Racconti Erotici - RossoScarlatto Community
RossoScarlatto Community
.: :.
Racconto n° 2564
Autore: Alemar & Bandito Altri racconti di Alemar & Bandito
Aggiungi preferito Aggiungi come Racconto preferito
Contatto autore: Scrivi all'Autore
 
 
Lettori OnLine
 
Romanzi online
 
Manniquin
Brehat
Rebel
Friends
Orchid Club
Menage a trois
Remember
The best
Destiny
My Story
 
 
La promessa sulla duna
..


Dai, vestiamoci...
Appuntamento in garage, un quarto d'ora dopo.
La mia moto. Una custom. Sorrido e ti guardo mentre osservi le linee morbide e un po retrò, la lunga forcella anteriore e le borse di cuoio nero con le frange che richiamano un po' lo stile indiano, le sconfinate praterie, le mandrie di bisonti... la libertà.
Ti aiuto ad indossare il casco. E' leggero ed ha una semplice visiera trasparente in policarbonato; non ti darà fastidio e ci permetterà anche di conversare, certo solo alle basse velocità.
Sali dietro di me, sistemati bene con gli stivali sulle pedaline... non aver paura.
Una leggera pressione sul pulsante di accensione, sulla manopola di destra, accanto all'acceleratore, e un rassicurante brontolio del potente motore bicilindrico si diffonde nel garage...
Lo lascio girare un po' così, per scaldarlo un po'; mi giro verso di te per quanto posso, ti sorrido e appoggio lievemente il mio dito indice sulle tue labbra, dopo avevi depositato un leggero bacio; ricambio il tuo sorriso, mi giro, infilo il casco ed affrontiamo, con un ruggito del motore, la salita della rampa dei garage.
Liberi...
La strada si apre davanti a noi e il senso di equilibrio che provi anche a questa velocità moderata, forse un'emozione o un impeto, ti porta a stringerti più forte a me; a volte basta poco per essere felici, vero?
In realtà la caratteristica impressionante delle moto è l'accelerazione: rabbiosa o addirittura bruciante sui modelli più potenti, permette di raggiungere velocità molto elevate nel minor tratto di strada che tu possa immaginare. Faccio attenzione a contenere la potenza della moto e mantengo una andatura fluida, morbida.
Seguo le curve inclinando dolcemente la moto, per farla rialzare aprendo il gas: come in una danza tu non hai paura, ti stringi ogni tanto un po' di più... ma per trasmettermi un segno della tua presenza leggermente erotica con il tuo seno contro di me, che ti desidero sempre, come sempre, e tu non mi basti mai.
Le case incominciano a diradarsi e stiamo lasciando il centro abitato, la strada si snoda nel verde per pochi chilometri, e dopo la collina costeggeremo ancora il mare; non conosco benissimo questa strada, ricordo di averla percorsa una volta sola, arrivando al Village, ma la velocità è bassa, la sensazione di te che sento respirare stretta dietro le mie spalle, le curve che intonano un ritmo per la nostra danza sinuosa.
Il mio tatuaggio... sì, retaggio di molti anni addietro; il simbolo di una prova superata, un segno per gli iniziati... quante valenze puoi dare ad un segno, a poche righe tracciate nella pelle con un ago imbevuto di inchiostro nero di china.
A Pisa c'era un posto, una caserma ed una scuola, dove si andava solo per una precisa scelta, per manifesta ed espressa volontà propria, per imparare a volare, a combattere, ad essere uomini di un certo tipo.
Non tutti riuscivano ad arrivare all'ambito traguardo, al brevetto di paracadutismo militare.
Molti si ritiravano, vinti dalle difficoltà da superare, piegati dalla fatica fisica e dallo sforzo mentale a cui si veniva sottoposti. A volte sembrava persino con gusto sadico, dai nostri graduati, e dagli istruttori.
Ma chi resisteva, chi riusciva ad imporre la suprema volontà del suo essere al proprio corpo fisico e mortale... beh... la soddisfazione era immensa; suggellata da una piccola spilla che ci veniva consegnata dal comandante durante una cerimonia che a noi sembrava bellissima e commovente. E lo era davvero.
Ecco le ultime due curve, poi riduco la velocità già bassa perché voglio fermarmi su questa spiaggia, con te a guardare il mare e a guardare dentro di noi. L'infinito dell'orizzonte e del cielo si confonde con l'infinito del nostro pensiero, dei nostri sentimenti.
Con i suoi rituali, i suoi simboli.
Ecco perché io, come tanti altri, avevo fatto incidere sulla mia pelle questo simbolo, in modo indelebile. Così come nella mia mente era presente ed incancellabile l'orgoglio di appartenere ad una elite, ad una stirpe guerriera.
Comprendi il fervore delle mie parole e mi osservi in silenzio.
Ti sono grato per questo, sai? Sollevo con due dita il tuo mento, e sfioro le tue labbra morbide con un intenso bacio. Lego i caschi alla moto, poi ti prendo per mano e mi incammino con te sulla spiaggia praticamente deserta.
L'odore inconfondibile del mare, i gabbiani che volano nel cielo... I tuoi occhi scuri...



