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Racconto n° 2490
Autore: Rossogeranio Altri racconti di Rossogeranio
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La marina romagnola
La marina romagnola si rifà viva come destino pateticamente inveterato, come alito piretico o febbre indefinita, nel racconto del suo brillio che si spinge in alto, molto in alto; dove il buio non esiste più, ma splende una luce bianchissima, più bianca dell'amore materno.

Tutto è stato a suo sacrificio, il rumore del mondo con tutte le cose represse, la trama sottile dei suoi accadimenti latenti nell'anima; i vortici dei sensi mescolati di percezioni sottili; la biblioteca di ricordi per rileggere gli odori dell'infanzia.
La pelle del neonato, l'alone impalpabile di borotalco; i momenti della giovinezza, del biscotto intinto nel latte; i primi momenti d'amore, il profondersi degli istinti; il profumo di viole e narcisi e le corse sul mare, quel mare che diventa quasi un respiro affannoso, nell'ora notturna. Oppure la voce stessa dell'aria marina che parla, ora amara ora ironica, mescolando al silenzio il suono di un ballo o di una baldoria stanca.

La marina romagnola preserva ricchezza di sorprese e gioie durevoli; lecca lecca all'amarena e baci ardenti sulla sabbia, carezze e mani calde celate all'ombra delle cabine, guardando l'oriente infuocato del cielo. Tutto suggerisce l'idea di una confortante stabilità, un ordine assestato nell'armonia d'insieme, le vicende che segnano l'Aurea lucente dell'alone leggero, e si rivelano nel modo più semplice, frugando ininterrottamente per mormorare un segreto, per svelare il cammino.
L'orizzonte blu cobalto che gira in tondo riporta anche agli interni, ai meandri del cuore, per allargarsi e dilatarsi nel suo senso d'intesa, mentre l'impronta leggera sulla sabbia solca il passaggio, l'incedere del tempo.

La marina romagnola disegna la bellezza dei corpi e mescola le virtù e i piaceri, con un filo di tenerezza e cenni di piccola poesia, attraverso un decadimento primitivo, che è la voce del mare, a sussurrare quanto la beatitudine sia immensa in un sogno immaginario: un groviglio di torture e nostalgie, lontananze e dimenticanze, delusioni ed emozioni che riparano lo spirito da certe oppressioni. E' un quadro in continuo movimento, il pennello impazzito delle più estreme pulsioni, l'esposizione di un vivido bouquet di vitalità esultante, l'eco ridondante della creazione di nessun artista, ma di ogni uomo mai soddisfatto.

La marina romagnola dischiude orizzonti sconosciuti, è uno scorcio immortale, avvicina ogni essere a divenire preda di turbamenti, lo impregna del suo sapore di salsedine; lo abbranca stretto tra le reti da pesca, lo accompagna ad un ragionamento intimo che si rivelerà il segreto di eterna giovinezza. E' la compagna invisibile di estreme passioni, l'ispirazione del dolore di un'esperienza; ogni sua ricchezza è una storia famigliare, le verità sono velate e protette da un simbolo, da una fiaba, da una leggenda, per attingere del canale forte e vivificante, del rizoma che con le sue radici
vuole rivivere nel fiore e nel suo frutto.

La marina romagnola è legittima padrona del tempo, la fragranza preferita custodita a gocce nel fazzoletto; l'impastato di farina e vino a spalancare la porta su una festa di canti e addobbi, saltelli briosi, per uno scatenato circo che non finisce mai. Qui inizia l'avventura dove finisce il mito; la frenesia di un'interminabile veglia, che ascolta passo dopo passo il peso e la leggerezza degli anni e dei ricordi e scandisce il pendolo, senza reclamare il calcolo. Lascia la scia dell'onda morbida infrangersi sulla riva, e salva generazioni di principi lacerati nel dubbio semiotico di una perla, questa volta non bianca, ma dal colore verdazzurro.
La marina romagnola è il prodigio che continua, nella dimensione eclettica e vanitosa, negli abissi degli occhi di Greta.

Rossogeranio

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