Ti voglio dire una cosa. Lo faccio sapendo perfettamente che sposterà gli equilibri sottili tra di noi. Non importa. Le cose cambiano. Evolvono. Per fortuna. Siamo in fieri. Ogni giorno. Ogni ora. Ci spingono dinamicamente verso un mutamento. Per questo trovo la vita così affascinante. Ci sono delle regole tra noi. Pochissime. Una solo infondo. Trasparente onestà di intenzioni e azioni. Io sono nuda con te. Anche se tu stenti a crederci. Spesso. E so che tu lo sei con me. Nel corpo e nell'anima. Anche se è difficile. Non viene istintivo a nessuno dei due. Siamo due belve. Due lupi che conoscono il dolore. Lo frequentano da lungo tempo. Ne hanno fatto una forza. Laddove di solito c'è debolezza. E dunque... nascondiamo le ferite. Celiamo al mondo le fragilità. Che ci sono è ovvio. Poche magari. Ma ci sono. L'abitudine ci spinge a cercare il buio. La notte. L'isolamento. Grande conforto la solitudine. Permette di abbassare la guardia. Lasciare scendere le lacrime. Ululare alla luna. Il dolore finalmente fluisce lento fuori dall'anima. Abbandona il corpo contratto. Pronto all'attacco. Ancora vigile. Nonostante tutto. Soli. Ci lecchiamo le ferite. Ci facciamo una ragione della sconfitta. Ritorniamo a sorridere di noi stessi.
Ma questo non è più possibile ora. Non è nei patti. Certo è graduale. Ma ci stiamo provando. Onestamente provando. L'autenticità dell'emozione che vibra tra noi. Ne è un segno tangibile. L'emozione già. Non che fosse propriamente prevista. Almeno nella scala di intensità che ha raggiunto. Mi sono stupita. Non dell'intensità. Che nessuno dei due abbia fatto un passo indietro. Nessuna esitazione. Anzi. Personalmente ho premuto l'acceleratore. Ma io sono - folle - me ne sono fatta uan ragione molto tempo fa di questo. Se non cammino ad occhi chiusi sull'abisso il mio equilibrio salta. Paradossale? Eh... la cifra più vera del mio essere è la contraddizione. Ma questa è una cosa che tu hai capito. Perfettamente direi. Sei giovane. A volte mi scopro a pensare quanto lo sei. Rispetto a me. Ma anche e soprattutto in assoluto. No. Non arrabbiarti. Non stringere i denti e non covare propositi di vendetta. Lo so che conosci la vita. L'ho detto prima il dolore può diventare amico. Strumento raffinato di piacere condiviso. Solo se lo hai attraversato fino in fondo. Corpo , anima e cuore. E tu l'hai fatto. Come me. Rilassati dunque.
La tua giovinezza è un dono per me. Il più gratuito che la vita poteva farmi. Mi fai sentire ragazza. Avevo dimenticato cosa significasse. Persino l'ironia si è alleggerita. Il sarcasmo è trascolorato lentamente in goliardica risata. Erano 10 anni che non accadeva.
Comunque al mio solito ho divagato. Quello che volevo dirti era molto più semplice. In verità. E molto più complicato insieme. Ma sono certa che infondo lo hai intuito appena hai iniziato a leggere queste righe. Anche se te lo riconosco non hai fatto una piega sul momento. Nessun silenzio fintamente significativo. Nessun imbarazzo. Nessuna risata sdrammatizzante. Non c'era niente da sdrammatizzare. Per altro io non ho ritrattato. Spiegato o giustificato. Non avrebbe avuto senso. Minimizzare nemmeno. L'ho detto. Mi è venuto spontaneo. In quel momento. Dopo tutta quella passione e quelle risate. L'ho detto. E non è stato casuale. L'hai sentito. E hai sorriso. E non è stato casuale. Nemmeno quel sorriso. Va bene così.
Ecco ora le tessere del puzzle sono andate al loro posto. Ora il mio disequilibrato equilibrio può tirare un sospiro di sollievo. Ora la palla è di nuovo al centro. Le squadre in attesa del fischio dell'arbitro...
Bon chance!
Mayadesnuda
Racconto n° 2570