Il salmastro solletica le narici, l'aria non è fredda come ieri, sto bene qui, sospesa tra il tuo sguardo fermo e l'orizzonte.

- Sei mai stato oltre la duna?

Mi guardi, e ti interroghi. C'eri stato una volta, molto tempo fa, da solo. Avevi trovato meraviglioso quell'angolo di vita marina e terrena, incastonati come uno smeraldo. E credevi di aver raggiunto un luogo che assomiglia ad un premio, perché non è facile arrivarci, oltre la duna. Te la devi conquistare, te la devi meritare. E' un cammino impervio, tra arbusti e rovi, ma la vista poi, lenisce i graffi delle spine, ed è impagabile.

- Voglio andare oltre la duna.

Hai riacceso la moto, porgendomi la mano mi hai invitata a salire, e aggrappata a te, non per paura ma per il piacere della condivisione e la complicità di uno sguardo sincero, mi sono lasciata trasportare oltre la curva, oltre noi stessi.
La duna è lì, forse da sempre in attesa di noi. Muta e paziente nel suo tempo colorato di eterno movimento.
Il motore spento e il silenzio cantato dalla natura tutto intorno a noi. Ti sento respirare a pieni polmoni quell'aria capace di sfamare il tuo senso di libertà. E mi cerchi, con i sensi rapiti da quel frammento di pianeta. Guardo il mare da lontano, osservando il piccolo sentiero che costeggia il fianco della collina.

- Vieni con me, andiamo oltre...

