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Racconto n° 2494
Autore: Rossogeranio Altri racconti di Rossogeranio
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Tu donna (l'ultimo brivido)

Tu donna, incastonata di ram elettrici e potenti, hai spalancato la porta al Paradiso autentico, trasformando il tuo mondo selvaggio in un reame incantato e bellissimo. Hai risanato il tessuto del cuore, proponendo ossigeno in espansione; hai dilatato i fluidi vitali creando un ordine giovane, fresco, senza tecnologia, nè dispositivi convenzionali.

I patti sociali sono stati messi al bando, la Strega virtuale è arsa sul rogo di un reiterato bagliore, senza una traccia di trucco nè orpelli, senza il babydoll selezionato. La parvenza di una nuova interfaccia è la bellezza sublime nel nastro magnetico; i vecchi idoli di moda, figure misogine e perfette, la carne materiale che fotografa il mito prepotente dai contorni scarni, la stantia vecchiezza dell'immagine di schiava in perizoma, regina di un solo attimo, lo spazio di un amplesso.

Tu donna, in balia di tempeste di sentimenti occulti, hai liberato gli arcobaleni antichi che ingabbiano la fantasia; sprigionando la forza liquida dirompente di un vulcano costretto e costipato per troppo tempo. La seduzione e la prestanza; hai spezzato la catena agghindandoti a bambola incantatrice in una bolla luminosa di un microprocessore, come uno sherry maturo e corposo hai nutrito tutti i pensieri negativi, attingendo in un archivio sotterraneo, garbato e un po' segreto.

Tu donna, invulnerabile ai giochi sadici della razza, sai portare guarigione all'abbraccio del tuo serpente, in un puzzle impazzito di comportamenti e mutamenti, che cavalca porte logiche e analogiche, simulate e licenziose. Sai camminare sul bordo del nulla, forte e capace di tenerezza e onore; sei femmina al contrario, intestataria dell'assoluto codice conduttore, beata tra le braccia grandi di un utente piccolo e meschino, smascherato al mondo ed a se stesso, povero uomo standardizzato, epidermico e malaticcio.

Tu donna, gli laverai vergogna e infamia; tu sei animale intelligente allo stato brado, emersa e destata dai suoi stessi inganni, eserciterai il diritto di innalzare i valori intimi, come una chimica guasta in un'ampolla ricercata. Ubriaca di cellule ed ormoni permeabili, in bilico tra inferno e paradiso, sei innamorata persa della tua stessa opera, portatrice di pace nella morte vivente del nuovo mondo, popolato di velocità fameliche e malate, che infettano il cyber pianeta e vomitano sul piatto freddo del tuo vitale e genuino nutrimento.

Tu donna, che hai per méta l'amore illuminante, nella scomoda metafora del gingillo nuovo, che non vuoi alzare perché bruci, che non ripieghi perché regredisci; hai un fossile nel cervello, la consapevole gioia di coscienza e conoscenza, l'aborto istantaneo della sciocchezza senza alcun imbarazzo e nessuna macchina. Adesso sai che è arrivato il momento, solenne, di invertire la tendenza; maestra spirituale delle non convenzioni, saggezza premurosa, senza sdegno nè livore.

Tu donna, rivendichi la pochezza dell'uomo opaco, l'antieroe battuto da un seno cadente, imprigionato da una vagina liquefatta; misero mucchio di immondizia reale a cui tu hai concesso l'imperativa ramazza digitale. Stai osservando attenta e prossima alla corona d'alloro;
hai resistito nel tempo, ascoltato e osservato, giacendo accanto a noi in religiosa latenza.
Hai attinto una forza nuova e stai diventando quella che volevi essere.
Sei venuta a vincere impunemente contro il suo congegno, per donargli, fatalmente, quello che ha sempre cercato: l'emozione suprema di un reputato professionista: l'ultimo brivido.
Naturalmente virtuale.

Rossogeranio

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