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Racconto n° 2581
Autore: Caliban Altri racconti di Caliban
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Profumo di Donna...
Avete mai notato che nel mondo, tra le molteplici che incrociamo quotidianamente quasi senza accorgercene, ci sono persone che ti passano accanto, incrociano per un attimo la tua vita e profumano di diverso?
Profumano di fascino, di passione e a volte anche di sesso.
Le vedi subito, come se spiccassero in mezzo alla gente, come se un faro illuminasse qualcosa che hanno dentro e che ti attira incredibilmente, come un orso quando sente odore di miele nell'aria.
Si ha come l'impressione che il mondo le sfiori appena, ed è incredibile accorgersi che in realtà non stanno in mezzo alla gente, è la gente che sta intorno a loro, che incuranti procedono nella loro vita guardando lontano ed insieme dentro di se, camminano quasi volessero cullare da soli il proprio corpo, senza fretta, forse consapevoli del mio sguardo che viene così catalizzato, catturato fino a perdersi come i pensieri che istantaneamente iniziano a volare rapidissimi.

Lei era una di queste persone, giunta da chissà dove, e veniva tranquillamente verso di me, come un alito di vento caldo, profumato e inebriante sul mio volto, come una cascata di acqua fresca, guizzante, sul mio corpo.
Con un incedere elegante e sfrenato insieme, e la promessa sublime di un sapore indimenticabile di cannella e cioccolato.
Sapevo che mi sarebbe passata vicino, molto vicino, tanto da percepire il profumo dei suoi capelli, l'aroma del suo collo vellutato, il rumore lieve del suo respiro, e che dopo l'avrei persa, persa per sempre, probabilmente non l'avrei mai più rivista, e parte di me, dentro, nel profondo, già ne soffriva.
E intanto il tempo scorreva lento, tremendamente rallentato, forse si era addirittura fermato del tutto, come se la mano di un genio benigno avesse provvidenzialmente otturato la clessidra.
Ecco che finalmente i suoi passi la conducono davanti a me, perfettamente davanti.
I miei piedi, di fronte alle sue scarpe a punta, con quel tacco così lungo e sottile da sembrare l'attrezzo ideale per spezzare il ghiaccio dell'animo di un uomo, i miei jeans schiariti, i suoi fianchi delicati, dolci colline fasciate dal nero vestito, il mio maglione verde e i suoi piccoli seni appuntiti.
Come avessi di fronte uno specchio, mi limitai a specchiarmi a fondo nei suoi occhi.
Esistono molte persone che guardano e poi subito dimenticano, lei non era certo una di queste, mi guardò e mi tenne stretto a sè, legandomi, incatenandomi con il fortissimo filo invisibile dei suoi pensieri.
E per un solo fulgido, brevissimo istante fui suo, totalmente.
Guardarla e desiderarla fu un unico momento sublime, la desiderai tremendamente, disperatamente, assolutamente, come si può desiderare solo una cosa che non si avrà mai.
Poi due labbra, due bellissime, dolci labbra che sorridono, che sorridono e insieme chiedono scusa.
Mi evitò con calma, girandomi attorno osservandomi con la coda dell'occhio, con una malizia talmente impercettibile da credere soltanto di sognarla, passò così intorno a me, io che avrei voluto solo stringerla, baciarla e possederla appassionatamente.
Mi scivolò accanto e l'annusai, ad occhi chiusi.
Profumava decisamente di sesso, del sesso più sfrenato, dolce e appassionante mai vissuto, e non l'avrei mai più rivista, mai più amata.
Profumava di morsi e di coccole, di risate e di pianto, di potenza e di fragilità insieme, in una parola di emozioni, innumerevoli emozioni.
Con i miei occhi chiusi vidi il suo ventre piatto, i seni morbidi e i rosei capezzoli appena inturgiditi dai baci, la linea stupenda del collo, e le mie mani su di lei.
Vidi le sue braccia magre, le mani lunghe affusolate su di me, un sottile piccolo tatuaggio intimo che mi avrebbe narrato i suoi segreti... e la mia bocca nella sua.
Avevo voglia di lei.
Desiderai distenderla a terra e legarla stretta a me per l'eternità, farla tremare, farla poi urlare di piacere, sentirle gridare il mio nome.
Desiderai scioglierla con le mie carezze, cullare il suo sonno con la mia voce, dissetarmi con i suoi baci, perdermi tra le sue braccia e lasciarmi travolgere dalla sua sfrenata irruenza.
Desiderai il suo corpo profumato per una splendida, unica, indimenticabile manciata di secondi, proprio il tempo necessario al genio per riaggiustare la clessidra otturata.

Poi il mondo ricominciò a girare, il semaforo ridiventò verde, e lei fu solo un ricordo, un brivido intenso dall'altra parte della strada.

Caliban

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