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Racconto n° 2550
Autore: Rossogeranio Altri racconti di Rossogeranio
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Il cacciatore
Il velivolo lievita da un imbuto vermiglio e libra nell'aria.
Ali rigide e cangianti, con fusoliera monoscocca e apparato visivo simultaneo.
Sfiora radente il variegato paesaggio, alla sorgente delle spore. Si accendono i sensori olfattivi. Gli stimoli desiderati sono scoperti, viene localizzata una nuova falda.
L'aeromobile si tuffa basso, mosso da una turbolenza atmosferica.
L'elegante carrello d'atterraggio resta trascinato contro un filo etereo, lucido e robusto come l'acciaio e appiccicoso come la colla.
Un'ala si reclina contro i cavi, il corpo si contorce e il comandante si muove dinoccolato ai bordi del cielo. I bulbi oculari ruotano e i fianchi si tendono.
Una coppia di pinze argute, laccate di rosso, artiglia al collo il velivolo.

E' successo ancora.

Immobile, con il motore ancora acceso, scendi dall'abitacolo.
Hai appena fatto un trattamento al viso e sei coperto da una maschera, sugli occhi hai due tamponi freschi di ovatta.
Una specie di boia, un cacciatore della materia.
Sono dietro ad una quercia e ti controllo a distanza, oggi sono venuta a correre per i sentieri, in questa vallata del Marecchia, in attesa della mia rivincita.
Devi essere un uomo valente e valido, tetragono al gelo dell'inverno, mai stanco e sempre assatanato alla ricerca della preda.
Non è il solo carniere che ti affascina, ma anche il bottino degenerato, col cervelletto ostile e rinsecchito.
La tua ebbrezza è il frullo della passera e lo scrocco profondo dell'incavo.
Nel tuo mondo, un classico.
Ti osservo in un colpo d'occhio.
Vederti e decidere di possederti è una cosa sola; volgi lo sguardo nella mia direzione con un fremito particolare, quasi quei tuoi occhi cerchiati fossero dotati di antenne sensoriche. Sembri supporre che l'atmosfera elettrizzata presto esploderà.
La lama del coltello custom luccica nel fodero.
Scivolo in mimetizzato fuori dell'albero e mi trovo occhi guardiani che fermano il respiro. Animale da spoliazione, senza tana nè rifugio.
Il tuo sesso mi palpita sotto le dita come un pettirosso bagnato in preda al terrore, ed è vorace e insaziabile anche se freddo.
Sembri guidato da un bisogno più asettico che celebrale, spinto a ripetere il suo desiderio di catturare e prescrivere il bottino conquistato.
Sei la mia preda giornaliera, nel fitto delle sterpaglie cadi alla mia sottomissione.
Ti catturo il desiderio negli occhi e tra le gambe.
Nella natura il cacciatore con me regna ed io ti servo, con la bocca e con il culo.
E' la mia voce quella che sento, sono le mie fossette che accarezzano su una schiena sconosciuta, mentre infilo l'unghia e ti sbatto forte contro e dentro di me.
Sono io che inghiotto la tua voglia e tu ansimi, chino sull'ala fredda.
Tu godi ed io vinco, perché sto dall'altra parte.

- Non ho mai visto nulla di simile - . Gridi col fucile in mano.
Spirali d'alito infestano l'aria salendo tortuosi verso il cielo.

Hai troppi difetti organici, ti occorre una bioscultura; mollo le pinze e il velivolo decolla.
Mentre ti allontani sulla scia degli infrarossi, mi guardo i palmi delle mani.
Il marchingegno scandisce: 5 minuti alla collisione.

Rossogeranio

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