La mia mano nella tua, a cercare equilibrio per non cadere; un passo dietro l'altro, ora veloce, ora incerto, come la vita. La nostra. E poi, con il cuore affaticato, e l'ombra del sudore sul collo, eccola, la nostra duna, il nostro premio. E dietro lei, una vista da togliere il fiato: se morissi ora, i miei occhi sarebbero grati di aver visto tanta grazia.
Il golfo abbraccia tutto ciò che l'occhio raggiunge, un rincorrersi di verde azzurro e blu, tra il mare ed il cielo. In mezzo noi: improbabili naufraghi di troppi sogni.
Sento l'aria sulla guancia, sento il caldo dello sforzo, e all'improvviso, dentro il bacio del vento, il tuo abbraccio stretto, da dietro. Mentre appoggi il mento alla mia spalla, dandomi un sicuro appoggio per il collo.
Adagiata su di te, sento il profumo riscaldato dal tuo corpo, sento i tuoi capelli vicini al viso, ti sento respirare più lentamente, gratificato dal panorama e dal mio arrendevole starti accanto. Chiudo gli occhi cercando di reinventare i confini a memoria, poi il tuo dito indice sulla mia bocca mi risveglia dolcemente. Sei tu che stai imparando il mio profilo, il disegno delle mie labbra, calde e piene. Segui lontani miraggi e li disegni sulla pelle del viso, del collo. Ho sentito una strana sensazione dentro, una linea di eccitazione mi ha percorsa, mi ha attraversata e ti ha raggiunto: il mio corpo parla, e tu arrivi, sicuro e felice di quel contatto, di quel messaggio.
Mi fai girare piano, mi guardi. Cerchi verità nell'oscurità dei miei occhi, poi sorridi. Sereno.
Hai capito, hai visto e sentito che non esiste ombra di inganno dentro me: solo una piccola donna, che non ha paura degli affanni di un cuore malato. Rispondo al tuo sorriso, mi prendi il viso tra le mani, e con i pollici accarezzi dolcemente gli zigomi alti, da indiana, che subito ti sono piaciuti, giù al village.
Ti avvicini lentamente, bruci con gli occhi i millimetri che poco per volta si riducono fino a scomparire, e ti sono in bocca con la bocca. Non è un semplice bacio. E' cercare una differenza, quella sentita, avvertita come pura percezione. E la trovi, nelle mie labbra bagnate dalla tua saliva, dai nostri sapori mescolati. Mi piace il tuo bacio, mi piace come mi tieni la testa fra le mani. Mi piace come alla fine ti arrendi, scavandomi. Ti sento, mentre mi stringi, mentre premi e fai aderire il tuo corpo al mio. E il desiderio ci trova vicini...
Piano ti scivolo tra le braccia e mi abbandono sulla duna, piano mi raggiungi e ti fai scudo sul mio corpo. Sento la complicità del vento stuzzicarmi dove la pelle è rimasta scoperta, derubata dalle tue mani che mi cercano, con un desiderio che parte da dentro l'anima. Perdo i confini del tempo e dello spazio, mentre mi sollevi piano la maglietta aderente, mentre sfiori il mio ventre, accarezzato prima dai tuoi occhi, e poi dalla brezza marina che, umida, sa di pioggia. Mi vedi tremare, davanti ai tuoi occhi ingordi, che si riempiono di me. E riprendi a baciarmi, prima sul fianco, poi tra i seni, il collo, la bocca. Altra scossa, altro brivido. Tu non mi baci, tu mi mangi. E' un amplesso orale il nostro, e lo gustiamo come il più prelibato dei cibi.
Ritorni sul collo, tra i seni, e ti fermi. Mi scopri del tutto, e mi vedi donna, per te. Affondi con la bocca sul capezzolo, mi fai sentire i denti e un fulmine mi colpisce dritto al cervello, facendomi inarcare la schiena.
Ti faccio posto tra le mie gambe fasciate dai jeans, ti sento eccitato contro di me, sento il calore e la sagoma dura del tuo sesso che mi vuole, mi pretende.
Hai visto Guen, non la lascerai scappare...
Mi piace il tuo starmi addosso, mi piace il tuo volermi, il tuo cercarmi. Il tuo esserci, con me, per me, oltre la duna.
Ti rialzi quel tanto che basta per sfilarmi i jeans. Lo fai come se lo facessi da sempre, come se fossero i tuoi pantaloni, come se fossi me.
Il mio slip risalta sul colore della pelle, ancora abbronzata dal sole dell'estate. Mi frughi, mi cerchi e mi trovi... mi tocchi attraverso la stoffa, e mi senti bagnatissima.
La voglia mi taglia in due, sono puro desiderio e ora voglio te.
Ti raggiungo e ti prendo per la camicia, ti costringo ad abbassarti, perché voglio ancora fare l'amore con la tua lingua, dentro le bocche. Voglio sentire mentre mi scavi, mentre la tua saliva quasi esce dagli angoli delle mie labbra.
Mangiami ancora, mangiami per sempre...
Ti scosti appena, i nostri corpi perdono aderenza per un attimo. Ne approfitto per abbassare la zip dei tuoi jeans e sentirti in mano, consistente, duro, caldo e fremente. Per me.
Lo avvolgo con la mano, e ti sento vibrare.

- Guen...

- Non dire nulla Bandito, non dire nulla...

Ti ribacio senza smettere di tenerlo fra le mani, mi senti pronta e mi vuoi. Mi vuoi da sempre. Con i pantaloni appena calati, mi allarghi le cosce che profumano di piacere, e ti piazzi in mezzo. Un solo affondo, e sparisci tutto dentro di me. Poi... poi l'abisso, caduto in un sospiro.

- Fermati, ti prego, e non ti muovere.

