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Racconto n° 2620
Autore: Matilde S. Altri racconti di Matilde S.
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Anche questa è Camilla
La tavola è apparecchiata. Il pane fragrante è sul tagliere. Il radicchio pronto, lavato e tagliato aspetta di tuffarsi nella pancetta che sfrigola allegra nella padella, l'aceto balsamico attende di unirsi agli ingredienti del tuo piatto preferito. Un piatto antico della nostra terra, definito un tempo "povero", ma diventato ora una leccornia per palati raffinati. Ti aspetto con ansia, tutto è perfetto per accoglierti. Non che questa sia un'occasione speciale, come tutte le sere aspetto il tuo rientro, ma questa sera ho voglia di te in maniera diversa. Tu sai come risvegliare il mio corpo, la tua dolcezza mi fa sciogliere, il tuo modo di amarmi è perfetto, attento ai miei bisogni, freni la tua eccitazione per aspettarmi, mi coccoli a lungo, accarezzi la mia pelle fino a farmi diventare un unico fremito, fino a quando non resisto più e ti imploro di prendermi. Ma stasera ho bisogno di altro. Non voglio la tua dolcezza, non voglio tenerezza, sento il bisogno imperioso di essere presa, usata, marchiata dal tuo corpo duro. Non voglio sentire che mi ami, non cerco la lentezza che risveglia i sensi, ma voglio sentire la tua urgenza, voglio essere solo una femmina.
Sono giorni che nella mia mente vaga quest'idea, questo desiderio nuovo che mi fa vibrare di una strana aspettativa, e stasera ho deciso di provocarti e di averti così. Non te ne ho parlato, il pudore delle parole è qualcosa di complicato da superare, il timore che tu senta un'insoddisfazione che non c'è mi frena, è difficile parlare liberamente di fantasie erotiche per me, come sempre amore userò il mio corpo per farmi capire.
Sento la macchina arrivare, la chiave nella serratura e la tua voce che mi saluta - ciao cucciola – entri in cucina, mi baci sulle labbra, sorridi annusando il profumo della pancetta, ti togli la giacca e la butti come sempre sulla prima sedia che ti capita, ridendo al mio solito sguardo di rimprovero. Mi avvicino a te, ti avvolgo fra le braccia e mi strofino sul tuo corpo, cerco la tua bocca e ti bacio, prendo la tua lingua e la succhio languida, mentre muovo i fianchi in un moto rotatorio sul tuo bacino, poi mi allontano rapida e ti invito a sederti.
- Tesoro se mi accogli così dimentico la cena – la tua voce è un po' stupita, ma sicuramente sei lusingato dalle mie attenzioni.
– Ora mangiamo, è pronto – ti rispondo sorridendo. Porto in tavola, ti metto il piatto davanti, mi chino su di te e ti mordo il collo, un morso piccolo, solo la punta dei miei denti che preme un attimo sulla tenera pelle, poi strofino il seno sulla tua schiena, mi rialzo e mi siedo a tavola.
- Ehi questa sera hai deciso di torturarmi? Mi stuzzichi e poi ti allontani? –
Ti sorrido di nuovo, invitandoti a mangiare. Mangi con gusto, ti versi un bicchiere di sangiovese, mi parli della giornata di lavoro, ti informi sulla mia, come sempre condividiamo il vissuto quotidiano. Ma stasera mi senti diversa, mentre mangi, la mia mano si appoggia sulla tua gamba e risale in una carezza indiscreta alla ricerca della tua virilità, gioco con la cerniera facendola scendere, introduco la mano nei tuoi boxer e sfioro con le dita la tua pelle calda. Un gemito ti sfugge, mentre io ritiro la mano ridendo.
– Stasera sei crudele, mi provochi e scappi ! -
- Sì tesoro, stasera sono crudele – ti rispondo sempre sorridente.
La cena prosegue così, con le mie mani che ogni tanto ti cercano audaci, per poi fermarsi, e la mia voce che ti invita a continuare a mangiare. Servo il caffè, tu cerchi di abbracciarmi, sei eccitato, questo tentarti per tutta la cena ha risvegliato la tua voglia, ma io ti sfuggo. Bevi il caffè studiandomi curioso, mi conosci bene, sai che c'è qualcosa di nuovo in me, cerchi di capire. Poi ti alzi e mi abbracci da dietro, mentre sto mettendo le stoviglie nel lavello. Le tue mani sul mio seno, la tua bocca sul mio collo, io muovo i fianchi spingendo i glutei verso la protuberanza che sento, poi mi divincolo e ti allontano da me.
– Che fai, non mi vuoi ?- mi chiedi.
- Ti voglio ma non ancora... - lascio la frase in sospeso, mi volto verso di te e mi incollo al tuo corpo, le nostre bocche si uniscono mentre con le mani ti insinui sotto al mio vestito. Stacco la mia bocca dalla tua e mi allontano di un metro. - Fermati tesoro, siediti, stasera voglio farti impazzire. -
Ti siedi e mi guardi. Ti giro attorno, ti sfioro mentre inizio a spogliarmi, sollevo il vestito e lo sfilo lasciandolo cadere a terra. Il completo che indosso è di seta nera, reggiseno a balconcino e raffinate culottes, mi siedo sulle tue gambe, strofino la mia pelle sulla tua, accarezzo con la lingua il contorno delle tue labbra mentre inizio a slacciarti la camicia. Le mie mani te la sfilano, le mie unghie percorrono la pelle della tua schiena, freno la tua voglia di abbracciarmi e continuo ad eccitarti usando tutto il mio corpo. Sei al limite, ti ho portato oltre la soglia in cui ti puoi fermare, leggo nei tuoi occhi l'urgenza e quindi mi fermo, mi alzo e vado verso il lavello, apro l'acqua - che fai ? - ti alzi e mi segui – lavo i piatti - hai tolto i pantaloni, li hai buttati distrattamente sulla sedia e mi sei addosso, mi stringi con forza al tuo corpo da dietro, sento il tuo membro duro che preme, cerchi di girarmi ma io oppongo resistenza, premendo il mio sedere su di te. Allora tu sfili le culottes, quasi le strappi, senza attendere oltre penetri in me, senza più dolcezza mi sbatti piegata sul lavello, l'acqua che scorre, le mie mani che si bagnano, il tuo corpo che pompa con forza nel mio, un accoppiamento senza tenerezza, senza quell'amarmi fatto di rispetto di sempre, ma finalmente solo un uomo che non ne può più e deve godersi la sua femmina. E mentre mi prendi così, appoggiata sul lavandino, con le tue mani dure che stringono il mio seno, sento l'orgasmo arrivare con forza, piegarmi le gambe per l'intensità, dalle mie labbra sfuggono alti gemiti di piacere che non riesco a trattenere mentre tu mi riempi col tuo seme caldo urlando il mio nome e stringendomi con forza. Ti volevo così stasera amore mio, selvaggio e senza controllo. E tu come sempre hai compreso.

Matilde S.

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