E' che è stata la prima parola che mi è affiorata alle labbra. D'istinto. Così. Non ho riflettuto. Tu non volevi una risposta analitica. Razionale. Pensata. Tu volevi parlasse il mio stomaco. La mia pelle. La mia anima. Hai aspettato di essere dentro di me. Chiuso nel rovente calore delle mie cosce. Hai aspettato che il mio corpo succhiasse il tuo con ogni singolo poro. E solo allora hai cercato i miei occhi. Una frazione di secondo. Domanda. Risposta. E poi le voci a sciogliersi in ansiti. Le parole a mutarsi in gemiti. Il piacere mescolato al dolore sempre più intenso. A crescere.
Mi sono lasciata andare. Ricordo a stento l'ultima volta che mi è capitato. Era un altro mondo. Un'altra donna. Anzi ero una ragazza. Un po', come a volte, riesci a farmi sentire tu. Anche ora. Strano. Non mi fa rabbia questo. Anzi mi apre un sorriso sul volto. M'illumina gli occhi.
Siamo amanti ragazzo. In senso etimologico. Il buon Giacomo da Lentini, che per altro ha scritto cose non propriamente di immediata interpretazione, ha avuto almeno questo merito: ha coniato la versione poetica di colui che ama: amante...appunto.
Amanti. Scenari interessanti squaderna questa parola. Venati di rosso. Striati di nero. Lampeggianti di improvvise luci. Mescolati ad ombre fitte. Forse impenetrabili.
Amanti. Mi piace la parola. Riempie la gola. Si arrotola sinuosa su se stessa. Per aprirsi al centro e richiudersi alla fine. Come un'ostrica che, dopo aver offerto allo sguardo avido della pescatrice il suo perlaceo segreto. Si richiude nelle sue mani. Le si affida. Stringono un patto la pescatrice di perle e l'ostrica. Un patto già.
Tra noi non c'è stato un patto dichiarato. Non ce n'è stato bisogno. E' come se il sangue già battesse nelle nostre vene allo stesso ritmo.
Il corpo. Infinitamente saggio. Stupendamente folle. Nel suo riconoscere al di là di ogni ragionevole dubbio. Ciò che si è. Ciò che si vuole. Ciò che ci nutre. Nel profondo. Ho affinato negli anni l'istintiva capacità di ascoltare il mio corpo. La belva, che sempre alberga semiassopita in me, si alimenta di questa capacità. Ne è genesi e cibo. Sorrido adesso. All'immagine che si è formata nella mia mente.
Due belve. Amanti. Due fiere che si sbranano. Il dolore. Il dilaniarsi della carne. L'affondare degli artigli. Il gusto del sangue. In parte è stato questo. In te c'è molto di quello che io sono stata. Molto di quello che, nonostante tutta l'acqua passata sotto e sopra i miei ponti, ancora sono.
Ha smesso di essere un gioco? Ma non credo sia questa la domanda giusta. Probabilmente non lo è mai stato. Anzi. Sicuramente lo è sempre stato. Lo è tutt'ora. Solo che è un altro tipo di gioco. Altre carte. Altri tavoli. Altra posta. L'unica cosa che è cambiata è la consapevolezza dei giocatori.
Amanti è musicale. Sonora. Blues. Riverbera nei nervi. Fa contrarre a ritmo i muscoli. Rima i pensieri. Accorda i fiati. Per poi scivolare. Lento divenire. Armonico crescendo del desiderio. Voluttuoso bramare. Sinfonico fondersi di contrasti. Ancora.
Amanti. Le mie gambe avvolte intorno ai tuoi fianchi mentre ti cavalco. Amanti.
Il tuo corpo che copre il mio. Violento. Amanti. Segna la pelle. Marchia l'anima. Inebria. Amanti. Questo siamo adesso. Etimologicamente. Pienamente. Appassionatamente. Concretamente. Amanti.
Mayadesnuda