Sai cosa significa questo per una donna? Che ha bisogno di godere l'attimo, di godersi l'uomo che le regalerà il piacere che vuole, di sentirlo dentro, non solo nella carne, ma in quel luogo nascosto, poco accessibile, dove non tutti si fermano, e per questo non tutti sanno cosa sia il piacere più vero, più intenso. Quello che rimane oltre lo spasmo muscolare, quello che ti riporterà a cercare quella persona. Quello che rende quella persona diversa dalle altre.
Poi il mio corpo si rilassa, e ti cerca, con piccole spinte, ti lascio affondare, mi fermo, ti assaporo, e poi spingo ancora.
Ancora, ancora, ancora, ancora...
L'oblio ritorna e mi rapisce, portandomi oltre i miei confini e le mie terre. Mi senti sussurrare piano il tuo nome e allora acceleri, mi spalanchi fino al limite massimo, mi prendi... e nel tuo abbraccio serrato, ti sussurro il mio orgasmo con un filo di fiato.
Rallenti un attimo, mi lasci prendere respiro, e poi ricominci, estenuante e lento... come un metronomo scandisci il tempo di questo piacere al confine del mondo. Mi leggi, mi vivi, mi riaccendi, come una candela che non ha ancora finito di bruciare. Portami ancora oltre la duna di questo piacere, mordimi forte fin dentro l'anima, fai che questo mi rimanga appiccicato addosso, fa che io lo ricordi per tutte le volte che l'ho sognato... e il tuo navigare in me riparte, solchi le onde e remi tenendo la rotta dei sensi, e impari il moto delle mie maree.
Mi fermo, apro gli occhi e li appoggio ai tuoi. La sospensione non ha voce, leggi i miei pensieri nell'espressione felice e sorridente che ti raggiunge come un battito di farfalla. Ti faccio alzare, esci con delicatezza dal mio ventre, guardo il tuo sesso bagnato del mio piacere. E l'unica cosa che voglio fare è nutrirmi di questa miscela dolce e salata. Profumata di mare e di noi dentro il mare.
Mi siedo accanto a te, di lato, e chinandomi per donarti la mia bocca, ti offro la curva della schiena e del gluteo. Appoggi lo sguardo sulla mia pelle d'ambra e vedi in me la duna, la duna che ti vive dentro. Mi accarezzi, accompagni la linea con la punta delle dita, mentre la mia lingua ti ha già raggiunto, ripulendo i nostri piaceri per offrirne di altri. Mi muovo cauta, non so cosa ti piace di più; aspetto di capirlo attraverso la stessa percezione che ci ha portati fin qui, in questo pomeriggio. Deglutisci, chiudi gli occhi, e ti abbandoni. Ora accompagni il movimento accostando la mano alla nuca, e mi lasci fare, perché ti piace sentirmi così. Mentre la lingua ti lavora su ogni centimetro di pelle che piano scopro. Sei tutto un mondo da inventare, ed io gioco, tra il glande, su tutta la lunghezza, fino ai riccioli più sotto, quelli che più profumano dell'uomo che sei.
E piano il fiato racconta il tuo piacere, ti sento, mentre la carezza si fa presa, e ti aggrappi a me, per non cadere nell'infinito che senti arrivare dentro. Io accelero il movimento, con le mani assecondo la danza e la lingua fa il resto: ti succhia via l'anima, ti mangia vorace tra le labbra piene e grandi, che ti piacciono tanto.
Ti tengo al caldo, ti faccio arrivare in gola, e lì attendo l'esplosione del tuo piacere.

- Guen...

Il fiotto arriva un attimo dopo il mio nome. Caldo, ritmato dalle contrazioni del piacere. Lo tengo in bocca, con il tuo sesso; aspetto che anche l'ultima goccia abbia trovato la sua fine, e poi ti bevo adagio, per non disperdere il sapore. Ora sei dentro di me, con il tuo sperma. E ti tengo.
Mi accascio sul tuo petto, e ti ascolto respirare rannicchiata sul tuo fianco. Il tuo abbraccio mi cinge, mi scalda, mi placa.
Rimaniamo così, ad occhi chiusi, a rincorrere nell'aria la gioia che ci siamo donati.
La sera ci sorprende, il tramonto sbadiglia ad ovest. E' ora di tornare.
Non ti dico nulla, mi rialzo lenta e ricomincio a vestirmi. Poi mi aggrappo all'arancio del cielo, e tu mi raggiungi, con una dolcezza che non conosce confini.
Il tuo abbraccio è serrato, e non ammette repliche.

- Guen, sei la mia duna. Qui si giurano promesse che saranno per sempre. E qui tu diventi la mia duna. Per sempre.

Sorrido al mare che si perde nel cielo; sorrido a te che sai essere così vicino al sentire di una donna, sorrido alle sirene che custodiranno la promessa.

- E tu cosa prometti?

- Io prometto che ci sarà sempre una duna...

Ritorniamo con passo lento alla moto, accarezzo le frange e salgo dietro le tue spalle, stringendomi a te, firmando la promessa.
La strada è docile sotto le ruote, la duna sorride e raccoglie. Il rombo del motore è l'unico suono che percepiamo.

Alemar & Bandito

Biblioteca
 
Community
Redazione RS
Biblioteca

Biblioteca

 
.: RossoScarlatto Community :.