuotiate la testa in quel modo, e sarebbe opportuno che prima di continuare a leggere vi cancellaste quel sorrisetto fintamente comprensivo dalle labbra. Sono sempre stata una seduttrice. Più o meno consapevole. Sin da bimba.
Una precoce seduttrice stretta in un cappotto di panno verde che travolgeva il suo affascinante e giovane zio di mille perché. E più tardi. Una "lolitesca" seduttrice 14 enne, che rivelava il suo innato talento per le variazioni orali del piacere, contro la parete di una cabina su una spiaggia dell'affollato litorale adriatico. La mia è stata un'ascesa quasi inarrestabile. Raramente ho avuto dubbi di natura morale o mi sono posta domande del genere cosa penseranno di me se...
Una gran perdità di tempo in verità. E andare contro la propria natura è la forma di tortura prolungata più crudele che conosca. Ci ho provato una volta. Tanto tempo fa. Non ha funzionato chiaramente. Me ne sono andata appena in tempo. Un minuto prima di abbandonare in un angolo la mia dignità, come i miei adorati tacchi a spillo. Mi ha cercato dopo. Ma questa è un'altra storia. Che ho già raccontato comunque. Torniamo al mio mestiere. Peccare. Già. Il divertente di questo tipo di occupazione è che per quanto ci provi non riesci mai ad esaurire le occasioni di lavoro. C'è sempre una nuova versione. Un progetto innovativo. Una tendenza inesplorata. Qualcosa che ancora non hai fatto. Qualcuno che ancora non hai conosciuto. La noia insomma. Il grande male moraviano di questo e dello scorso secolo è bandita. Certo ha la sua routine. E le sue complicazioni. Non è il caso di nasconderselo. Ma sono dell'opinione che nella vita non esistono rischi o pericolo assoluti, ma solo relativi alla persona che si trova ad affrontarli. E pagare il prezzo dell'amato mestiere che faccio non è mai stato un rischio di entità impagabile per me. Anzi.
Il peccato è il mio mestiere. Un mestiere ci tengo a precisarlo che mi ha portato ricchi profitti in termine di piacere condiviso, emozioni ricevute in regalo, scoperte sorprendenti di luoghi, persone e sensazioni. Ma neanche un centesimo di euro. Per quello c'è l'altro mestiere, quello che appaga la mia mente mentre questo soddisfa le mie viscere. Sono una donna fortunata. Ho due mestieri che mi appassionano. E' che non mi accontento. Non mi placo. E se ci riuscissi non sarei io. Un uomo che ha fatto parte della mia vita per un lunghissimo periodo e, che ho amato come un fratello e realmente solo come tale, dato che era irriducibilmente gay, mi ha detto una volta una cosa che a distanza di 20 anni è ancora validissima: - Non si può chiederti di fermarti si può solo armarsi di zaino, piccozza, corde e molta molta pazienza e starti accanto sul sentiero quando è abbastanza largo per camminare insieme e dietro quando è troppo stretto per contenere lo slancio di entrambi - . Come è vero Rick mio caro. Come è vero ancora adesso. E come mi manchi quando ripenso a questo tipo di cose che sapevi leggermi dentro. Tu come forse solo un'altra persona dopo.
Il peccato è il mio mestiere e lo esercito con creativa passione e assoluta dedizione. Adesso anche con divertita ironia. Vivo e trasformo la vita in scrittura. E scrivo trasformando le parole in vibranti emozioni incarnate. Abolisco il diaframma. Infondo sono sempre stata una soubrette con la passione per Pirandello!
Mayadesnuda